Tristan Auer e il Sinner a Parigi.
Alla scoperta di uno dei designer del nostro tempo attraverso una delle sue realizzazioni più particolari: il Sinner [il peccatore] dove Tristan Auer si confronta con il quartiere del Marais.
Si autodefinisce architetto d’interni e di emozioni. Tristan Auer, dopo la formazione a fianco di grandi nomi del design e dell’architettura d’interni come Christian Liaigre e Philippe Starck, ha elaborato un suo stile personale: un mix eclettico di colori vivaci e dettagli sensuali, sviluppato su misura tra riferimenti classici e design d’avanguardia.
La sua visione, ricca di grazia e di sorprese, trova la sua migliore espressione in progetti che gli lasciano libertà d’azione e di sguardo.
Come l’hotel Sinner a Parigi, parte del Gruppo Evok, che nei prossimi mesi continuerà la propria espansione internazionale con il Nolinski a Venezia e il Brach a Madrid.
Nel cuore del Marais, antico quartiere di Parigi eclettico e vivace, l’albergo si nutre di questa energia per proporsi come presidio di cultura e benessere. Raccontando la città con un taglio personalissimo, l’hotel esprime uno stile libero da tradizioni e convenzioni con un tocco di irriverenza per parlare agli esteti e agli esploratori urbani interessati a sperimentare un’idea diversa di lusso contemporaneo.
A prima vista, la facciata evoca un rigore quasi monastico. Ma dietro le vetrate s’intuisce una Parigi gioiosa e autentica.
Le 43 camere e suite, il ristorante, il bar e la spa sono progettati coniugando architettura religiosa, suggestioni teatrali, spazi accoglienti e volumi spettacolari. Su tutto emerge il gioco di contrasti tra linee severe e forme curve, tra estetica grezza e atmosfere avvolgenti.
Di fronte alla reception, una cripta illuminata da candele rievoca l’eredità dei templari [vedi immagine di apertura]. Al suo interno è ospitato un concept store con una selezione di oggetti-icona individuata dallo staff dell’hotel.
Il ristorante curato dallo chef Adam Bentalha, cresciuto tra Algeria e Francia, offre una cucina etnica, nomade, ancestrale basata su ricette tradizionali del deserto. Con vista sul ristorante, il bar propone cocktail esotici e finger food fusion. L’open space dall’atmosfera accogliente e ovattata nasconde dietro le tende una sala esclusiva e raccolta.
La parte più intima dell’hotel si cela dietro una porta tempestata di borchie, come un segreto ben custodito. La spa chiamata Ablutio prende in prestito l’atmosfera monastica: dotata di una piscina ispirata alle terme greco-romane, invita ad abbandonarsi a un’altra dimensione per recuperare la memoria dei rituali di purificazione.
Anche i corridoi bui si diramano in un’atmosfera tra il sacro e l’ovattato, accesa dai giochi di luce delle vetrate che adornano le pareti e dal chiarore delle lanterne che conducono ogni ospite nella propria stanza.
Le porte rosse con batacchi e spioncini, che richiamano i portoncini su strada, si aprono su 43 camere ispirate alle celle monastiche. All’interno: materiali come il velluto, il legno e la ceramica, ma anche opere d’arte e dipinti.
Arroccata all’ultimo piano, l’unica suite dell’hotel si propone come vero e proprio pied-à-terre parigino, dotato di tutto ciò che si può desiderare in un rifugio temporaneo.
A conferma che l’hotel si ponga come luogo esperienziale in grado di toccare tutti i sensi, troviamo una formula originale: la scelta di curatori ad hoc per diversi temi e ambiti culturali. In particolare, la direzione artistica musicale dell’albergo è affidata a Couturier du Son, la divisione specializzata in progettazione musicale su misura dello studio creativo Enterstice, che ha scelto per il Sinner una vasta collezione di vinili dall’impronta sonora multicolore e sfaccettata.
Anatole Desachy è invece il ‘direttore letterario’ della struttura: il libraio indipendente specializzato nella compravendita di libri fotografici ha composto per il Sinner una collezione di monografie di fotografi famosi e opere di scrittori di tutto il mondo.
Amélie du Chalard, fondatrice nel 2015 di Amélie, Maison d’art, ha invece ripensato il concetto di galleria tradizionale, con spazi immaginati come luoghi domestici. La curatrice ha scelto per il Sinner sia pezzi contemporanei sia opere antiche, provenienti da tutto il mondo, come le sedie di Helmut Palla o le armature di Nadine Altmayer.
Non è un caso quindi che eventi culturali – che si tratti di arte, architettura, moda, musica o design – trovino sempre spazio dietro le vetrate di Sinner. Come Polyamide commando, la mostra dedicata al fotografo e regista Cédric Roulliat in programma fino al 9 marzo. Protagonisti sono una serie di personaggi coloratissimi e sopra le righe. Il loro punto (debole) in comune sta nella loro passione per i vestiti che andavano di moda alla fine degli anni Settanta, fatti di materiali sintetici.
ph. Guillaume Czerw, Simon Detraz (food), Guillaume de Laubier, Nicolas Receveur.
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