Inaugurato un nuovo hub del vino a Soave, un crocevia dove si intrecciano produzione vitivinicola, rispetto per il territorio e accoglienza in cantina.

Lo splendido borgo di Soave, situato nell’Est veronese, è già di per sé una destinazione imperdibile per i winelover, come anche per gli amanti del paesaggio, di storia e, naturalmente, di gastronomia. Non è un caso che nel 2018 tutta la zona sia stata riconosciuta dalla Fao come “Patrimonio Agricolo di rilevanza Mondiale”, primo esempio in Italia legato al mondo della viticoltura, secondo la quale i siti premiati devono “avere un valore pubblico per la loro capacità di sostenere la produzione alimentare e i mezzi di sostentamento, la biodiversità agricola, i sistemi di conoscenze, tecnologie e cultura peculiari, oltre ad un paesaggio di pregio”.

Proprio nel cuore del borgo si trova la storica cantina Pieropan non più sufficiente per la produzione dei vini e per accogliere i sempre più numerosi enoturisti. La famiglia nel 2017 ha infatti deciso di iniziare l’avventura della costruzione di una nuova struttura appena fuori il paese in un pendio ben esposto e di dedicarla alla memoria di Leonildo Pieropan, nipote del fondatore e figura di rilievo nel vino italiano.

La nuova cantina è un bel progetto dai grandi spazi e prospettive ma è anche la dimostrazione di come il dialogo tra architettura contemporanea e paesaggio possa essere una intesa armonica, fatta di grande attenzione e rispetto in un continuo rimando tra terra e territorio, storia e contemporaneità, tradizione e futuro.

A firma dell’architetto Moreno Zurlo dello studio A.c.M.e di Verona, già autore di altre cantine della zona, è un edificio di 10000 mq, ipogeo, una buona soluzione per il risparmio energetico, per l’efficienza bioclimatica e soprattutto per il rispetto della bellezza del paesaggio circostante: la cantina è infatti incastonata nel declivio mentre la sola parte visibile è la sinuosa facciata, unica linea di contatto tra il misterioso interno e la luce abbagliante dell’anfiteatro collinare esterno.  

La facciata è un fronte frastagliato composto da un alternarsi di elementi verticali lapidei e vetrate che nel susseguirsi di pieni e vuoti creano un particolare ritmo chiaroscurale. La luce gioca qui un ruolo centrale: il rivestimento dei pilastri, in Pietra di Vicenza dalla tonalità giallo dorato, è giocato in maniera tridimensionale e sfaccettata dove ogni lastra è differente dalle altre e sigillata alla successiva in forma prismatica accogliendo la luce e generando una rifrazione naturale diversa in ogni stagione dell’anno. Ben visibili sono i coralli, le conchiglie, le alghe e i gusci degli organismi marini risalenti a milioni di anni fa, presenti sulle lastre lapidee della pietra e testimonianze della presenza del mare in questa zona qualche era geologica fa e oggi ben impressa sulla facciata della cantina: un modo nuovo di raccontare ciò che la terra cela ma anche offre ed esprime. 

All’esterno, a lato del percorso che segue la facciata per tutta la sua lunghezza è stato reimpiantato un vigneto  mentre al di sopra, la morbida linea della copertura accompagna lo sguardo del visitatore verso la torre di Soave o, dall’altra parte, verso la vastità della colline circostanti. La struttura è stata realizzata con lastre di cemento che portano due metri di terra sulla quale è stato impiantato un vigneto carrabile e sperimentale di Pinot Bianco, lasciando così celata la struttura al suo interno.

La planimetria della cantina Pieropan, disposta su un unico piano, segue le fasi di produzione del vino per terminare nell’area di accoglienza dei visitatori dove sono presenti l’elegante shop, una conviviale sala di degustazione e una cucina sempre pronta per degustazioni, corsi ed eventi. Al piano superiore sono presenti spazi di accoglienza per fornitori, business partner e gli uffici.

Il viaggio all’interno della cantina sembra partire dal centro della terra dove regnano atmosfere più intime e oscure in direzione della luce esterna. Tutte le aree di lavorazione (appassimento, vinificazione, imbottigliamento, laboratorio, confezionamento, vendita e amministrazione) che necessitano di aria e luce naturale sono infatti state realizzate nella parte più esterna, quella adiacente alla facciata, mentre le aree più interne della costruzione, completamente ipogee, sono state dedicate  agli spazi destinati all’affinamento e all’ invecchiamento del vino, ai depositi e magazzini. Una infilata di spazi successivi che corrono paralleli alla facciata, creano sceniche visuali prospettiche dove un sapiente progetto della luce ne evidenzia dettagli materici, elementi e caratteri: la presenza elegante dei grandi vasi vinari in cemento a forma di goccia animano le sale di produzione del vino mentre sullo spazio dedicato alle botti per l’invecchiamento si affaccia una affascinante sala per le degustazioni più intime.

I materiali utilizzati in un interessante gioco materico tra il calore del legno in contrapposizione all’ ottone, alla pietra naturale di Vicenza e alla trachite euganea, riflettono il cambio di luce delle stagioni e accolgono i segni del tempo che passerà. La calce del Brenta che riveste le pareti interne, migliorando di fatto la qualità dell’aria interna, è stata realizzata con finiture più rudi o setose al tatto, dalle tonalità più o meno intense e illuminate da un interessante progetto della luce che colpisce l’attenzione di chi visita e rendono lo spazio un luogo dal forte accento emozionale.