Dalla vendita di vino sfuso negli anni ‘80 a un’azienda ecosostenibile da 7 milioni di bottiglie: questo è il percorso della cantina Pizzolato, a pochi chilometri da Treviso. Un’anima green in vigna, tra verde, pace e biodiversità.

È opera di Settimo Pizzolato, ultima generazione di una famiglia di viticoltori, la rivoluzione che ha caratterizzato Cantina Pizzolato, orientando la produzione verso l’imbottigliamento con la propria etichetta e, soprattutto, il biologico. Nel 1991 la cantina ottenne la prima certificazione bio: un’anima green che non ha più abbandonato. Nel frattempo, gli ettari di proprietà sono diventati 85 e producono vini biologici, ma anche vegani e senza solfiti aggiunti, tra spumanti, principalmente Prosecco, e vini fermi, sia bianchi che rossi.

Nel corso di 4 decenni, la cura e il rispetto per l’ambiente hanno coinvolto l’intero processo produttivo, dalla vigna alla produzione, fino al progetto della nuova cantina del 2016 realizzata dallo studio trevigiano di architettura MADE associati con materiali naturali, pannelli fotovoltaici e riciclo delle acque. Lo spirito sostenibile è stato inserito anche nel packaging con l’utilizzo di bottiglie in vetro riciclato o leggero, tappi in sughero, etichette in carta proveniente dagli scarti della lavorazione del cotone o delle vinacce e cartoni da imballo in carta riciclata. La libellula posta sulle etichette di alcuni nuovi vini è l’emblema di un ambiente pulito, senza chimica e ricco in biodiversità.

La cantina ha due anime: una antica, l’affascinante villa cinquecentesca, dalle tipiche arcate e portici, forse originariamente un convento e di proprietà della famiglia Pizzolato, dove agli inizi avveniva la vinificazione e da dove tutto è partito, e la nuova cantina del 2016. Quest’ultima è il risultato di un processo di costruzioni realizzate in periodi diversi e secondo le esigenze di sviluppo aziendale: ai primi capannoni costruiti adiacenti alla villa, affacciati sui vigneti e dedicati alla produzione e imbottigliamento, nel 2016 si è aggiunta una nuova struttura con gli uffici, il wine shop, la barricaia e il laboratorio, rivolti verso l’accesso principale, facilmente raggiungibili dal vasto pubblico di wine lover. Per riunire tutte le strutture e le funzioni dando un’unica forma e anima alla cantina, le costruzioni sono state avvolte in una “pelle” uniforme, un involucro edilizio composto da un fitto sistema di listoni verticali in legno di faggio. La verticalità degli elementi e la loro distanza danno un bel ritmo alla facciata, permettendo un gioco di trasparenze con le aperture e gli elementi sottostanti.

L’uso sapiente del faggio come materia viva, lasciato libero nel processo naturale di ‘argentatura’ a contatto con gli agenti atmosferici, e i toni caldi dell’acciaio ossidato Corten sono parti di un dialogo che esprime il concetto “del divenire”, del valore del tempo che passa. Il legno utilizzato, certificato Pefc (associazione senza fini di lucro che promuove la gestione sostenibile delle foreste), arriva dalla vicina foresta del Cansiglio e più precisamente dal materiale di recupero dei tagli boschivi della zona.  Il fascino tattile di questi due materiali, assieme al vetro, e le cromie diverse secondo la luce del giorno e delle stagioni offrono allo sguardo una combinazione armonica e rispettosa tra l’edificio e l’ambiente che lo circonda. Così, seppur di grande superficie, la cantina non risulta invasiva ma perfettamente integrata nel paesaggio circostante.

Ai visitatori è possibile seguire tutte le fasi di produzione del vino dall’alto, senza intralciare il lavoro in cantina, grazie a una passerella esterna che è anche una galleria espositiva: alle pareti sono appesi documenti originali, immagini e testi che descrivono le varie tappe degli ultimi quarant’anni di storia familiare e aziendale.

Una grande pedana esterna al piano terra, utilizzata per momenti di convivialità ed eventi aziendali, permette l’accesso all’interno del wine shop dove è possibile entrare a contatto con i progetti green della cantina, degustare e acquistare la produzione Pizzolato ma anche intrattenersi all’interno di un ambiente caldo e accogliente.

In un accesso adiacente si entra nella reception che porta agli uffici del piano primo: l’ambiente di lavoro è un grande open space attraversato da un corridoio che termina, all’inizio e alla fine, con grandi vetrate e due terrazze: un libero cono visivo che permette di vedere, da un lato, la villa cinquecentesca, il passato, e, dalla parte opposta, uno splendido affaccio sui vigneti, il futuro. In mezzo vi è il lavoro di un team che collabora senza barriere al successo di un’azienda.

Scendendo una rampa di scale, si trova una accogliente sala di degustazione realizzata con uso predominante di legno di faggio al naturale e la bottaia dove viene custodito l’eccellente Malanotte del Piave DOCG dal vitigno Raboso, tipico della zona.