Smart working: nuove prospettive per l’hotel? L’esempio di CitizenM
La catena olandese CitizenM che ha sempre fatto degli spazi comuni il proprio punto di forza, lancia una nuova iniziativa per attrarre aziende e lavoratori impegnati nello smart working. Iniziativa da cui l’hotellerie italiana potrebbe prendere molti spunti…e non solo per il settore business.
Da tanto tempo viene suggerito alle strutture di sfruttare meglio gli spazi comuni, di rendere bar e coffee corner centri di ricavo destinati anche a clienti esterni all’hotel. Da tanto tempo vengono mostrati agli albergatori italiani i trend internazionali che vogliono le deserte lobby trasformate in luoghi di aggregazione e co-working e i polverosi bar con i tristi scaffali riempiti da bottiglie di Cynar del ’72 in dinamiche caffetterie e locali per drink e aperitivi aperti con orario prolungato. I vantaggi? Sfruttare al meglio gli spazi, attrarre una clientela nuova, offrire servizi migliori a un turista sempre più liquido e affrontare al meglio scenari futuri dove sempre più sottile è e sarà il confine tra soggiorno business e leisure.
Esattamente quello di cui il brand CitizenM ha fatto il suo punto di forza. E di successo, a giudicare dalle continue aperture in tutto il mondo (finalmente anche in Italia).


Il Covid-19 non ha fatto che accelerare questo trend. Sempre di più, infatti, saranno gli ospiti dell’hotel – business e non – che necessiteranno di spazi per lavorare da remoto. Anche per il segmento leisure. Sarà sempre più raro trovare infatti famiglie o gruppi di persone in viaggio tutti in ferie. Ci sarà sempre qualcuno che avrà bisogno di lavorare, anche solo per poche ore al giorno. E gli hotel dovranno finalmente adeguarsi a queste esigenze e mettere a disposizione spazi (di cui spesso già dispongono) e strumenti.
Da sempre sensibile a questa tematica, CitizenM ha lanciato nei giorni scorsi un’iniziativa veramente interessante, da cui molti albergatori dovrebbero prendere spunto. Ecco il messaggio che ha lanciato ai propri ospiti:
A quei lavoratori che hanno lavorato da casa negli ultimi sei mesi e sanno che non torneranno presto in ufficio a tempo pieno;
Alle aziende che non hanno più a disposizione uffici enormi esono alla ricerca di modi più intelligenti per responsabilizzare la propria forza lavoro;
Ai recruiters, che si rendono conto che conviene non dover reclutare persone per trasferirsi nelle costose città di Londra, Parigi, New York e Boston;
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Cosa ne pensi, è ora di cambiare le dinamiche di viaggio, pendolarismo e uso dell’ufficio?
Questo accade, mentre noi spolveriamo le bottiglie di Cynar e le riponiamo nei bar degli hotel. Sarà il caso di farsi qualche domanda?
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