Oltre tremila albergatori, nel pieno rispetto delle norme anti-covid, si sono ritrovati lo scorso 13 ottobre al Palacongressi di Rimini in occasione di Hospitality Day, nell’edizione forse più importante di sempre. Ecco un piccolo resoconto dalle parole dell’ideatore e organizzatore dell’evento Mauro Santinato.

Non era scontato, non è stato facile, ma Hospitality Day si è svolto anche quest’anno. Con grande partecipazione e tanti segnali positivi da parte del settore, nonostante tutto. Ne parliamo con Mauro Santinato, presidente di Teamwork Hospitality e ideatore dell’evento.

Ciao Mauro, Hospitality Day ha compiuto il suo settimo anno. Che cosa è cambiato dalla prima edizione?
Tutto. Ancora mi ricordo il primo Hospitality Day, nella sala convegni del Grand Hotel di Rimini. Sembra incredibile, pensando a cosa sia diventato oggi questo evento.

Cosa è diventato?
Credo di poter dire che sia un evento di riferimento per molti albergatori e per molte aziende del settore ospitale. Ogni anno aumentano i partecipanti, ogni anno c’è un interesse e un coinvolgimento sempre maggiore. Incontrarsi e formarsi, di questo hanno bisogno gli operatori. E lo hanno dimostrato più che mai quest’anno, partecipando numerosi e coinvolti nonostante il periodo non esattamente roseo a causa del Covid-19.

A proposito di Covid-19, che ripercussioni avete avuto sull’evento e quali precauzioni avete preso?
Le ripercussioni sono state certamente sul numero dei partecipanti, non paragonabile a quello degli anni passati ma assolutamente al di sopra delle nostre aspettative. Ben tremila operatori sono arrivati da tutta Italia per prendere parte a Hospitality Day, e questa per noi è una grandissima soddisfazione. Per quanto riguarda le misure di sicurezza, sono state rispettate scrupolosamente – e devo dire senza il minimo problema – le norme anti-covid. Distanziamento, mascherine, entrate contingentate all’ingresso e nelle sale.

HOSPITALITY DAY 2020 – Palacongressi di Rimini, 13.10.2020 (Ph © Giorgio Salvatori)

La crisi ha colpito fortemente il settore dell’ospitalità. Come è stato possibile coinvolgere gli albergatori in un momento come questo?
Devo dire grazie ai relatori, prima di tutto, che quest’anno hanno avuto la più grande delle responsabilità: riuscire a coinvolgere e motivare persone che stanno vivendo perlopiù situazioni lavorative affatto rosee, persone piene di preoccupazioni per il futuro. Persone arrivate a Rimini per saperne di più ma anche per ritrovare quell’entusiasmo e quella motivazione che purtroppo in questo periodo sono venuti per forza di cose a mancare. Il rischio di deludere le loro aspettative quest’anno era più alto del solito e forse anche conprensibile. Invece no, a distanza di giorni ricevo ancora centinaia di messaggi che non solo si complimentano per la qualità degli speech ma, quel che è più importante, per la sferzata di energia che ne è stata tratta. Ed era esattamente quello che sognavo per questa edizione. Volevo che Hospitality Day desse un segnale forte a tutto il settore ospitale; lo ha dato fortissimo

Non c’è stato il forte rischio di insuccesso?
Rischio fortissimo. Soltanto dei pazzi avrebbero potuto investire in un evento del genere in questo momento, rischiando in prima persona in una manifestazione che è stata in forse fino all’ultimo secondo e che non era affatto scontato che decollasse. Invece no, tutte le mie aspettative sono state superate. E credo che sia molto bello poter dire io c’ero, io c’ero nel 2020, quando l’ospitalità italiana ha rialzato la testa. Purtroppo non possiamo sapere cosa succederà da ora in poi, ma credo che il 13 ottobre l’ospitalità italiana abbia dato un segnale davvero forte.

Quale messaggio credi che sia passato da questa edizione?
Che noi vogliamo lavorare e siamo capaci di farlo in sicurezza. Vogliamo tornare a fare quello che – chi in un modo, chi in un altro – sappiamo fare meglio: ospitalità.

HOSPITALITY DAY 2020 – Palacongressi di Rimini, 13.10.2020 (Ph © Giorgio Salvatori)

Quanto ha contato il contributo delle aziende presenti?
Direi che è stato fondamentale. Non biasimo chi ha preferito non rischiare, il momento è difficile per tutti. Ma le aziende che hanno scelto di crederci hanno dimostrato di essere guidate da imprenditori realmente appassionati al settore in un momento in cui era più semplice e meno rischioso stare a casa. Esserci, quindi, non è stato semplicemente avere uno spazio a un evento per far conoscere il proprio prodotto o servizio. Esserci stati quest’anno, essere lì presenti, ha significato dare più peso ai fatti che alle parole, ha dimostrato tutta la serietà e la concretezza dello spirito imprenditoriale di cui tutto il comparto ha bisogno. Posso dirlo? È stata anche una scelta etica, in un momento di tale immobilismo. Una speranza, un messaggio positivo in un momento così incerto.

Distanze e mascherine in un evento che ha l”incontrarsi” tra i suoi punti di forza. Non è venuto a mancare qualcosa?
Che ti devo dire? Se mi avessero pronosticato, anche solo un anno fa, che avrei organizzato un evento senza strette di mano, non ci avrei mai creduto. Un evento come Hospitality Day privato di quel gesto che suggella accordi, stima, fiducia. Eppure c’è stato molto di più: ci sono stati gli occhi increspati dai sorrisi sotto le mascherine, c’è stata la gioia di potersi incontrare dal vivo e la volontà da parte di tutti di essere parte di questa community proattiva e produttiva. Hospitality Day 2020 è stato più di un evento, è stato un vero manifesto del nostro settore

La situazione non si sta mettendo bene, di nuovo. Cosa prevedi per il futuro?
Io sono ottimista per natura. Noi abbiamo fatto e stiamo facendo tutto il possibile per dare un contributo positivo. A sperem c’la vaga tot ben.