A Firenze, shopping curioso alla nuova Ménagère, tra un poke e un cheviche della cucina evolutiva di Nicholas Duonnolo e un cocktail di Luca Cinalli, comprando fiori e profumi in un ambiente completamente ristrutturato firmato a quattro mani dall’architetto Claudio Nardi e Massimo Manfredi.

Un imprenditore prestato alla ristorazione, così si definisce Massimo Manfredi, l’eclettico titolare della Ménagère, locale storico fiorentino, aperto nel 1896 come primo negozio di ricercati casalinghi e meta delle famiglie bene della città, che qui sceglievano le liste nozze, facevano acquisti di complementi di arredo non reperibili altrove. Viene trasformata nel 2015 dalla famiglia Manfredi che fa sua l’idea di multifunzionalità in un locale dedicato al food&beverage. Il successo del nuovo concept è immediato.

Ma la Ménagère ora è la nuova Ménagère, sì perché dopo sei anni di successi, durante il lock down la proprietà decide di attuare un importante restyling affidandosi all’architetto fiorentino Claudio Nardi. Ed è subito alchimia.

Alla domanda perché ristrutturare un locale di grandissimo successo la risposta di Manfredi è sorprendente.

In sei anni abbiamo regalato emozioni a più di sei milioni di persone con un concept che è stato più volte riproposto e imitato. Ci sembrava giunto il momento di rinnovarci per regalare ancora altre emozioni.

E nasce la nuova Ménagère.

L’idea-guida è stata quella di creare una molteplicità di luoghi, tra di loro interconnessi ma ognuno con uno stile indipendente, da vivere come un viaggio attraverso, emozioni, ispirazioni, gusti.

Il progetto realizzato dallo studio Claudio Nardi Architects, con la collaborazione di Matteo Crociani, ha portato a un ripensamento degli spazi attraverso gesti architettonici delicati ma dal forte carattere, cifra stilistica dell’architettura sensibile di Nardi. L’intervento ha previsto una modifica del layout, con l’area bar e cocktail sulla destra e ingresso proprio; la galleria centrale, davanti all’ingresso principale, ospita fiori, complementi, dolcezze e diventa una quinta prospettica verso la zona ristorante e la private dining che si estende nello chef’s table.

Sala ristorante con vista sullo chef’s table.

Il tavolo comune del bistrot, iconico elemento del locale, ricavato da grandi tavole in legno di quercia, diventa un set in cui vivere una giornata tra leisure e co-working. Scenografica l’imponente parete multicolor tappezzata da vasi vintage in vetro.

La ristrutturazione ha previsto il recupero di ampi spazi, prima diversamente utilizzati, all’insegna di una nuova convivialità per ospiti di ogni tipo perché il gusto del bello non ha età.

Dal nuovo loggiato caratterizzato da un muro di rose rosse alle salette molto business lounge Anni ’60 del mezzanino che si aprono su un cavedio esterno per meeting open air, alla sala Linda dove regna un’atmosfera da biblioteca di casa con divani e caminetto e un’ampia libreria per titoli di botanica. Lo spazio interrato, dove una volta c’era un locale jazz, è stato ripensato come un gentlemen’s club contemporaneo con un’importante selezione di distillati, una cantina privata, una sala biliardo e un fumoir e cigar room: un ambiente raccolto, ovattato, con tappezzerie di ispirazione Anni ’40 e di massima privacy.

Importante l’offerta food&beverage, gestita con visione e continuità da Angelo Cavaliere, amministratore e general manager, che ha coadiuvato la famiglia Manfredi fin dagli albori del progetto.

In cucina Nicholas Duonnolo riprende oggi il timone con un’idea complessiva di cucina evolutiva, a filiera cortissima – tutti i lievitati sono fatti in casa, le erbe aromatiche sono in coltivazione idroponica, direttamente in cucina – nella quale introduce accenti di culture orientali o sudamericane, come ceviche e poke accostati a piatti della migliore tradizione italiana.

Grandi novità riguardano anche il bar, con l’arrivo a La Ménagère di una delle figure italiane di riferimento nel mondo internazionale della mixology, Luca Cinalli che sorprende con una cocktail list che è un mix di internazionalità e amore per la liquoristica nostrana, come dimostra il Carribbean Colony (base gin e cedro, lime e pompelmo) o il Cereise Spritz (Sakura Mancino con prosecco, liquore alla ciliegia, pompelmo rosa).

ph. Mattia Aquila.