Hospitality Design Conference in pillole.
Hospitality Design Conference, l’evento di approfondimento e networking, dedicato al design e al contract, del mondo dell’ospitalità. Se te lo sei perso, eccolo qui.
Organizzato da Teamwork Hospitality, società di consulenza e formazione alberghiera di Rimini, con il patrocinio di POLI.design, ADI e di LEMA come patron partner, si è svolto lo scorso 8 maggio, presso l’Hotel Melià di Milano, Hospitality Design Conference, un evento che ha confermato, ancora una volta, di essere un’occasione unica per scoprire come si muove il mercato del design e dell’hotellerie in Italia.
Il format, ormai consolidato, ha previsto seminari, tavole rotonde, approfondimenti sulla luxury experience e lo storytelling, che si sono alternati a momenti di formazione e di networking, per scoprire nuove idee e soluzioni per una progettazione e riqualificazione alberghiera sostenibile.
Più di 60 gli speaker che hanno presentato, nel corso dell’intera giornata, le proprie esperienze e opinioni sui temi caldi del mondo del design e dell’ospitalità. Ecco alcuni spunti interessanti.
Cominciamo dalle esperienze a confronto di committenti e progettisti di alberghi in Italia: Room Mate Palazzo dei Fiori di Venezia, 25hours San Paolino Firenze, Hotel Ferrara, di The Begin Hotels, in fase di ristrutturazione a opera di Nick Maltese Studio e che prenderà il nome di La Dimora, per continuare con Borgo dei Conti, in Umbria, raccontato dal titolare Carlo Babini e da Federico Spagnulo, di Spagnulo&Partners, Palazzo Tirso a Cagliari progettato dagli architetti di Studio Marco Piva con la committenza rappresentata da Antonio Puddu, di Gruppo Puddu Costruzioni e per finire Urban Hive di Milano in un confronto tra l’architetto Simona Quadri dello Studio Vudafieri-Saverino e la general manager Roberta Cau. Questo nuovo format, voluto e moderato da Laura Verdi, direttore di we:ll magazine, ha indagato le dinamiche che sottendono la progettazione di un hotel, dal brief della committenza, ai suggerimenti e alle interpretazioni dei progettisti, in un confronto aperto tra i player del progetto.
C’è una domanda sottesa o esplicita in tutti i racconti: ha ancora senso mantenere la classificazione con le stelle degli hotel, applicata ormai solo in Italia e in Spagna? Se è vero che ciò che veramente conta – ciò per cui l’Ospite in sostanza è disposto a pagare- è l’esperienza, allora la risposta è presto data.
Ma come si crea questa esperienza? Quanto conta il design, quanto il servizio, i servizi accessori e il racconto del territorio sul quale si incide? La risposta è una sola nelle parole di Gian Paolo Venier di Studio Otto, che ha realizzato l’interior di 25hours San Paolino di Firenze: attraverso un ottimo storytelling.
Nel caso dell’hotel fiorentino addirittura la Divina Commedia di Dante, sia pure nella scanzonata interpretazione di Studio Otto; nel caso di La Dimora, che nascerà dalla trasformazione dell’ Hotel Ferrara, di Begins Hotels, tutto ha una forte identità locale, dai bistrot ai dettagli nelle camere. Ma, sostengono Federico Pagetti e Nick Maltese – studio Nick Maltese, che stanno curando il progetto di interior dell’hotel ferrarese, ciò che va ricercato è l’effetto “cocoon con servizi. Appena entri in albergo devi sentirti di farne parte da sempre. Tutto deve essere sussurrato e non urlato. Scoprire ciò che si è perso dell’identità locale negli arredi, nei materiali, persino nel servizio” che deve essere attento e gentile; ecco in cosa consiste il lusso per lo studio Nick Maltese. Non più opulenza, ma emozione, sorpresa per l’inatteso.
E se diventa ormai “impossibile codificare il lusso che passa tutto dalla sensibilità degli architetti e designer”, come afferma Giorgio Visintin di MMA Projects, come ottenere un albergo che ne abbia le caratteristiche? “Attraverso l’innovazione che passa anche dalle modalità di progettazione” continua Visintin “nel Ritz Carlton Apartament Torre in Dubai, ad esempio, il cliente può ritagliare e brandizzare il proprio appartamento, mantenendo al massimo la propria privacy che, in questo contesto, rappresenta il lusso estremo”.
“Lasciando un segno tangibile nel territorio” è invece la risposta di Andreas Profanter di NOA per il quale l’innovazione passa anche da quello che si mette a disposizione del territorio che ci ospita, in una filosofia di architettura etica ed ecologica che rende un progetto durevole nel tempo. In questo modo si generano relazioni e si porta una ricchezza diffusa. Quello della restituzione al territorio è un concetto comune anche a MMA Projects che, anche nel caso del suo Mama Shelter Business Bay Dubai “hotel non hotel”, ha creato aree destinate alla comunità, per lo sviluppo della comunità stessa e per educare alla bellezza.
Un’attenzione particolare durante i lavori hanno rivestito gli interventi su due target specifici per i quali stanno nascendo nuove formule di turismo e di abitazione: la generazione Z e i senior. Per questi ultimi si mira a “mixare hospitality e senior living” come afferma Nicola Delvecchio, consulente di marketing e hotel strategist di Teamwork Hospitality, ”nei primi anni della terza età si vive con meno responsabilità e con più libertà. I senior desiderano continuare a sperimentare socialità, estetica, valori, viaggi, insomma un’alta qualità della vita“. Due esempi di senior hospitality per tutti Casa Barbara, in Francia e The Apsley oltreoceano, nell’upper west side di New York. Se il primo, più disinvolto e anticonformista, si rivolge a persone che amano sviluppare la convivialità e il divertimento, il secondo è invece più raffinato e mira a connettere i più anziani alla vita della comunità circostante con una forte componente culturale. The Apsley infatti si apre a conferenze, lezioni, workshop su diverse discipline artistiche e scientifiche.
Fondamentale per la Gen Z, non perdere tempo.
Diverso il discorso per la Gen Z, abituata alla moltitudine e a essere in continuo movimento. Per costoro fondamentale durante il viaggio, che parte dalla ricerca, è non perdere tempo. Grande attenzione viene data alla trasparenza e autenticità dei brand, che vengono scelti in base ai valori in cui rispecchiarsi, e alla possibilità di raccontare ad altri la propria esperienza. Per costoro il lusso sta nell’esclusività e unicità dell’esperienza, oltre che nella sua sostenibilità. In questo contesto flessibilità, accessibilità e sostenibilità appunto sono temi non negoziabili per i progettisti.
Come sta cambiando il design degli spazi destinati a questo target? Ci risponde Martina Pardo dello studio A designer at Heart, che da 6 anni lavora sul tema degli ostelli e studentati. “Per sapere cosa esattamente progettare e cosa offrire noi facciamo sondaggi, chiediamo direttamente al nostro target cosa desiderino e facciamo workshop dove dare feedback sull’esistente. Noi progettiamo luoghi che devono diventare casa, anche se lontano da casa, dove il fattore fondamentale è che siano accoglienti. Negli studentati, inoltre, è fondamentale creare delle micro comunità, per consentire ciò, oltre a limitare l’accesso agli estranei, scegliamo spesso di creare aree comuni per ciascun piano per una interazione a gruppi ristretti o organizziamo eventi specializzati su tematiche a valore aggiunto; non solo occasioni per bere insieme, per intenderci, ma un modo per dare il proprio contributo alla comunità.”
Questo target ha necessità di luoghi dove trovare “equilibrio, giusta distanza tra la comunità e la propria privacy, tra lo spazio del me e del we. Ripensare lo spazio garantendo entrambe le cose” è la ricetta vincente di Giovanni Franceschelli di Rizoma Architetture.
A chiusura di una ricchissima giornata si sono alternati sul palco della main hall i 14 studi di architettura che stanno partecipando al progetto MODE, eco mood hotel, il secondo hotel di Mauro Santinato e in fase di realizzazione a Rimini.
Il progetto, coordinato dall’architetto Laura F. Verdi, parte dalla riqualificazione dell’Hotel Arlesiana, nella zona di San Giuliano Mare nelle vicinanze del porto. Un hotel realmente orientato al green, fin dalla fase della progettazione che punta a essere sostenibile.
Ciascun progettista ha avuto la possibilità di studiare il proprio progetto interpretando alcuni concetti chiave, tra cui sperimentazione e innovazione. MODE vuole essere, infatti, un laboratorio reale di progetti per l’ospitalità, che coinvolge realtà differenti al fine di portare nuovi stimoli e idee, creando così una struttura eco sostenibile con un concept unico nel suo genere. In grado di provocare e ispirare.
”Se consapevolezza è la parola chiave del turismo odierno e futuro” – afferma Mauro Santinato, presidente di Teamwork Hospitality e ideatore del progetto – “MODE HOTEL è la risposta a questa richiesta: un hub di innovazione dell’eco-sostenibilità della progettazione e gestione alberghiera” con la volontà forte di dare nuova linfa al tessuto ricettivo riminese. Ma non solo.
Tags In
TAGS
CONTATTI
Redazione: redazione@wellmagazine.it
Advertising: advertising@wellmagazine.it
NEWSLETTER WE:LL
Ricevi i nuovi articoli pubblicati e gli aggiornamenti di we:ll magazine direttamente sulla tua email!