La formula Open house è il nuovo trend dell’accoglienza con offerte eterogenee, co-living e camere OOO. Giovanni Franceschelli, di Rizoma Architetture, ci racconta The Social Hub, i CX Turin, il CX Milan e il recente Jo&Joe a Roma, dove nulla è mai uguale a sé stesso.

Da quando ne abbiamo memoria, da quando abbiamo iniziato a viaggiare, ci ricordiamo di soggiorni brevi, di una notte o poco più, negli ostelli: dormitori a poco prezzo per giovani viaggiatori in vacanza. Bagni comuni e stanze con più letti, prevalentemente a castello. I letti a castello ci sono ancora ma il modello di accoglienza è cambiato. Ne parliamo con Giovanni Franceschelli, founder di Rizoma Architetture, studio di progettazione con sede a Bologna che ha progettato tra le più significative location che parlano ai nuovi travellers: The Student Hotel a Firenze – ora The Social Hub – i CX a Torino e Milano, il primo Jo&Joe in Italia, a Roma.

Giovanni Franceschelli, founder di Rizoma Architetture.

we. Scegliere un ostello, oggi, non significa più soggiornare in una struttura che ti offre solo la possibilità di dormire a condizioni economiche interessanti, ma si aprono nuove esperienze. Raccontaci questa evoluzione.

L’ostello, come l’abbiamo conosciuto noi, con camere dormitorio da 4 a 12 posti letti e oltre, non è più considerata una formula vincente e alcune catene internazionali hanno dovuto rinnovare l’offerta. Per esempio introducendo negli ostelli i servizi [co-working, aree meeting, food & beverage] e aprendoli anche alla città e non solo agli ospiti della struttura. Questo rappresenta un cambio di passo che interessa tutto il mondo dell’ospitalità. Non esistono più categorie di accoglienza rigide ma strutture sempre più ibride con un’offerta di servizi che si rivolge a chiunque, 18enni, 70enni – perché no? – che vogliono usufruire di un’ospitalità informale, interessati a nuove esperienze ed entrare in contatto con i cittadini e con il quartiere. E questa è proprio la leva vincente per il cambiamento della formula: l’apertura alla città.

L’apertura alla città è la leva vincente della nuova accoglienza.

The Social Hub a Firenze.

we. Tra le prime formule di questa ospitalità rivisitata ci sono sicuramente le proposte del brand The Student Hotel, oggi The Social Hub, di cui Rizoma Architetture ha studiato la location di Firenze. Qual è stato il brief da parte della committenza?

The Student Hotel non è mai stato interpretato dai fondatori come un ostello ma come una forma ibrida di ospitalità rivolta sia agli ospiti stanziali che a quelli temporanei, per soggiorni short stay e long stay. Quindi The Student Hotel non è mai stato un hotel né un ostello e neanche uno studentato ma tutte queste tre cose insieme, combinando un’offerta eterogenea, anche in termini di prezzo delle camere. 10 anni fa il primo The Student, aperto ad Amsterdam, è stata una formula veramente rivoluzionaria, accolta molto bene dai turisti, dagli studenti e dai cittadini. Una struttura che ospitava al suo interno spazi per meeting formali, informali, aree co-working, eventi culturali, di arte e di design. Il tutto aperto alla città.

we. Un format molto copiato, tanto che ha avuto bisogno di una ulteriore rivisitazione.

Esatto, proprio perché così copiato un anno e mezzo fa The Student Hotel diventa The Social Hub che rappresenta una ulteriore innovazione del format volta all’amplificazione degli spazi co-living. Esce definitivamente dai parametri tradizionali e si rivolge a un pubblico un po’ più maturo, internazionale, che per motivi di studio o lavoro ha bisogno di avere la disponibilità di camere ben equipaggiate o di micro living che sfruttano i servizi comuni. La differenza con The Student è che ora The Social Hub risponde alla nuova richiesta di case temporanee da parte di giovani tra i 20 e 35 anni che, per attitudine, intraprendenza e per business, si spostano. Vedi per esempio il fenomeno del nomadismo digitale.

Una Family Double al CX Turin Regina.

we. E cosa mi dici degli apart hotel?

L’apart hotel è una formula direi superata, basata più sul concetto di appartamento tradizionale per soggiorni medio lunghi mentre il futuro sarà l’ospitalità ibrida e il co-living. Quando parliamo di ospitalità ibrida, pensiamo a un mix di offerta basata su camere o micro living adatti a soggiorni di una notte ma anche long stay, strutture non tradizionali dove per esempio poter organizzare anche meeting informali di lavoro.

Il futuro? Ospitalità ibrida e co-living.

Sopra e sotto, interni del CX Turin Regina.

we. State collaborando con il brand CX, con il quale avete progettato le due strutture di Torino e quella in zona Bicocca a Milano.

CX è una realtà italiana che si occupa prevalentemente di student house con un’offerta che si rivolge a un pubblico ancora più giovane, tra i 18 e i 25 anni, rispetto a The Social Hub, dove gli studenti sono il 90 per cento dell’utenza. Ma, rispetto alle due strutture di Torino, quella di Milano rappresenta già un’offerta più ibrida che rispecchierà anche le nuove aperture di Trieste e Bologna. L’idea è quella di differenziare l’offerta e introdurre fino al 20, 30 per cento di ospiti di una fascia differente rispetto a quella degli studenti. Queste strutture sono caratterizzate da ampi spazi comuni, aperti alla città, che si prestano a eventi e attività temporanee. Quindi l’ampliamento dell’utenza può essere legata anche a queste attività e a ospiti che hanno bisogno di una ricettività per soggiorni short stay.

CX Milan | Bicocca.

we. Raccontaci della vostra esperienza con Jo&Joe e in particolare della nuova location appena aperta a Roma.

È stata una grande opportunità lavorare con Accor, multinazionale francese con più di 50 brand, di cui Jo&Joe fa parte. E le loro location rappresentano esattamente ciò di cui stiamo parlando. In particolare il Jo&Joe di Roma non è un hotel, non è un ostello ma è una open house, una struttura pensata per i traveller ma anche per i townster, i residenti in città che necessitano di spazi di lavoro e soggiorno anche day use. Abbiamo organizzato le aree dedicate ai servizi intorno a una corte centrale, secondo una tipologia che ricorda la domus romana, l’archetipo del palazzo storico italiano. C’è una zona dedicata al food&beverage, chiamato The Club, uno spazio flessibile che si può trasformare in area meeting, ma ci sono anche spazi per eventi per i quali è richiesta una maggiore privacy. Anche la corte centrale è pensata come area a destinazione intercambiabile. Sono tutti spazi affittabili, aperti tutto l’anno e che devono generare revenue.

Spazi multifunzione al Jo&Joe di Roma.

we. Per il Jo&Joe sono stati pensati nuovi format come, per esempio, le camere OOO.

Il Jo&Joe nasce come un ostello, con camere da 4 fino a 10 persone ma ora sono state introdotte camere doppie, le twin, e anche le OOO, le camere Out Of Ordinary. Nella location di Roma ce ne sono due, che rispondono alle esigenze di un turismo bleisure, per ospiti che hanno bisogno di un luogo per dormire ma anche per lavorare e organizzare meeting informali. Sono mini appartamenti, uno anche con terrazza dove poter organizzare aperitivi e cene bleisure.

Una OOO al Jo&Joe di Roma.

we. Come il design, e quindi Rizoma Architetture, interpreta queste nuove forme di accoglienza emergente?

Il tema ricorrente in questo tipo di progetti è la necessità di spazi flessibili. La flessibilità è un imperativo categorico. Quindi pensare a un layout funzionale rigido e a un interior design e a un design iconici è una formula sbagliata. Il nostro approccio è quello di pensare a come questi spazi vengono usati quotidianamente nel corso della giornata. Aree dove si fanno meeting devono essere trasformate velocemente in aree colazioni e viceversa, la pizzeria deve cambiare volto in un attimo e trasformarsi in area co-working.

Il design deve essere semplice, funzionale, flessibile.

Quindi progettiamo spazi facilmente modificabili. Il design deve essere semplice, funzionale e flessibile, non rinunciando a intercettare un gusto trasversale. Non deve ostentare lusso, ma il lusso diventa usare bene i materiali, facendo attenzione anche all’economicità degli stessi. Inoltre, oggi, una delle priorità della progettazione è l’utilizzo di materiali riciclati e facilmente riciclabili soprattutto per questo tipo di accoglienza che si rivolge a un pubblico giovane. I giovani amano la sostenibilità [per fortuna] e preferiscono strutture che danno messaggi forti in questo senso.

Camera a più letti al Jo&Joe di Roma.

we. I vostri progetti sono accomunati dall’uso del colore.

È sicuramente un elemento di riconoscibilità che proviene dal nostro background progettuale, ma è anche legato alla progettualità italiana degli Anni ’70 e ’80, pensiamo ai movimenti del Radical Design e a Memphis, per citarne due. E poi, lasciamelo dire, una parete bianca o una colorata costano uguale. Il colore non costa nulla e diventa anche una strategia per rispettare i budget.

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In apertura CX Milan | Bicocca.