“Ground zero” evoca un’immagine tragica: tecnicamente è l’area terrestre-marina perpendicolare all’epicentro di una esplosione nucleare e, nell’immaginario collettivo, è il simbolo delle Twin Towers abbattute dagli attentati dell’11 settembre 2001 a New York. Ma anche il primo grande shock globale del mondo dei viaggi prima di quello del covid-19.

“Salubrità” invece è ciò che fa star bene, un concetto all’opposto dal rischio e dallo stress da virus, finora improprio nel turismo perché senza storia nel marketing dell’accoglienza e nelle policy di influencing marketing.

Che c’entra tutto ciò con la Sardegna del Turismo del 2021?

C’entra, perché sono gli estremi di una reason why di riflessione e di ricerca tra le persone che abbiamo ascoltato per scrivere questo articolo. A partire dalla forte preoccupazione di imprese turistiche e amministratori comunali verso la stagione imminente mentre appare come un’ulteriore incognita la nuova legge sarda sul “piano casa” con il prevedibile impatto su hotel, offerta extra alberghiera e tutela del territorio, ma tuttora anche l’unico provvedimento di peso in due anni di governo dell’attuale giunta regionale.

Sullo sfondo, per tutti, una domanda di vacanza virus onlife che non sceglierà e non viaggerà come prima e il cui profilo stentiamo a riconoscere.

“La LR 1/2021 (piano casa) salva la fascia dei 300 metri dalla battigia e questa è una buona notizia, ma il limite cade subito dopo e favorisce un consumo improprio del suolo con l’edificabilità nelle campagne che danneggerà il grande patrimonio ambientale e naturale della Sardegna. E’ come se le Istituzioni regionali non riconoscessero che la domanda turistica è cambiata e che lo sviluppo non può essere come quello degli anni ’60-’70 del secolo scorso” ci spiega Stefania Taras, organizzatrice della prima Conferenza online degli Assessori dei Comuni Turistici durante il primo lockdown (60 adesioni su un centinaio di Amministrazioni) e coordinatrice regionale degli Info-point comunali fino al termine del suo mandato di Assessore al Turismo di Santa Teresa Gallura nell’autunno scorso. Per la cronaca, Santa Teresa Gallura (5.300 residenti) è un caso emblematico per le sue bellezze turistiche ma anche per 50.000 posti letto nelle seconde case e meno di 6.000 negli hotel.

“Dopo l’esperienza dell’anno scorso” dichiara Paolo Manca, Presidente di Federalberghi Sardegna, in un’intervista di metà gennaio sul quotidiano La Nuova Sardegna “sembra che nulla sia cambiato: non c’è alcun protocollo regionale o nazionale per preparare le strutture all’apertura, così come non c’è alcuna iniziativa di promozione della Regione per cui non abbiamo la forza necessaria per vendere. E’ come se non si sapesse che i turisti di Francia e Germania, i nostri principali  mercati europei, pianificano la vacanza in media 90 giorni prima, mentre gli italiani sono i re del last minute. In questa situazione non possiamo neanche programmare le assunzioni di 80.000 lavoratori stagionali. L’incertezza blocca la programmazione e le imprese rischiano il collasso”. Al riguardo va ricordato che il 20% del PIL Sardegna è frutto dell’attività della filiera turistica e che l’anno scorso 1 impresa su 5 ha perso oltre il 50% del fatturato.

“L’edilizia in Sardegna come nel resto del mondo è un orizzonte temporale medio-breve, tuttavia il mattone insieme all’inquinamento è uno degli acerrimi nemici della natura incontaminata dell’isola.

La Costa Smeralda è stato senz’altro un bellissimo case study di come costruire a basso impatto ambientale ma non possiamo più seguire i trend degli anni ’60 perché rischiamo di essere meno salubri e meno attraenti. Dobbiamo invece investire in servizi di ogni genere” ci scrive Lorenzo Sagrati, innovativo operatore algherese del balneare e dell’entertaiment che, per cultura familiare, studi accademici e soprattutto relazioni Erasmus – aspetto ricorrente come vedremo – fa parte di una nuova leva di imprenditori trentenni più attenti all’ambiente, al digitale e alle modificazioni della domanda post covid19, il quale conclude “la Regione è assente o quantomeno inadeguata, dobbiamo perciò puntare su Camere di Commercio, Associazioni e Consorzi d’imprese per fare come in Trentino: unire dal basso il potere della spesa pubblica con l’efficienza del privato allo scopo di dare vita a nuove grandi cose, e intervenire anche sul nodo trasporti”. 

Già il nodo trasporti, evidenzia il Sagrati. Anche su questo è Sardegna Turismo ground zero: dalla primavera dell’anno scorso, la compagnia aerea Air Italy, l’ex Meridiana, ha chiuso l’attività mettendo in cassa integrazione più d 1.200 persone mentre l’Agha Khan, geniale inventore della Costa Smeralda e del suo indotto, amato e rispettato in tutta la Gallura, dopo quella chiusura ha anche ceduto le quote di controllo di Geasar – Aeroporto Costa Smeralda di Olbia. A tutto ciò, si deve aggiungere la disastrosa situazione del trasporto marittimo che in meno di un anno è passato dal monopolio delle compagnie dell’armatore Onorato, Moby Lines più Tirrenia, al fallimento della ex compagnia pubblica di navigazione. In pratica e per la prima volta in 70  anni di turismo, l’isola si trova in un sol colpo senza quella che era considerata una sorta di compagnia aerea di bandiera, con il maggiore aeroporto turistico in mano a fondi finanziari e agli altri due, Cagliari e Alghero, in profondo rosso, e con i collegamenti marittimi incerti e in grave difficoltà. Per non parlare dei trasporti pubblici di terra privi di qualunque cultura e approccio al turista – a volte è difficile anche capire dove ferma un autobus -, tecnicamente e normativamente fermi al pendolarismo fordista e scolastico della seconda metà del ‘900: ad esempio, provate a scaricarvi gli orari dai vari siti e scoprirete che sono pubblicati solo in pdf.

Allora suonano come un’attesa di forte discontinuità le parole scritte da Gianluigi Tiddia, ingegnere e noto influencer turistico con www.insopportabile.com “Il turismo ha necessità di strategie complesse per incentivare azioni e investimenti.Ecco, una visione dell’urbanistica come anticamera dell’edilizia, come dispenser di metri cubi e invece non scienza sociale ed economica che progetta il futuro delle comunità e, nel caso del turismo, delle comunità anche accoglienti, è una visione limitata che rende anche poco competitivi nel contesto mondiale. … Per la ripartenza c’è assoluta necessità di un progetto strategico adattato alle nuove tendenze per sviluppare insieme la destinazione Sardegna con idee chiare e condivise. … Il turismo sostenibile (che non significa solo ambiente) è una delle chiavi più promettenti, ad alta redditività e dal basso impatto. Sicuramente punterei su questo senza perdere il mercato principale, cioè il marino balneare ma convertendolo a un modello più di qualità e meno di massa.”

Riflessioni simili e altrettanto concrete anche da Ivan Puddu, Assessore del Comune di Baunei nell’affascinante blue & green Ogliastra, oltreché mentore del successo di “Selvaggio Blu” e organizzatore di due Club di prodotto davvero strutturati, quello della Costa e quello del Supramonte “Non credo che il piano casa così com’è aiuti il turismo. Occupare territorio senza costrizioni, che oggi era una forza del nostro ambiente naturale, non la trovo una scelta sensata. Si rischia ancora una volta di svuotare i paesi dell’interno, i borghi, i centri storici perdendo unicità e valore culturale dei nostri paesi. Sempre meno recupero sempre più speculazione.”  Puddu e il Comune di Baunei – 3.500 residenti con 65.000 presenze, delle quali oltre il 60% stranieri innamorati di ecoturismo e trekking – rispondono con il “Progetto Baunei 2025” che dal basso intende “mettere a sistema le risorse umane e ambientali, ripartire da una nuova idea di turismo, ambiente e sostenibilità. Prodotti all’aria aperta ed esperienziali che qualitativamente oggi e domani, differenzieranno la nostra offerta turistica.”

Questi brevi flash di analisi li possiamo perciò concludere con una duplice e convergente visione di vacanza: quella politica di Stefania Taras che dice “Dobbiamo proporre una vacanza che ricucia le ferite e liberi dalla pressione psicologica e fisica che tutti abbiamo sofferto, e così potremmo avere anche possibilità di ripresa economica” e quella imprenditoriale di Lorenzo Sagrati che scrive “Ci potrebbero essere milioni di persone nel mondo disposte a pagare un premium price per acquistare il diritto a una destinazione vocata alla salubrità, senza inquinamento e con statistiche sul virus tendenzialmente azzerate”. 

 Del resto, se oggi vogliamo conoscere davvero innovazione di cultura turistica in Sardegna nell’attuale ciclo virus onlife, dobbiamo guardare oltre l’orizzonte del turismo strettamente inteso.

È il caso di FocusSardegna, una sorta di destinazione-piattaforma culturale e sociale, progettata e autoprodotta da un gruppo di giovani marketer e digital con molte donne coinvolte (e guarda caso diversi Erasmus) che nell’insieme appare come una proposta turistica disruptive, e non solo per il canale “Itinerari di viaggio”, diversissima dagli altri siti e portali dell’isola tutti improvvisamente invecchiati nella loro vocazione leisure. Per passare da un turismo ground zero a una destinazione che fa star bene, cioè salubre e magari cercatissima, è su queste innovazioni dal basso che ci dovremo basare e  che pertanto dovremo studiare e diffondere con molta attenzione.