Pieno, vuoto, con prodotti a pagamento o con formula honesty bar. E perché non “Try Before to Buy”? Scopri il futuro del frigobar nell’articolo di Vincenzo D’Antonio.

A dirla bene, il flow delle sensazioni “a semaforo” che si susseguono allorquando principia l’esperienza del cliente che si accinge a fruire dei servizi erogati dall’albergo, ha suo primo step già all’ingresso, quale forma esso abbia. Sto arrivando in auto e pertanto perlustro l’area parcheggio, e già qui quante sensazioni si accavallano; sto arrivando in taxi; sto arrivando a piedi, magari la stazione ferroviaria è proprio vicina.

E ancora, varcata la soglia d’ingresso, l’avvicinarsi al banco della reception porta il numero delle sensazioni già alla doppia cifra. Il primo handshake significativo è qui, nell’ascolto del benvenuto: algido, formale, caloroso e, soprattutto, il sorriso: c’è o non c’è?!

Formalità necessarie, modi e tempi di disbrigo, le informazioni di servizio, la chiave, oramai quasi ovunque intesa come badge, ed eccoci al cospetto della porta della “nostra” camera.

Facciamo una cosa, resettiamo le sensazioni sin qui accumulate e ricominciamo da zero.

Facile aprire la porta? Domanda non banale. Sì, facile, allora va bene. Apro a metà e intravedo; apro del tutto, inserisco il tesserino nello switch dell’alimentazione elettrica e vedo. Il flusso delle sensazioni si innesca con la disamina dei primi aspetti fondamentali: ampiezza della stanza, luminosità, pulizia, ordine. Altrettanti i semafori: c’è qualche giallo o sono (auspicabilmente) tutti verdi? Si va nel bagno: ampiezza, finestra sì, finestra no, ergonomia vano doccia, dotazione asciugamani, c’è mica l’accappatoio?; ciabatte, set cortesia, pulizia estrema, igiene, luminosità. Tutto verde? Qualche giallo? Rosso neanche lo prendiamo in considerazione.

Già rilassati, dacché nella “nostra” stanza ci siamo da qualche minuto, passiamo a un secondo livello di disamina, magari nel mentre si disfa la valigia, così dando occhio attento ad armadio e cassettiera. Verde, giallo?! Speriamo tutto verde! E adesso l’occhio si posa su quel cubo scuro che emana lieve ronzio e anche un filino di calore. Deve essere il frigobar, senza dubbio alcuno.

Armadio contenitore frigorifero NaNa, progetto di ovre®.design per Hotel Val di Sogno sul Garda, prodotto da Room48. ph. Daniele Paternoster.

Cronistoria del frigobar.

Oggetto sconosciuto fino a circa quaranta anni fa, il frigobar apparve negli alberghi di fascia alta come gradita dotazione di camera negli anni Ottanta dello scorso secolo. Fu servizio ancillare reso possibile da tecnologia che consentiva miniaturizzazione e fu reso più che opportuno per come minimizzava il servizio in camera on demand con quanto ne conseguiva in costo del lavoro. Dovizia di beverage. Nel piccolo comparto non freddo, qualche comfort food. Andava tutto bene. Listino reso noto, matita per segnare di cosa si era fruito, pagamento contestuale al saldo del conto nel momento del check-out. Insomma, la presenza del frigobar faceva scattare un bel verde luminoso alla correlata sensazione di comfort che essa arrecava.

Il servizio si incrina, sino a deteriorarsi e a procurare sovente il semaforo rosso, allorquando il controllo di gestione del management dell’albergo prende atto, constatazione amara, degli ammanchi. Giriamo intorno alle parole o andiamo al sodo?! Andiamo al sodo, suvvia! Il cliente distratto che non annotava la bottiglietta di minerale; e neanche lo spumantino…

Fatto è che adesso, non solo nei tre stelle, ma anche, duole dirlo, nella gran parte dei quattro stelle, quel cubo chiamato frigobar, sempre con ronzio di ordinanza e calore emanato, è proprio triste ! Quanta melanconia: vuoto! Se va bene, due bottigliette di minerale. E poi la desolazione!

E quel rosso di semaforo che non ancora si era visto, proprio qui, al cospetto di una fallace erogazione del servizio di frigobar, si accende e, se potesse, non sarebbe solo avvisatore luminoso, ma anche acustico, con sirena che nel suo fastidioso stridere vorrebbe fare intendere… ma che si fa, si torna indietro?!?!?!

In principio fu… concorso di colpa!

Prezzi percepiti come esosi, e difatti sovente tali erano (!) e quindi, io cliente, non ne fruisco se non l’acqua se in piena notte sto morendo di sete. Poi, io cliente che dico… e domattina vado via, la governante rinnova la dotazione che io sono già via e se alla domanda al check-out “ha preso nulla dal frigobar?” rispondessi che… no, non ho preso nulla?!

La situazione attuale che si riscontra con maggiore frequenza negli alberghi a quattro stelle è la seguente: due bottigliette di minerale, sovente sul desk a temperatura ambiente, qualche snack e talvolta l’occorrente per farsi da soli il tè. Insomma, invece che win-win, qui siamo al lose-lose. L’albergatore perde per assenza di revenue ancillari e, soprattutto, perde in reputazione in quanto pone il cliente al cospetto di una qualità erogata di gran lunga inferiore alla qualità attesa. Il cliente, che nel mentre ha prontamente acceso il rosso al semaforo, perde in termini di comfort.

Eppure, l’attuale tecnologia, il cui scenario evolve più velocemente che non atteggiamenti e preconcetti della domanda e dell’offerta, molto potrebbe ai fini di un rinvigorimento del servizio. Esistono software (e dispositivi elettronici dedicati) che consentono addebiti automatici in tempo reale sui conti delle camere e contestuali rifornimenti puntuali dei frigobar. Ne consegue l’ottimizzazione del magazzino e la semplificazione del personale addetto al riordino delle camere. L’esito soddisfacente e auspicato è la significativa diminuzione dei costi di gestione del servizio e il pieno controllo delle consumazioni.

Il tutto in ottica “easy to use”, dacché parliamo di dispositivi plug & play.

Nell’attesa che ciò divenga dotazione di uso comune, probabilmente una situazione di compromesso è quella attuale: do da bere agli assetati e quindi la bottiglietta non ve la nego, ma, cari clienti, non chiedetemi di più. Lo chassis del frigobar è lì, oramai, fa suppellettile, se vuoi usarlo, posto che il tuo soggiorno vada oltre una sola notte, per metterci qualcosina che compri al discount… fai pure. Non che te lo consenta, ma sai com’è, neanche te lo proibisco!

Per forza così, quindi? La melanconia di un mobiletto che ha visto tempi migliori!?

Proviamo a immaginare un sentiero nuovo da percorrere, il TryVertising. Di cosa stiamo parlando ? Il TryVertising è in pratica il “Try Before To Buy”: prova prima di comprare. Il cliente si ritrova in camera sample di prodotti F&B. Ne fruisce gratuitamente e, posto che ci sia stato gradimento può procedere all’acquisto per consumi in tempo differito, mediante piattaforma eCommerce. Si pensi a quale volano e a quale ruolo virtuoso dell’albergatore se questi articoli sono prodotti sul territorio e magari sono ancora sconosciuti al di fuori del pertinente ambito territoriale.

E allora, ma qui il discorso si amplia, perché pensare solo al F&B? E toiletry in TryVertising nel bagno?

E acquisti su piattaforma con utilizzo di coupon dal quale il produttore evince che il “try” è avvenuto in questo albergo? E di rimando, l’albergatore evince che il cliente ha fruito del suo coupon?

Si può fare; s’ha da fare!

In apertura: suite di Hotel Val di Sogno, progetto di ovre®.design. ph. Daniele Paternoster.

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