Tipico dei locali di alta ristorazione, il menu senza prezzi periodicamente viene messo sotto la lente d’ingrandimento dei media a causa delle recriminazioni dell’ultim’ora da parte di chi si sente offeso da tale pratica. Ma si tratta di uno strumento totalmente obsoleto o esistono ancora modalità utili e intelligenti di utilizzarlo?

Tornato recentemente agli onori delle cronache a causa della ciclica indignazione di qualche straniera giornalista/influencer/moglie di, il menu senza prezzi – o menu rosa, ladies menu, menu di cortesia, blind menu – sembra essere diventato uno strumento obsoleto e senza alcuna ragione di esistere.

Che uno strumento di comunicazione possa passare di moda e non essere più adeguato ai tempi è normale e comprensibile. Da qui a urlare al sessismo e alla discriminazione, però, ce ne passa. Qualsiasi significante – anche un banale pezzo di carta – può veicolare qualsiasi significato, a seconda del contesto. E se consegnare il menu senza prezzo direttamente alla parte femminile del tavolo può apparire desueto e frutto di un retaggio socio-culturale figlio del patriarcato, va anche detto che prima di scagliare anatemi sarebbe utile comprendere le ragioni di un gesto piuttosto usuale nel mondo dell’alta ristorazione

Facciamo quindi un passo indietro e cerchiamo di capire il vero senso di questo strumento.

Non è una questione di soldi.

Non deve essere considerato discriminatorio né mortificante. Tutt’altro. Il messaggio del menu senza prezzo non è certo quello di mettere il commensale in una posizione di inferiorità. Al contrario, l’obiettivo finale è proprio quello di mettere l’ospite a proprio agio affinché – consapevole che la cena gli sarà offerta – possa ordinare con serenità e senza farsi influenzare dai prezzi delle pietanze. Questo è il motivo per cui è molto più frequente trovare il menu di cortesia in un ristorante stellato piuttosto che in una pizzeria. Il gesto in sé sarebbe molto elegante, anche nell’ottica di non voler far sapere al nostro ospite [o ai nostri ospiti] l’entità della spesa. Per lo stesso motivo per cui siamo soliti togliere il prezzo da un oggetto destinato a essere regalato.

È una questione di stile.

Perché, allora, prendersela tanto, tanto più che i prezzi delle pietanze di ogni locale si possono reperire facilmente sul web? Perché nel proporre questo tipo di soluzione vengono commessi troppi errori. Innanzitutto, perché consegnarlo automaticamente alle donne? Più che un problema di sessismo, il problema è il rischio di mettere in imbarazzo i commensali, uomini compresi. Non è infatti detto che sia l’uomo a voler pagare la cena e potrebbero crearsi equivoci o situazioni spiacevoli che andrebbero a compromettere l’intera esperienza. Si pone poi un’altra questione: come comportarsi con una coppia di gay o lesbiche? E con una coppia di amici? La cortesia vale soltanto per le coppie? Se sì, solo per le coppie etero? L’etichetta non è mai un dettaglio, men che meno in un ristorante percepito come elegante e di alto livello.

In definitiva, può essere davvero utile oppure no?

La risposta è sì. Perché se voglio offrire una cena a qualcuno è buona pratica non sbattere in faccia il prezzo e metterlo a proprio agio e non nella condizione di evitare di ordinare piatti percepiti come troppo costosi. Ed è apprezzabile che un ristorante offra questa opportunità. A patto di:

  • Accordarsi al momento della prenotazione con chi riserva il tavolo
  • Non prendere iniziative senza aver ricevuto indicazioni
  • Non dar niente per scontato. Mai.

Così facendo, da una parte nessuno potrà lamentarsi – in quanto iniziativa di chi offre la cena e non del ristorante – e dall’altra si offrirà un’attenzione in più ai clienti al momento della prenotazione, dando loro la possibilità, se lo ritengono opportuno, di compiere un gesto elegante nei confronti dei propri ospiti. Altro che indignazione.