Il naming per l’hotel è diventato negli anni sempre più importante, soprattutto dopo l’avvento del digitale e dei social. Per farsi ricordare, comunicare il proprio brand e differenziarsi. Eppure ancora tante strutture continuano a commettere errori grossolani. Vediamo insieme quali e come risolverli.

Avete mai fatto un giro in zone ad alta densità alberghiera? Se sì, vi siete mai soffermati a leggere i nomi degli alberghi? Se intendete farlo, vi consiglio di prepararvi, perché spesso si tratta di ingressi in mondi paralleli nei quali potreste rimanere intrappolati come sotto l’effetto di un bad trip. Tant’è, in certe località capita di imbattersi in nomi di hotel completamente fuori contesto, ripetitivi e privi di personalità quando va bene. Quando va male, ridicoli e altisonanti. Ogni volta che mi capita di proporre a degli albergatori di cambiare il nome dell’hotel, queste sono le risposte che ricevo con maggiore frequenza:

Eh, ma è il nome della povera bisnonna Mariuccia!
Vi svelo un segreto: i morti non si offendono e soprattutto non si interessano ai nomi degli alberghi. O, almeno, fino a prova contraria.

Eh, ma è sempre stato questo, i clienti ci sono affezionati!
Ah sì? Eppure in quarantadue anni di vita non ho mai sentito qualcuno abbandonare un hotel a causa del cambio del nome

Eh, ma poi mi tocca cambiare l’insegna!
È lì dal 1945, magari sarebbe anche ora, no? Che di cimeli di guerra sono pieni i musei.

Scherzi a parte, il naming dell’hotel è più importante di quanto si creda, e non soltanto per una questione di branding. Certo, il nome contribuisce a conferire personalità all’hotel, a classificarlo e a renderlo immediatamente riconoscibile. Ci sono però anche degli aspetti più pratici da considerare. Vediamoli insieme.

L’OMONIMIA

  1. Europa
  2. Belvedere
  3. Eden
  4. Bellavista
  5. Garden
  6. Aurora
  7. Miramonti
  8. Centrale
  9. Miramare
  10. Cristallo

No, non stiamo dando i numeri. Questa è la classifica, stilata da Trivago, dei nomi più utilizzati per gli hotel in Italia. Bene, se questo prima dell’avvento del digitale non era un grosso problema – a parte rendere anonima la struttura, ovviamente – adesso lo è. Ecco alcuni motivi per cui l’omonimia non ti conviene:

PER GLI HASHTAG

Sai quanto gli hashtag siano importanti per essere trovati su Instagram e, soprattutto, per fare in modo che gli ospiti condividano contenuti interessanti riguardo alla struttura, facendoti così la pubblicità migliore del mondo. Ecco, con un nome originale sarà molto più facile trovare un hashtag unico e accattivante ed evitare di essere confusi con altre strutture o di doverlo allungare troppo aggiungendo location e caratteristiche che lo rendono inutilizzabile dai clienti.

PER L’ADVERTISING

Un brand name forte, indubbiamente, non rischia di venire confuso con un altro hotel. Voi direte: eh, ma se un utente cerca un hotel in una determinata location, non farà fatica a trovare quello che realmente sta cercando! Purtroppo non è del tutto vero. Innanzitutto nei territori ad alta competitività non è raro trovare più hotel con lo stesso nome. In secondo luogo, l’obiettivo dell’advertising è quello di farsi trovare con la massima facilità agevolando la ricerca. Cosa che con un nome originale sarà molto più semplice.

PER LA SEO

A questo proposito, credo ci sia davvero poco da aggiungere. Un nome unico si presta a essere trovato con maggiore facilità anche attraverso operazioni volte a implementare il posizionamento organico – le attività seo, appunto. Non basta questo però, eh. Non montatevi la testa.

PER LA REPUTAZIONE

Quante volte mi è capitato di dover contattare una delle tante piattaforme di online reviews per far cancellare opinioni condivise dagli ospiti…riferite alla struttura sbagliata! Ammesso e non concesso che il cliente abbia sempre ragione, date retta a me: non sopravvalutate mai l’intelligenza del genere umano. Già è tanto difficile farsi lasciare buone recensioni, perché rischiare di regalarle a un omonimo o, peggio, prendersi le brutture al suo posto? Il mondo è brutto, cerchiamo di tutelarci.

LA CONFUSIONE

Un nome genera aspettative. Un nome orienta la ricerca. Un nome anticipa la tipologia di esperienza. Un nome può anche, da solo, selezionare il target desiderato. Eppure questi aspetti vengono troppo spesso sottovalutati. Qualche esempio?

I NOMI GEOGRAFICI
Hotel Firenze. E si trova a Roma. Hotel Bologna. E si trova a Torino. Hotel Portofino. E si trova a Grottaferrata. Hotel Monte Bianco. E si trova sulla spiaggia. Fino al temutissimo Hotel California, che magari è alla periferia industriale di Abbiate Grasso, o non esattamente in un lovely place. Perché? Ho provato negli anni a darmi delle risposte senza alcun successo. Probabilmente è vero quello che dice il Poeta: La risposta è dentro di te. E però è sbagliata!

I NOMI ALTISONANTI
Li chiamano Excelsior, Deluxe, Prestige, Rex, King, Palace. E poi hanno la moquette in bagno, le docce senza box e l’ultima innovazione apportata risale all’introduzione della possibilità di usare il telecomando in camera.

I NOMI DI DESTINAZIONI PARADISIACHE
Stessa cosa per quanto riguarda i nomi di destinazioni paradisiache. Maldive, Acapulco, Hawaii, Paradise. E poi sono sotto il cavalcavia della tangenziale. Quando va bene. Come ridefinire il concetto di aspettativa disattesa.

COME SCEGLIERE IL NOME GIUSTO?

Premesso che non esiste un nome giusto, ma esiste il nome più adatto alla proposta ospitale che si intende offrire, sicuramente l’originalità è, come detto, alla base di tutto. Unico, originale, riconoscibile, attraente e facile da ricordare. Se la proposta dell’hotel è particolarmente legata al territorio, non escludere di citarlo nel nome o nel payoff. In generale, andrebbe soprattutto valorizzata la Unique Selling Proposition della struttura. Il vostro punto di forza è la spa? Scegliete un nome che richiami benessere e relax. Volete promuovervi come family hotel o pet hotel? Fate in modo che chi legge il vostro nome capisca immediatamente la tipologia della vostra offerta. Il nome e il payoff dovrebbero contenere e comunicare immediatamente i valori dell’hotel, non generare confusione né aspettative sbagliate. E, soprattutto, farsi ricordare per l’esperienza da vivere e non per un necrologio. Con buona pace della bisnonna Mariuccia.