Cosa sono gli alberghi sanitari? Quali le regole per accedervi? Come funzionano? E, soprattutto, è conveniente – da tutti i punti di vista – per gli albergatori? Cerchiamo di vederci più chiaro

Servizi indispensabili garantiti ventiquattro ore su ventiquattro e controllo sanitario a distanza per chi sia impossibilitato a restare a casa: questo garantiscono gli alberghi sanitari.

A chi sono destinati
Alle persone positive asintomatiche e paucisintomatiche e ai loro contatti stretti che, per comprovati motivi, non siano ritenuti nelle condizioni di rimanere presso la propria abitazione, per esempio a causa di assenza inesistenza di ambienti adeguatamente dedicati in casa, a tutela del restante nucleo famigliare. Ogni stanza dell’hotel è a uso esclusivo della persona in isolamento a cui, ovviamente, è vietato ricevere visite.

Come vengono gestiti
In hotel può entrare il personale alle dipendenze della struttura, il personale sanitario, i fornitori autorizzati dalla Protezione Civile o dalla ASL e gli ospiti designati dalla ASL.  A occuparsi dei servizi di reception, sanificazione, pulizia quotidiana e cambio biancheria sono gli operatori della Protezione Civile [a meno che il bando regionale non preveda che possa occuparsene il personale dell’hotel fornito di DPI], mentre fornitura e somministrazione dei pasti sono a carico della Asl.

Le richieste di accoglienza
Come riportato nella convenzione, l’accoglienza in struttura può essere richiesta, previa verifica dei requisiti del caso, dai servizi sociali dei Comuni o dai medici dei singoli pazienti che al Dipartimento di prevenzione dovranno comunicare tutti i dettagli del caso per la valutazione epidemiologica. Il Dipartimento di Prevenzione, valutate le condizioni epidemiologiche dei possibili destinatari del servizio, comunicherà poi alla Protezione Civile il via libera per il singolo paziente. La Protezione Civile, dopo aver verificato la disponibilità di alloggio nella struttura, provvederà a comunicare la disponibilità al soggetto interessato.

Come diventare Covid hotel
Ogni regione, a seconda delle necessità di attivare alberghi sanitari, eroga un bando e alcune regole possono variare da regione a regione. Il consiglio è quello di leggere bene requisiti richiesti e tariffe e, soprattutto, le attività previste a carico della struttura.

Cosa è a carico dell’hotel
Anche in questo caso, le richieste da parte delle regioni possono essere diverse. Per avere un’idea, abbiamo preso come esempio un bando della Regione Toscana che richiede i seguenti servizi:

  • servizio di manutenzione ordinaria delle stanze e di reception
  • vigilanza h24 7 giorni su 7
  • prima del primo ingresso la struttura effettua operazioni di manutenzione dei condotti e pulizia dei filtri del sistema di areazione meccanica e servizio dei locali
  • comfort microclimatico secondo normativa vigente
  • gli spazi devono avere la possibilità di creare una o più separazioni con percorsi appositi per gli ospiti e per il personale di servizio
  • la struttura deve prevedere un ingresso unico per tutte le persone con il passaggio obbligato attraverso una postazione di accettazione alberghiera opportunamente fornito di DPI secondo normativa vigente
  • sorveglianza ambientale
  • defibrillatore
  • DPI secondo normativa vigente per il personale di servizio
  • presenza di ascensore

Le strutture ricettive alberghiere devono essere a norma in materia di prevenzione incendi con certificato di agibilità e collaudo statico e con tutti i requisiti previsti per l’esercizio di tale attività.

Le tariffe
Le tariffe sono stabilite dalle delibere di giunta regionali. Per esempio, la Toscana prevede 30,90 euro al giorno + iva al 10% per ogni camera. La cifra viene corrisposta per la totalità delle camere messe a disposizione, a prescindere dall’effettiva occupazione delle stesse.

Ma alla fine, a chi conviene?
Al netto del valore del servizio offerto alla comunità e dopo un’analisi superficiale della questione, verrebbe da dire che potrebbe essere conveniente per tutti gli hotel che altrimenti sarebbero costretti a restare chiusi o a lavorare in maniera eccessivamente sottodimensionata.
Molti albergatori si sono detti preoccupati per la brand reputation. La paura è quella che l’hotel continui a venire percepito come Covid hotel (già l’appellativo non aiuta…) anche in futuro e che gli ospiti possano poi temere di venire in qualche modo contagiati (cosa impossibile).

Secondo noi il fornire un servizio alla comunità, grazie a un buon piano di comunicazione, potrebbe invece essere sfruttato in chiave assolutamente positiva. Ma il problema non è questo. I problemi possono essere legati alla gestione degli alberghi sanitari da parte dei territori: sono infatti già stati lamentati dei problemi riguardo a ritardi relativi ai bandi e all’erogazione di servizi. L’altro, forse più importante, riguarda gli hotel che resterebbero comunque aperti, pur lavorando poco. Conviene, a fronte di un guadagno sicuro, perdere quei pochi ospiti del momento che forse potrebbe valere la pena fidelizzare per il futuro?

Insomma, la questione è spinosa e merita tante, tante valutazioni preliminari. Ben vengano gli spazi messi al servizio del bene comune, ma il consiglio è sempre quello di guardare al futuro e di pensare a quanto le azioni di oggi possano influire sulle attività di un domani.
Se pur incerto.