Inaugurato il Belvedere La Farra. Da piccola stalla incastonata nelle colline del Prosecco a progetto enoturistico esperienziale. Il bere consapevole dei fratelli Nardi.

Boschi, filari di vite, ripidi pendii inerbiti e tutte le sfumature del verde sono il panorama affascinante che si può ammirare dalla splendida terrazza sulle vigne che è il Belvedere La Farra. Voluto dai fratelli Adamaria, Innocente e Guido Nardi, storica famiglia di produttori di Prosecco, proprietari della cantina La Farra, è stato realizzato, principalmente, per promuovere il territorio delle colline di Farra. Il Belvedere non è, infatti, solo un luogo di degustazioni, ma anche uno spazio culturale ideato per avvicinare i visitatori alla storia e alla cultura della comunità locale, ai suoi prodotti e, soprattutto, al suo paesaggio. Dal 2019 Patrimonio UNESCO, le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene hanno una configurazione unica, “a mosaico”, con piccoli appezzamenti intervallati da aree boschive o arbustive, con la presenza di piccole chiesette e borghi, ma anche di forti dislivelli all’interno dei vigneti, detti “rive”, tanto da definire “eroica” la viticultura della zona.

All’interno del casolare, al piano terra, vi è una cucina e una zona pranzo mentre al piano superiore, dove un tempo si depositava il fieno, oggi c’è uno spazio meditativo dove sedersi e lasciarsi ipnotizzare dalla bellezza delle colline che si rincorrono, con una piccola biblioteca di libri del grande poeta Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo 1921 – Conegliano 2011), che tanto ha celebrato questi luoghi, e di altri scrittori locali. Circonda il piccolo edificio uno spazio outdoor con un panorama mozzafiato, così profondamente intriso dei versi del poeta, dove godere di pace, natura e, chiaramente, di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG La Farra Brut, Extra Dry, Rive di Farra, oltre ad altri prodotti del territorio.

Posto in alta collina, il miglior modo per arrivarci è a piedi, come consigliato dai fratelli Nardi, con una bella passeggiata di circa mezz’ora in salita che vale sicuramente il piccolo sforzo. Il percorso permette, infatti, di “camminare la terra”, sperimentare il cambio della luce e delle stagioni nei filari allineati, misurare a passi le pendenze attraversando vigneti, boschi e aree naturali, in un continuo cambio di prospettiva, a mano a mano che si sale. Si può, così, intuire cosa voglia dire vivere e lavorare questa terra. Arrivati al Belvedere, affacciato sul paesaggio, la degustazione del Prosecco Superiore DOCG non può che avere un sapore diverso, più consapevole.

Guido, Adamaria e Innocente Nardi.

Perché per promuovere (e vendere) un prodotto, dopo le ormai usuali visite in cantina, il racconto delle storie delle aziende e gli assaggi guidati, dopo aver organizzato l’ennesimo evento entertainment tra i filari, forse, la nuova frontiera è, finalmente, mettere il paesaggio al centro. Non la terra ma proprio la sua conformazione, con tutta la sua bellezza, fragilità e i valori che racchiude. Perché raccontare un vino attraverso il suo paesaggio vuol dire parlare non di un territorio ma di tutta una comunità.

Spiega Innocente Nardi: “Abbiamo voluto questo progetto per offrire un’ospitalità fatta di valori, per far capire chi siamo, la nostra terra e da dove viene il nostro prodotto. Vogliamo lasciare il tempo al visitatore di essere in armonia con questo ambiente unico al mondo e portarlo all’interno di quella che è la cultura di queste zone, mostrando il nostro attaccamento alla terra e la storia delle generazioni passate che hanno formato e costruito questo magnifico paesaggio”.

Il paesaggio è lì, a disposizione. Ma non basta comunicarlo: il visitatore va condotto per mano al suo interno, raccontandolo attraverso i silenzi o le parole di chi l’ha profondamente vissuto, amato e compreso. Magari quelle di un grande poeta della zona, ad esempio, decantate di fronte a una vigna.

“Paesagire”, per Zanzotto, vuol dire agire dentro il paesaggio per conoscerlo e farne esperienza, riconoscendone un progetto molto più grande. Esprime una circolarità di relazioni tra il paesaggio e l’uomo che influisce sulla formazione dell’individuo, che, a sua volta, lo ricostruisce secondo la propria immaginazione. È “eros della terra” ossia uno scambio emotivo e fisico che si crea tra le persone e luoghi vissuti, tra la comunità e il suo paesaggio: per il poeta è un’“opera d’arte”. Può essere “lavorato”, ossia creato da una civiltà, o “culturale”, impregnato degli usi e dei costumi di una comunità. Ma può anche essere “d’infanzia” come spiega Adamaria Nardi, portandosi la mano al cuore:“ Se nasci e cresci su queste colline, le colline si imprimono dentro di te e te le porti dentro, sempre, ovunque tu vada”.