Il Cayo Resort a Creta.

A Plaka, sulla spiaggia del lusso, Gian Paolo Venier firma uno dei più prestigiosi hotel dell’isola.

È un gioco di citazioni e rimandi e contrasti fuori scala il Cayo Resort e Spa a Creta di fronte all’isola di Spinalonga. Il progetto è di Gian Paolo Venier che, sulla base dei desiderata della proprietà, ha realizzato un luogo al di là dei trend del momento caratterizzato da un lusso semplice e distintivo.

Gian Paolo Venier.

E già nella hall la citazione ci dà il benvenuto con la pavimentazione che riproduce su grande scala una punteggiatura virgolettata.

La lobby con le virgolette nella pavimentazione, gli otri e le colonne realizzate in picassiette.

“Quando si virgoletta una parola, lo si fa a volte per cambiarne il significato. Il significato del lusso in questo resort mette in discussione la relazione tra lusso esibito e lusso life style. A me piace immaginare un tipo di lusso che non cita sé stesso, che valorizza lo spazio, la vista, la luce, la natura e la relazione tra questi elementi. Le virgolette sono una specie di monito per chi arriva per la prima volta nell’hotel.”

Venier, appassionato viaggiatore, come ama definirsi, ha portato al Cayo la sua cifra stilistica, un’eleganza cosmopolita, estrema attenzione ai materiali, alle trame, a tavolozze di colori mai scontate. “Per il Cayo abbiamo curato l’interior e disegnato tutti gli arredi che sono stati prodotti custom. Abbiamo studiato la grafica, il logo, l’immagine coordinata e il concept generale. Sino alle divise del personale e il tableware”, spiega il designer.

L’attenzione ai materiali e ai dettagli di finitura si svela fin dalla hall, con le colonne in picassiette realizzate con i cocci di recupero dei vasi utilizzati per rivestire la parete di ingresso. Un interessante fuori scala, come anche le grandi lampade a sospensione nel ristorante Ambrosia, che ricordano le nasse da pesca. Qui le pareti sono rivestite in pietra intagliata che disegna un intreccio.

Il blocco in marmo verde della reception.

Anche se il concept progettuale è ben calato nel contesto cretese, Venier non rinuncia ad atmosfere lontane che contaminano il suo vocabolario progettuale e danno forza alla sua idea. Per esempio lo splendido blocco utilizzato come desk alla reception è un marmo indiano, l’Onyx Green, selezionato per la sua colorazione. “Volevo che l’interno della lobby riconducesse ai colori del paesaggio, per accompagnare dolcemente il passaggio dall’esterno e all’interno”.

O anche i ciottoli neri di Sumatra utilizzati prevalentemente nelle aree bagnate.

“Le pebble nere rivestono interamente tutte le pareti e la vasca dell’area pool della spa. La spa non ha luce naturale, è un luogo che vuole essere distaccato dal mondo esterno, dove entrare e perdersi in un’atmosfera introspettiva e quieta. Le pebble alle pareti smorzano la luce, attutiscono il suono e contribuiscono a realizzare quell’atmosfera intima che ricercavamo. Sono state utilizzate anche in altri luoghi, come dettaglio: per rivestire i gradini della piscina principale, disegnano i tappeti della grande terrazza che affaccia sull’isola di Spinalonga e rivestono i due specchi d’acqua dell’ingresso.

Gli altri marmi utilizzati, come quello bianco delle guest rooms, il Volaka Marble, sono di provenienza greca. Una scelta oltre che sostenibile fatta anche per creare la connessione con il territorio.

Il progetto segue uno story telling preciso che parte dalla cultura dell’isola.

“Gli otri annegati nella parete della lobby sono stati realizzati da un laboratorio cretese di lunga tradizione, che lavora ancora con il tornio a pedale;  è una installazione che incuriosisce e invoglia l’ospite a fare anche un’esperienza di destination e non solo legata al resort.”

Il richiamo alla natura è molto forte, riproposta nei giunchi utilizzati per le ombreggiature esterne ma anche nel cannettato delle testiere dei letti, nella parete retroilluminata della reception, nel parapetto in ferro della scala.

“Come frangisole si sposano perfettamente con la voluta semplicità dell’architettura e generano disegni chiaro-scuri mossi, irregolari, che rendono le zone d’ombra molto gradevoli e meno disegnate. Un touch di naturalezza che riconduce all’identità dell’isola, per ridurre la distanza tra architettura e natura.”

Il Kelari. Gourmet dinner reataurant al Cayo.

La ceramica verde, come anche i tessuti, sono un’ulteriore provocazione, una scelta precisa. “Creta è un’isola grande, di mare e di montagne molto alte. La natura può cambiare repentinamente e il mix di verde della vegetazione e del turchese del mare è molto interessante e raramente uno esclude l’altro.”

Anche il colore degli esterni è stato realizzato per integrare l’architettura nel paesaggio, ispirandosi al verde argenteo del retro delle foglie d’ulivo e ben si associa alla pietra arenaria dei muri di terrazzamento.

Il vano scala è arricchito da una cascata di illuminazione fatta di gabbie intorno alle quali volano le farfalle. “Questo è un altro voluto contrasto e una provocazione. Sì, sono delle gabbie che ricordano delle nasse da pesca. Le gabbie sono vuote, le farfalle sono fuori. Un segno di libertà, una sollecitazione a liberarsi dagli schemi della città ed entrare in un’altra dimensione. Niente costrizioni”.

La piscina, invece, di notte sembra un cielo stellato.

“Sì, con i led abbiamo riprodotto l’effetto di un cielo stellato. Non avevo mai utilizzato prima questa tecnica, devo dire che nonostante i dubbi iniziali, si è rivelato un gesto adatto. L’illuminazione è molto importante in un progetto, in questo caso è stato un lavoro complesso. I led nell’acqua la sera illuminano la piscina quanto basta per non disturbare la vista del cielo”.

www.cayoresort.com

Ph. Cayo Vangelis Paterakis

Ph. Portrait Tomaso Lisca