Inneggia al muro, sì, ma come è oggi dopo più di trent’anni dalla caduta, il brand Locke che apre la sua prima proprietà a Berlino. 176 monolocali con angolo cottura progettati da Grzywinski+Pons. “Il muro oggi? Una calamita di interazione alla quale ci siamo ispirati per il nostro progetto”.

La East Side Gallery, un tratto di ben 1,3 km del muro di Berlino, è la più lunga galleria d’arte all’aperto al mondo. Ospita oltre cento dipinti murali originali, tra cui il famosissimo Mortal Kiss di Dmitri Vrubel, che raffigura il bacio fra Leonid Breznev ed Erich Honecker del 1979, all’epoca rispettivamente presidenti dell’Unione Sovietica e della Germania dell’Est.

È qui, nel cuore di uno dei memoriali più celebri al mondo, che il marchio Locke ha aperto la sua prima proprietà a Berlino e la terza in Germania.

Dopo la prima apertura nel 2016, Locke si è espanso fino a includere quattordici strutture nel Regno Unito e nell’Europa continentale, coinvolgendo nomi emergenti della progettazione votata all’ospitalità come lo studio Holloway Li per l’hotel di Monaco di Baviera e per una delle proprietà a Londra.

Il progetto, curatissimo, degli interni berlinesi è invece firmato da Grzywinski+Pons, lo studio con sede a New York guidato da Matthew Grzywinski e Amador Pons, già artefice del Leman Locke London e dell’Eden Locke Edinburgh.

Matthew Grzywinski, in riferimento al carico emotivo della East Side Gallery, ha spiegato: “È difficile non commuoversi davanti a questa inversione. La stessa struttura costruita per dividere è ora una calamita per l’interazione e l’espressione. Quale migliore ispirazione per guidare le nostre ricerche architettoniche? Il muro di Berlino oggi, sia come memoriale sia come bene culturale, è l’edificazione fisica di un cambiamento di paradigma globale. Il suo potere è incentrato sull’intersezione, non sull’esclusione”.

Con l’obiettivo di creare un luogo conviviale all’interno di un contesto così storicamente denso, lo studio ha immaginato l’hotel come uno spazio liminale, un luogo di scambio, un crocevia di idee ed esperienze. Il progetto è stato infatti concepito come una serie di soglie che interrogano la tensione tra pubblico e privato, residenti e ospiti, arte e commercio, città e fiume.

Locke at East Side Gallery dispone di 176 monolocali dotati di angolo cottura e zona soggiorno, oltre a spazi di co-working, una caffetteria, un bar e il ristorante ANIMA guidato dallo chef Andrea Iannicella, dove ascoltare vinili e musica dal vivo. La struttura ospita anche un ambiente flessibile per riunioni ed eventi che comprende una terrazza panoramica con viste sullo skyline della città e sul fiume Sprea, nonché una palestra all’ottavo piano.

Il piano terra, che comprende la maggior parte degli spazi pubblici della struttura, serve anche a collegare la strada con il fiume attraverso un’apertura nel muro di Berlino. Si è scelto di mantenere questa connessione sia attraverso una linearità visiva sia accentuando il carattere pubblico di questi spazi dove sono stati predisposti la caffetteria, il bar, la reception, la lounge e il co-working.

I progettisti hanno trattato questi ambienti come un microcosmo della stessa Berlino. Non ci sono restrizioni alla visibilità, all’accesso o alla circolazione e l’intero livello si presenta come un insieme leggibile. Muri non continui sono utilizzati come elementi compositivi, che creano “quartieri” impliciti nello spazio. Quanto più granulare è il dettaglio, tanto più espressivo.

I progettisti hanno stabilito un punto di riferimento orizzontale, utilizzando pareti a mezza altezza e tende per organizzare delicatamente la volumetria. Legno, pietra anticata, onice, piastrelle marocchine e intonaco sono i principali materiali di queste scansioni spaziali.

L’ultimo degli strati progettuali è il più cromatico ed esuberante, a partire dai tappeti a pelo lungo color salvia, i paraventi in rattan, la tappezzeria in ultrasuede e le ceramiche rustiche. La vegetazione fuoriesce dalle fioriere e scende a cascata dal soffitto. L’arredamento comprende una tavolozza ampia ma coesa di legno, tessuto, corda e pietra, mentre l’illuminazione morbida favorisce intimità, pur nell’ampio spazio.

Infine, è stata ideata una serie di totem scultorei posizionati ovunque a richiamare le oltre trecento torri di guardia BT-6 sparse lungo il muro da cui i soldati un tempo sorvegliavano il confine interno tedesco. Queste fortificazioni erano parte integrante della missione repressiva del muro di Berlino. Anche Grzywinski+Pons, così come è sempre stato fatto dalla East Side Gallery, utilizza qui l’arte e la creatività per ripudiare un’eredità violenta e tramutarla in pura espressione estetica.

Ogni appartamento combina sofisticati toni neutri, texture naturali e cemento grezzo con tocchi di colore giocosi. Anche qui, nel design delle camere, è stato esplorato il concetto di spazio liminale. Le soglie sono spesso associate al movimento, allo scambio e all’effimero, qualità apparentemente in contrasto con la creazione di uno spazio tranquillo. Questa dialettica, tuttavia, alla fine ha supportato la volontà progettuale di imprimere un forte senso di privacy, comfort e serenità negli alloggi degli ospiti.

All’interno delle stanze, la metafora del muro come soglia è rappresentata da una parete multifunzione in legno che diventa armadio e comodino, nasconde gli impianti, contiene una cucina e un bagno e incapsula l’uscita verso il corridoio. Un pannello scorrevole all’interno della parete, realizzato in vetro ispirandosi alla superficie del vicino fiume Sprea, funge da divisorio per il bagno.

Come per gli spazi sociali, anche all’interno delle camere degli ospiti è stata seguita una gerarchia di materiali. Pareti e soffitti sono in cemento strutturale a vista, ammorbidito con una finitura polverosa. I pavimenti in legno raschiato a mano completano l’insieme della parete-soglia composto da legno e vetro strutturato. La cucina, vellutata e ultra-opaca, così come le tappezzerie e le tende, è totalmente coerente con il cemento, in modo che la dissonanza tra duro e morbido sia offuscata dalla congruenza e neutralità di ogni scelta compositiva e materica. Grzywinski+Pons ha progettato anche tutti i mobili delle stanze puntando su un uso calibrato di colori e calore.

Infine, il marchio di moda locale Fade Out Label ha fornito le uniformi alla squadra dell’hotel realizzate con materiali di recupero in collaborazione con l’artista Mirta Domacinovic: una collezione di uniformi che evoca simboli di speranza, nuovi inizi e la resilienza di Berlino come città sempre pronta a voltare pagina.

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ph. Nicholas Worley.