Una residenza ottocentesca di campagna trasformata in un boutique hotel con opere di artisti internazionali e pezzi di design ricercato. 

Dopo tre anni di lavori Villa Il Borghetto, chiamata anche Newton in quanto appartenente alla famiglia che discendeva dal famoso scienziato, è stata trasformata in un buen retiro fra le colline della Val d’Orcia.

Ristrutturata dalla famiglia Bertherat come fosse la propria abitazione, Casa Newton spicca all’esterno per il colore rosso delle case cantoniere mentre all’interno per l’equilibrio fra struttura storica e opere di artisti italiani e internazionali come Fortunato Depero, Lucio Fontana, Giosetta Fioroni, Tano Festa, Joseph Kossuth, Josef Albers, Donald Judd mescolate ad arredi su misura e mobili degli anni ’50 e ’60 da aste e mercati vintage.

Un mix match di opere d’artisti italiani e stranieri e arredi Anni ’50 e ’60.

Una sorta di mattone appoggiato sul paesaggio naturale circostante, dal 2004 Patrimonio dell’Umanità UNESCO, Casa Newton è opera del lavoro di Antonie Bertherat-Kioes, architetto e decoratrice d’interni (sua è la carta da parati per Dedar), in collaborazione con l’architetto Jacopo Venerosi Pesciolini e il paesaggista Luciano Giubbilei, che ha creato un giardino ornamentale nascondendo la pendenza del terreno e trasformando l’aia in un giardino spontaneo.

Sopra e sotto le due suite di Casa Newton e la infinity pool.

La struttura ospita undici camere, nove nel corpo centrale della villa e due suite negli ex annessi rurali, la multicolore piscina a sfioro affacciata sulla campagna, la libreria e la sala da gioco, gli spazi per corsi di cucina.

Di fronte alla villa, oltre alla cantina che produce il vino col marchio “Fabbrica Pienza” dai 35 ettari di vigneti circostanti, è posizionata la chiesetta ridipinta da Nicolas Party con un paesaggio onirico formato da alberi e nuvole.

Un insieme eterogeneo ben inserito nel paesaggio circostante che verrà completato con un centro benessere e un ristorante. Un progetto corale che ha integrato varie discipline: recupero degli spazi architettonici, realizzazione di arredi su misura, disegno di tessuti originali, inserimento di interventi artistici nelle aree comuni, creazione di rivestimenti e texture esclusivi, valorizzazione dell’ambiente naturale.

Le incursioni artistiche già presenti all’esterno, come la scultura di Ugo Rondinone all’ingresso della cantina, diventano più evidenti all’interno dove la passione per l’arte dei proprietari ingloba anche il design del Novecento con la coppia di sedie di Ico Parisi o “Committee Chairs” di Pierre Jeanneret, la lampada Servomuto e il lampadario Sputnik entrambi di Stilnovo.

Non meno ricercato l’artigianato del bancone della reception, della scultorea scala di collegamento o del rivestimento della piscina in piastrelle fatte a mano da Cotto Etrusco.

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In apertura particolare della zona bar.

ph. Alessandro Moggi.