Essere dei bravi maestri è il miglior modo per motivare lo staff dell’hotel.
La carenza di personale è il tema più caldo di questa estate 2022. Come risolvere il problema e, soprattutto, come fidelizzare e rendere più produttivo lo staff? Ne abbiamo parlato con Lorenzo Vidoni, General Manager dell’Urban Homy Group.
Una carriera internazionale e moltissime esperienze in hotel – dove ha rivestito praticamente ogni ruolo -fino ad approdare a Trieste come General Manager dell’Urban Homy Group, Lorenzo Vidoni è certamente una figura di spicco nell’hotellerie italiana. È per questo che abbiamo voluto intervistarlo sul tema che sta animando le cronache alberghiere degli ultimi mesi: la ricerca di personale.
we. Perché secondo te molte persone negli ultimi anni hanno deciso di abbandonare il mondo dell’hotellerie?
Molti, in questi ultimi anni, hanno proprio abbandonato la professione dell’ospitalità e dell’accoglienza. Un lavoro che io amo e sempre amerò, nonostante sia diventato faticoso, più di quanto non lo fosse prima. Gli ospiti sono sempre più esigenti, informati e di conseguenza “faticosi”. È aumentata la burocrazia, i canali di distribuzione dalla quale è difficile se non impossibile dipendere. È aumentato il costo del lavoro per un azienda e di conseguenza è diminuita la forza lavoro. Gli ultimi due anni inoltre non hanno aiutato gli imprenditori a investire sul personale in termini di quantità di organico. Questi sono alcuni degli aspetti per il quale molti colleghi hanno deciso di lasciare questo mondo e dedicare più tempo a loro stessi, non dovendo lavorare la domenica o i festivi. Tuttavia io sostengo che questi colleghi non avessero realmente l’attitudine a lavorare dietro un bancone, che sia hotel o ristorante. Sono convinto che chi ama realmente questo lavoro, difficilmente lo possa lasciare con leggerezza.
we. Ma come si fa ad amare questo lavoro – e a spronare i collaboratori ad amarlo – se è diventato sempre più difficile?
Credo che la prima risposta sia che bisogna aver avuto dei bravi maestri. Quando andavo a scuola, le mie materie preferite erano quelle dove il professore, seppur severo, ti trasmetteva qualcosa. Credo che tutti noi manager dobbiamo iniziare a guardare noi stessi, prima di puntare il dito solo sul “reddito di cittadinanza”, che comunque credo abbia influito negativamente su molti aspetti. Non è vero neanche il contrario, ossia che tutti gli imprenditori o tutti i manager vogliano far lavorare il dipendente 7 giorni su 7 per 365 giorni all’anno. Non è umano e tutti comprendono come i giorni di riposo, le ferie, “lo staccare la spina” porti solo beneficio al lavoratore e all’azienda stessa. Per fortuna io non ne ho incontrati lungo la mia strada. Sono estremamente convinto invece che il lavoratore vada motivato, formato, ma anche accompagnato. Un vero leader – parola della quale molti si riempiono la bocca – deve captare tutti i segnali che arrivano dal suo team. A volte basta uno sguardo, una parola o una risposta per capire che c’è qualcosa che non va. Li è il momento di intervenire e a volte è già troppo tardi. Meglio sarebbe riuscire ad anticipare questi segnali. Certo, è un lavoro nel lavoro, ma porta dei benefici enormi. Riuscire a capire quando un dipendente ha bisogno di ferie, di un giorno in più di riposo o perché no, di un piccolo aumento, sempre che se lo meriti, fa la vera differenza.
we. Come essere dei “buoni maestri” per il proprio staff?
Credo inoltre che coinvolgere il team nelle decisioni, anche banali, crea valore e da importanza alle persone che ti stanno accanto. Poi c’è la formazione. Molti la snobbano, ma fa crescere la persona e soprattutto lo rende consapevole di qual è la sua specificità. Pur facendo il medesimo lavoro, ognuno ha le sue qualità. C’è a chi piace la parte amministrativa, chi quella della customer relation, chi quella del marketing; c’è a chi piacciono i numeri (vedi revenue, reportistica). Solo uscendo dalla quotidianità, sia il lavoratore che i superiori riescono a percepire le loro qualità e su quelle va puntato e dati i compiti. È inutile insistere con colleghi sull’inserimento di fatture o controllo se a questi non piace la parte amministrativa. Oltre alla formazione one to one, personalmente, cerco sempre di portare a turno i colleghi a fiere, convention ed eventi. Negli anni mi sono accorto che anche questi siano momenti per creare team building, per fare pubbliche relazioni e confrontarsi con colleghi che vivono le stesse realtà in località diverse. Ti confronti con loro sugli stessi problemi che riscontri e spesso nascono grandi amicizie.
Ecco perché credo che in primis, siano gli imprenditori e i manager a dover capire tutto ciò. Non è più solo questione di soldi, ma di motivazione, dedizione e formazione.
Ho sempre detto che far fare stage scolastici a ragazzi mettendoli a far fotocopie sia deleterio per tutta la categoria. Chi si innamorerebbe di un lavoro così statico e noioso? Invece vanno coinvolti il più possibile nel lavoro quotidiano ed è quello che ho sempre insegnato ai colleghi quando vengono affiancati da stagisti scolastici. Loro saranno le persone che porteranno il curriculum nella tua azienda nei prossimi anni. Sempre che tu li abbia fatti innamorare o almeno incuriosire rispetto al nostro lavoro, difficile, stressante, ma stupendo.
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