I robot nell’ospitalità: minaccia o opportunità?
Robot negli hotel nei panni dei ruoli di cameriere, concierge e receptionist: no, non è un alternativo concetto futuristico di ospitalità, ma la fotografia di una realtà in evoluzione, anche in Italia.
Sembrava impossibile e invece anche in Italia si iniziano a intravedere nei ristoranti e negli alberghi i cosiddetti robot di servizio, ovvero macchine progettate per coadiuvare il lavoro dei loro colleghi umani. D’altronde molti imprenditori, sempre più schiacciati da inflazione, aumento del costo del lavoro e carenza di manodopera, sono stati costretti a cercare soluzioni diverse per sopperire all’emergenza candidati e dare continuità al servizio.
Cosa fanno esattamente i robot di servizio e come vengono impiegati?
Quelli più avanzati possono prendere le ordinazioni, spostarsi in modo autonomo verso la cucina, prelevare le pietanze e consegnarle al tavolo; finita la consumazione, possono caricare piatti, posate e bicchieri sporchi per riportarli al personale incaricato della pulizia.
I robot camerieri sono di vario tipo: possono avere una forma umanoide ed essere dotati di uno schermo o di una interfaccia vocale, integrando un assistente AI. Ovviamente sono equipaggiati con videocamere e sensori IoT che consentono di mappare in tempo reale gli ambienti nei quali si muovono fluidamente e di rilevare eventuali ostacoli, evitando così di urtare oggetti o persone.
Quindi la domanda è: i tempi sono maturi per adottare un robot per il servizio ai tavoli oppure è pura fantascienza?
Partiamo dai vantaggi che offrono: dal punto di vista economico un robot cameriere rispetto al costo della forza lavoro umana è più conveniente: in media oggi l’investimento è di 18.000 euro ma ormai è sempre più frequente il noleggio e il comodato in uso che comprende anche la manutenzione.
Inoltre assicura una maggiore efficienza poiché è in grado di trasportare più carico in un solo viaggio e non è soggetto a stress, affaticamento o malattia.
Al tempo stesso libera il personale umano da incombenze meno importanti, così da dare la possibilità di dedicarsi a un numero maggiore di tavoli e clienti, aumentando la gratificazione e il volume di affari dell’azienda.
Tra gli svantaggi più evidenti invece, troviamo una certa reticenza da parte dei lavoratori, specialmente nelle categorie meno qualificate, che vedono i robot come temibili concorrenti più che come un supporto utile ai loro doveri quotidiani.
Lato cliente poi, l’interazione non sempre è positiva, specie quando la macchina – se non è ben impostata o programmata – porta a errori ed eventuali inefficienze operative.
Certo è che da questo punto di vista il cameriere umano resta ancora insostituibile. La comunicazione infatti è ad appannaggio degli esseri umani, capaci di comprendere l’extra verbale e le sfumature emotive.
Non dimentichiamo che flessibilità, empatia e capacità di interpretazione sono necessari per ottenere un servizio di qualità.
Concludendo possiamo dire che i robot fanno ormai parte di un processo di trasformazione più ampio del contesto lavorativo generale, caratterizzato dal progresso dell’automazione e della tecnologia AI. Un fenomeno globale, inarrestabile e a quanto pare inevitabile.
Se indubbiamente i robot camerieri costituiscono una innovazione in grado incrementare la produttività e aumentare l’efficienza delle attività, le aziende devono comunque ricordare che nell’ospitalità tutto deve essere impostato per soddisfare clienti e collaboratori.
Coscienti che oggi non si va più in un hotel “per dormire” o al ristorante “per mangiare” ma per trascorrere un momento speciale o un’esperienza memorabile, umani e robot possono convivere serenamente a patto di rispettare questi importanti criteri.
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In apertura, ph. Pavel Danilyuk, Pexels.
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