A Parma la food valley più gustosa al mondo.
I Musei del Cibo della provincia di Parma hanno ricevuto il Gist Travel Food Award 2021 come miglior destinazione italiana. Sono 7, un circuito virtuoso del gusto che fa bene al territorio e al turismo.
Dici Parma e vengono in mente Verdi, il teatro, i suoi tesori come gli affreschi del Correggio in Duomo, i suoi monumenti, ma anche un certo lifestyle legato alla buona tavola, a una cucina genuina e a luoghi dove tutto, ancora, sa di buono. Dalla nebbia, nella bassa parmense, sembra ancora di rivedere Don Camillo e Peppone, e una certa Italia dei sapori che ancora resiste. Parma e il suo territorio sono il cuore pulsante di una terra ricca di prelibatezze conosciute in tutto il mondo, tra salumi, formaggi, vini ma anche pasta e conserve di pomodoro. Non a caso è stata insignita dall’UNESCO del titolo di “Città creativa della gastronomia”. Naturalmente dietro ognuno di questi prodotti c’è una ricca filiera industriale e nomi di grandi aziende come Barilla, che ha iniziato la sua attività nel 1877 in un negozio di panetteria.
Ormai è noto come i turisti scelgano la meta delle loro vacanze anche in base all’offerta gastronomica, ma avere dei prodotti di altissima qualità non è più sufficiente. Bisogna saperli anche raccontare, mostrare, spiegare e gustare. Farne capire il ruolo all’interno di un tessuto socio-economico che ha fatto e fa parte della storia di quella particolare zona d’Italia. E se si vuole che diventino un vero volano per il turismo, devono essere parte di una rete che fa dell’accoglienza il principio fondativo. Per questo sono stati realizzati i Musei del Cibo della Provincia di Parma, un circuito, parola che fa molto Emilia, composto da una rete di 7 spazi espositivi distribuiti sul territorio e dedicati ognuno ad un prodotto gastronomico. In un paio di giorni è possibile visitarli tutti, sono distanti solo alcuni chilometri l’uno dall’altro. Nel mezzo c’è un paesaggio splendido da attraversare dove può essere molto piacevole incrociare e perdersi tra altre strade del gusto, percorsi culturali, come Busseto e gli itinerari verdiani, strade tra castelli, pievi e rocche, o religiosi come la via Francigena, o ancora le rive del maestoso Po, il Taro o i Colli di Parma. Il sito www.museidelcibo.it è ricchissimo di informazioni sui musei, sulla gastronomia, sugli itinerari e sulle curiosità legate ai prodotti del territorio.
Grande attenzione è stata data ai luoghi dove realizzare ognuno dei 7 musei, rispettando la zona di provenienza dei prodotti, la loro tradizione e, soprattutto, la loro “tipicità”, ossia il profondo legame con la terra di ciascuno di essi. Il Museo del Parmigiano Reggiano è stato aperto a Soragna nel 2003, quello del Prosciutto di Parma a Langhirano (2004), la patria riconosciuta di questo tesoro, e nello stesso anno ha aperto i battenti quello del Salame a Felino, luogo tipico di produzione. I Musei del Pomodoro (2010) e della Pasta (2014) sono stati realizzati a Collecchio nella splendida Corte di Giarola, struttura agricola sin dal Medioevo. Nel 2012 si è associato anche il Museo Agorà Orsi Coppini dedicato all’olio d’oliva ed è del 2014 il Museo del Vino a Sala Baganza. Nel 2018 ha aperto il Museo del Culatello all’Antica Corte Pallavicina di Polesine nel regno dello chef Massimo Spigaroli. A questi si aggiungerà presto il Museo del Fungo.
L’associazione I Musei del Cibo della provincia di Parma non è un museo diffuso ma ogni spazio espositivo racconta un prodotto con la sua storia, le sue caratteristiche, la tecnologia, la creatività e l’innovazione che ne hanno permesso lo sviluppo anche commerciale. Ma non solo: grazie a percorsi sensoriali e coinvolgenti, video (nel Museo del Prosciutto ve ne è uno particolarmente bello con il racconto di un elegante anziano operaio vestito con paltò e cappello, che descrive tutta la sua vita all’interno di un prosciuttificio), immagini storiche e ricostruzioni. In ognuno è evidenziato anche il rapporto con la storia dell’arte e la storia della pubblicità grazie a vecchie reclame che fanno parte della memoria di tutti noi.
L’obiettivo è trasferire la memoria alle nuove generazioni, la cultura del lavoro che ha portato al benessere, ma anche la passione per la qualità del prodotto, non semplice da insegnare.
Al termine della visita tutti i prodotti possono essere degustati e conosciuti finalmente a tavola.
Il Museo del Prosciutto si trova nel centro di Langhirano, patria d’elezione del Prosciutto di Parma. Il museo occupa un’ala della struttura restaurata dell’ex Foro Boario, interessante architettura dei primi del Novecento, storicamente destinata alla contrattazione del bestiame.
Benché il porco sia animale immondo, ha però la sua carne saporitissima, ed è più gustosa di qualsivoglia altra carne. E siccome innumerabili sono i diversi sapori della carne porcina, così infinite sono le maniere di cuocerla e condirla». V. Corrado (1736-1836), Il cuoco galante, 1773.
Il percorso è organizzato in 8 sezioni: si parte con la storia dell’agricoltura parmense per passare alla cultura del maiale sulle tavole dei Romani e delle popolazioni celtiche della zona durante il Medioevo che allevavano razze suine particolari, come la Nera Parmigiana, oggi allevate per piccole produzioni di salumi di altissima qualità. Viene poi spiegato l’inserimento delle razze inglesi e irlandesi, oggigiorno alla base del Prosciutto di Parma. C’è poi una sezione interessante sul sale, elemento così importante nella produzione dei salumi e della norcineria: ne viene raccontata la storia, il ruolo e le varietà del mondo. Si prosegue con le tradizioni tutta emiliana della norcineria e dei “lardaroli”, con appese alle pareti le schede tecniche dei più rinomati salumi del parmense. Procedendo nella visita si riconoscono le fasi di produzione del prosciutto, nel passato e oggigiorno, con gli strumenti e i macchinari utilizzati, spiegati anche grazie a interessanti video. Curiosa è la sezione che espone immagini di opere d’arte legate alla produzione di salumi come l’immagine della formella dello scultore Benedetto Antelami nel Battistero di Parma che raffigura l’autunno e la produzione di salumi.
Alla Prosciutteria del Museo è possibile terminare la visita con una degustazione del re dei salumi o di altre ghiottonerie del territorio.
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