E poi ci troveremo come le star.
Honesty bar e open bar: soluzioni vincenti e redditizie? Le testimonianze di tre operatori.
Riprendendo quanto detto nell’articolo precedente, andiamo ad approfondire la questione relativa a honesty bar e open bar, stavolta analizzando il punto di vista di chi ha scelto queste soluzioni per le proprie strutture. Abbiamo selezionato appositamente tre hotel molto diversi fra loro, ma indipendenti, di medie dimensioni e collocati in destinazioni balneari. Questo perché si tende spesso a collegare queste formule di somministrazione di bevande e snack a hotel posizionati nei centri delle città, a strutture business e di catena. Ci sembra quindi particolarmente interessante raccontare l’esperienza di chi ha voluto sperimentare queste soluzioni in location dove non sono poi così diffuse.
“Noi non possiamo fare un raffronto con il passato, dal momento che la nostra struttura è stata riaperta di recente dopo tanti anni di chiusura e noi abbiamo optato immediatamente per la scelta dell’honesty bar, incuriositi e convinti dalle esperienze vissute in prima persone da turisti e da quelle raccontate da colleghi che lo hanno fatto prima di noi”. A parlare sono Elisabetta Scarpa e Luigi Sutto, titolari dell’Art Hotel Principe a Lignano Sabbiadoro.
C’è da dire che Elisabetta e Luigi hanno avuto il coraggio di fare una scelta molto innovativa e particolare per la loro destinazione. L’Hotel Principe infatti non solo è il primo art hotel di Lignano Sabbiadoro – “Abbiamo ricercato e selezionato accuratamente quattro appassionati artisti locali, che, innamorati del proprio territorio, hanno deciso di riprodurlo con stili diversi, ma con il comune intento di preservarlo, proteggerlo e celebrarlo” dichiara Luigi – ma si ispira anche alle formule ibride tipicamente urban, dove gli spazi comuni sono progettati per essere vissuti dagli ospiti per socializzazione, smart working, aperitivi e after dinner. In questo senso la scelta dell’honesty bar si sposa perfettamente con una filosofia di ospitalità che non ha paura di guardare al futuro nonostante il target della destinazione sia ancora quello tradizionale delle famiglie e delle coppie in vacanza.
L’Art Hotel Principe è dedicato a una clientela di viaggiatori che non si fermino al soggiorno balneare ma che siano interessati anche a vivere le esperienze offerte dal territorio circostante, a una clientela bleisure e mediamente giovane. Tra gli obiettivi, infatti, c’è quello di riuscire ad allungare il più possibile la stagione. “Il debutto di questa nuova formula di ospitalità è stato un successo – proseguono Elisabetta e Luigi – e siamo sempre più convinti anche della scelta dell’honesty bar. Noi gestiamo e abbiamo gestito in passato altre strutture e possiamo dire che la fiducia concessa all’ospite, in questo modo, viene valorizzata e ripagata. Non solo. Il valore di questa soluzione sta anche nello spazio. Dedicare un’area comune al consumo di bibite e snack va a fronteggiare anche il minus di avere alcune camere prive di balcone. L’area del bar dispone infatti di un’ampia terrazza dove gli ospiti si intrattengono volentieri sia per l’uso del bar che durante la colazione. In generale, comunque, finora non abbiamo avuto ammanchi e gli ospiti si sono dimostrati molto diligenti nel segnare con scrupolo tutti i loro consumi”.
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“Fin dal momento della ristrutturazione, io non ho mai avuto dubbi su questa scelta. All’inizio poteva sembrare impopolare in una località come Rimini, ma devo dire che si è rivelata vincente da molti punti di vista“. A parlare è Fabrizio Fabbri, altro albergatore lungimirante che ha avuto la voglia – e, come dice lui, l’incoscienza – di ristrutturare una struttura storica della riviera e di rivoluzionarla completamente. A partire proprio dal bar.
Non a caso Wake Up Happy è il motto dell’Up Hotel, secondo la cui filosofia non solo il migliore modo per svegliarsi è poterlo fare quando si vuole, ma anche avere la libertà di accedere al bar h24. E così è.
“Pensiamo che la disponibilità sia una qualità irresistibile, soprattutto quando non ha limiti. Ecco perché il nostro honesty bar è sempre aperto. Gli ospiti hanno voglia di fare uno spuntino alle cinque di mattina? Vogliono prendersi qualcosa di gustoso da portare in spiaggia? In questo modo sono liberi di i servirsi autonomamente nello spazio che abbiamo allestito con snack, bibite, cocktail e gelati. C’è da dire che tutta la nostra ospitalità si fonda sulle relazioni con gli ospiti. Noi creiamo per loro un’atmosfera di fiducia ed empatia loro fanno altrettanto. Oltre al fatto che uno spazio piacevole das vivere favorisce anche il consumo dei prodotti, e per noi si tratta di un’importante attività di upselling. Non solo non mi è mai capitato che qualcosa venisse preso senza essere comunicato e regolarmente pagato, ma i clienti sono molto soddisfatti di questa opzione” conclude Fabbri. E a giudicare dalle recensioni, non possiamo che dargli ragione.
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“Il nostro bar si trova all’interno di uno spazio comune dedicato al relax ma anche al coworking e alla formazione. La formula è quella dell’open bar. I nostri ospiti possono cioè consumare senza limiti caffé, bibite, alcolici e snack di vario tipo” ci racconta Piero Marini, host del Demo Hotel di Rimini.
La scelta si sposa perfettamente con la filosofia di quella che è una vera e propria hub di sperimentazione dell’hospitality. Con le sue nove suite, ognuna realizzata e interpretata da un diverso studio di progettazione, il Demo Hotel è una struttura unica nel suo genere in tutta la riviera adriatica. Scelto dai turisti in estate e dai viaggiatori business nel resto dell’anno, l’hotel non propone servizi di food&beverage e non prevede la presenza di barman e personale dedicato. Il bar è sempre a disposizione e il servizio viene compreso nella tariffa di soggiorno.
In questo caso, ovviamente, non sussiste il pericolo che i clienti prelevino prodotti senza pagarli. Il rischio potrebbe essere quello di un abuso di snack e bevande che possa in qualche modo erodere il budget dell’hotel e trasformare il bar da un servizio percepito come di grande valore e, anche se indirettamente, da un centro di ricavo a un centro di costo. “Niente di tutto questo – spiega Piero – anzi, devo dire che i nostri ospiti sono ragionevolmente contenuti nell’utilizzo del servizio. Ne fruiscono, ne sono soddisfatti ma non abusano della nostra fiducia e non abbiamo mai riscontrato alcun problema in questo senso. Tendono inoltre a consumare all’interno dello spazio comune o, quando il clima lo permette, all’esterno. Inoltre, anche se non c’è una presenza fissa al bar, io sono presente a rifornirlo e, in caso di richieste particolari, cerco di fare il possibile per accontentare tutti”.
Il valore del servizio compreso e spalmato nel prezzo viene certamente percepito come molto alto. La disponibilità e la cortesia fanno sicuramente il resto. E così l’hotel offre all’ospite quello che desidera, crea per lui un’atmosfera di fiducia, risparmia e si evitano sprechi e situazioni spiacevoli.
Insomma, che sia open o honesty, il bar dell’hotel ha sicuramente bisogno, in generale, di essere ripensato. Con un occhio alla soddisfazione del cliente e con un occhio al ricavo per l’hotel. Oltre alla necessità uscire da dinamiche di sfiducia reciproca e di andare incontro ai nuovi trend internazionali.
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