Un contesto antico di grande suggestione che mescola architettura, design e alta cucina. Il ristorante IO – Luigi Taglienti che si affaccia sul cortile verde guarda al passato con spirito contemporaneo anche nel design.

Un progetto a più mani che ha coinvolto diversi professionisti locali quello del restauro e riutilizzo dell’ex chiesa di Sant’Agostino a Piacenza. Un progetto in itinere iniziato con l’aggiudicazione della gara di concessione per 25 anni alla società “Galleria Enrica De Micheli” fino alla recente apertura del ristorante IO – Luigi Taglienti.

La scenografia rinascimentale della basilica, con colonnati, stucchi e affreschi, diventa nel 2018 la cornice monumentale di Volumnia, spazio espositivo dedicato al design italiano della seconda metà del Novecento e a mostre temporanee d’arte contemporanea. Ma il complesso intervento non finisce qui.

“Dopo lo stop causa Covid sono ripartiti i lavori di recupero del cortile esterno su cui si affaccia l’ex falegnameria del monastero. È questo lo spazio ideale per il dehors del ristorante”, sottolinea la stessa Enrica De Micheli, “e costituisce un unicum con la galleria. Il progetto è nato subito come commistione fra architettura, design, arte, anche culinaria. Il rispetto per il contesto accomuna l’impostazione di spazi, arredi e illuminazione nel segno della suggestione.”

L’ex falegnameria è stata ampliata e ristrutturata su progetto degli architetti Enrico De Benedetti, Simone Subitoni e Silvia Blesi, mettendo in luce il rapporto fra contesto storico e interni accentuato dalla scelta di corpi illuminanti di Davide Groppi. La grande vetrata a tutto sesto di testata mette in contatto diretto l’interno con il giardino esterno, disegnato dalla paesaggista Anna Scaravella, utilizzando diverse essenze arboree e arredato con tavoli e sedie anni ’50 e vasche per fioriture in lamiera zincata poste sulla vecchia pavimentazione in cemento.

La sala, di 35 coperti, risulta essere quasi una dependance della galleria per la scelta degli arredi: la sedia Leggera di Gio Ponti, il grande tavolo in marmo bianco di Carrara di Angelo Mangiarotti e la libreria Stildomus sulla parete principale, banco e panche su disegno in essenza di rovere tinto palissandro, finiture in metallo nero e ottone, tavoli su disegno tutti ispirati agli anni ’50.

L’ambientazione, essenziale, risulta rispettosa della spazialità della vecchia falegnameria: pavimentazione in cemento elicotterato nero, una particolare finitura ottenuta con strumenti rotanti a forma di pale, pareti trattate a calce e soffitti in legno.

Il progetto illuminotecnico è in linea con l’impostazione essenziale che caratterizza tutto il complesso, dall’allestimento interno della chiesa, al giardino e al ristorante. Una grande luna, la lampada Moon di 2 metri di diametro incorniciata dall’arco vetrato di testata e posta sopra il banco, accoglie gli ospiti, tanto quanto le lampade TeTaTeT bianche e oro sui tavoli. La luce è proposta come un ingrediente della cucina di Luigi Taglienti e il giardino è trattato come un’altra sala del ristorante, mettendo in risalto la profondità dello spazio impostato sull’accoglienza.

La proposta gastronomica è una sintesi dell’evoluzione dello chef ligure – già 1 stella Michelin delle Antiche Contrade di Cuneo, del Trussardi alla Scala e poi del suo Lume sempre a Milano- sullo studio del patrimonio culinario del territorio attraverso un punto di vista differente. Un laboratorio creativo anche a servizio delle tante iniziative, mostre ed eventi privati, accolte nella galleria Volumnia.

ph. Fausto Mazza