“È difficile crederci, ma ogni cocktail è un incantesimo, ti aspetti sempre che dalla lampada magica tenuta fra le mani scaturisca qualcosa di inaspettato”.

Si tratta di un romanzo in dodici episodi: la voce narrante del barman di un lussuoso albergo di montagna ripercorre, a fine stagione, le storie confidate dai suoi clienti e in un certo senso affidate ai cocktail da lui preparati. Dodici racconti, quindi, e insieme dodici verità personali, dodici cocktail sapientemente preparati da chi non solo sa dosare e mixare gli ingredienti [l’autrice si è avvalsa della consulenza di un rinomato barman di Praga] ma da chi sa intuire i gusti e la personalità del prossimo, facendosi specchio di un’umanità varia e originale.

Questo libro è dedicato a tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno sentito l’impulso di confidarsi con uno sconosciuto. Se poi lo abbiano fatto davvero è irrilevante. Più che con uno sconosciuto avevano bisogno di parlare con se stessi. E un barman può essere lo specchio che stavano cercando.

L’atmosfera vellutata del bar di un grande albergo in montagna fa da cornice ai ricordi del barman: la stagione sta finendo e lui ripensa a dodici clienti seduti al suo bancone. Ognuno di loro gli ha chiesto un cocktail diverso e raccontato una storia: un archeologo la scoperta della terra misteriosa finora oggetto di sole congetture, un giornalista la notizia sconvolgente che sta per pubblicare, un campione sportivo il motivo del suo ritiro e così via.

Un albergo importante è come un grande teatro. Sulla scena si vede il frutto di un’enorme, complessa gestazione ripetuta a ogni alzata di sipario.

Caratterizzati da una scrittura icastica e leggera, quasi cinematografica, i dodici episodi che compongono il romanzo – e che prendono nome di volta in volta dal cocktail servito, dall’Old Fashioned al Bloody Mary – costituiscono dodici verità personali, raccolte e custodite da una figura misteriosa e senza nome: la voce narrante del barman si fa specchio dei segreti, delle debolezze e dei sogni che affiorano davanti al bicchiere.

ph. Luigi Zucca

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Foto di anteprima courtesy of LuganoDante.

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