Da Firenze a Roma, le città d’arte cominciano a dire no ad Airbnb e agli affitti brevi. Basterà a salvare i centri storici? E quali ripercussioni potranno esserci sul turismo?

Centri storici troppo affollati. Residenti sul piede di guerra. Qualità dei servizi ai minimi storici. Quantità dei servizi ai massimi storici. Interi palazzi che diventano alveari di turisti e dormitori di passaggio. Città trasformate in mangiatoie e attrazioni a uso e consumo degli avventori.

Il Comune di Firenze ha deciso di mettere un freno agli affitti turistici brevi nel centro storico, per contrastare lo spopolamento e il caro affitti che affliggono la città d’arte. Con una delibera di giunta, il sindaco Dario Nardella ha annunciato il divieto, non retroattivo, di utilizzare immobili con destinazione residenziale per affitti inferiori ai 30 giorni, tipici delle piattaforme online come Airbnb e simili, in tutta l’area Unesco del centro storico. Si tratta di una misura inedita in Italia, considerata necessaria per salvaguardare il patrimonio culturale e sociale della città.

La delibera prevede anche un incentivo fiscale per i proprietari di immobili che vorranno tornare a fare affitti di lungo periodo: l’azzeramento dell’Imu sulla seconda casa per tre anni, una leva per convincere i proprietari a collaborare e a rimettere sul mercato le abitazioni che ora sono destinate agli affitti brevi. 

La decisione del Comune di Firenze arriva dopo che era circolata la bozza di un disegno di legge del governo sugli affitti brevi, che il sindaco ha giudicato “del tutto inefficace” e “priva di strumenti utili ed efficaci” per affrontare il problema della residenzialità nelle città d’arte. Nardella ha chiesto al governo di estendere la norma Venezia, che consente ai sindaci di regolamentare gli affitti brevi, a tutte le città con patrimonio Unesco e caratteristiche assimilabili. Ha anche criticato la proposta di introdurre un limite minimo di due giorni per l’affitto, che secondo lui non avrebbe alcun effetto in una città come Firenze, dove la permanenza media dei turisti è di 2,9 notti. 

L’overtourism è un fenomeno che ha colpito molte città d’arte in tutto il mondo, causando problemi di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Firenze, una delle mete più ambite dai turisti, ha deciso di intervenire con questa misura drastica che probabilmente genererà un seguito.

Questa misura è stata accolta con favore da molti cittadini e associazioni che da tempo denunciano i danni dell’overtourism, ma anche con critiche da parte di chi opera nel settore turistico e teme una perdita di competitività e di reddito. È infatti probabile che che non basti limitare gli affitti brevi per risolvere i problemi strutturali della città, ma che servano interventi più ampi e integrati sul piano urbanistico, culturale e sociale. Inoltre, la norma potrebbe essere impugnata dai proprietari degli immobili o dalle piattaforme online che offrono il servizio di affitto breve, invocando il diritto alla libera iniziativa economica e alla concorrenza.

È difficile prevedere con certezza quello che succederà, ma sicuramente si tratta di un esperimento interessante, che potrebbe ispirare altre città a seguire l’esempio di Firenze e a cercare soluzioni innovative per conciliare lo sviluppo turistico con la tutela del patrimonio storico-artistico e la qualità della vita dei residenti.