Da una maniglia alla metafora del viaggio, a un’intervista molto introspettiva con Neri&Hu che si raccontano a we:ll. La loro idea di lusso e hospitality ma non solo.

Dalla nuova maniglia studiata per Ento – marchio nato nel 2018 a Cantù dalla storica azienda di maniglieria classica Salice Paolo – a parlare di hospitality il passo è breve. Incontrati alla recente Milano Design Week, presso lo showroom Albed Gonzaga 7, Lyndon Neri e Rossana Hu si raccontano in un’intervista a we:ll magazine.

we. Perché un’altra maniglia e da cosa è partita l’idea?

Lyndon. La prima maniglia progettata per Ento, Zai, risponde al senso della funzione e della presa. La nuova maniglia, presentata al Salone del Mobile 2024, l’abbiamo chiamata Xū, che in cinese significa vuoto. Vuole essere il negativo della prima e reinterpreta la forma della canna di bambù, un elemento naturale che vanta una storia lunga e affascinante in Estremo Oriente, dove è utilizzato anche come materiale da costruzione. È un omaggio a un importante simbolo della cultura cinese che abbiamo interpretato secondo la poetica della sottrazione. Il disegno riprende infatti la parte interna della canna di bambù, il suo gambo cavo.

Rossana. Abbiamo lavorato pensando alla maniglia non come a un oggetto ma come a una superficie composta da vari strati di pelle. Abbiamo lavorato una superficie a spessore, come se fosse una scultura, dando una nuova lettura e interpretazione dell’oggetto.

we. Vi considerate più architetti o più designer?

Rossana. Decisamente più architetti. La percezione dello spazio viene prima di tutto. L’architettura è spazio: esterno, interno e gli oggetti assumono la loro dimensione nello spazio e nell’architettura.

Lyndon. Pensiamo per esempio al passato. Agli insegnamenti di Alvar Aalto e Mies var der Rohe e a come gli elementi di design da loro progettati si inserivano negli spazi e come gli spazi avevano bisogno di questi oggetti. Pensiamo agli oggetti progettati da Charlotte Perriand e ai suoi interior come vivevano nelle architetture di Le Corbusier, o alla Villa 1027 progettata da Eileen Gray, ai mobili che aveva progettato per arredare questa casa, la sua casa, e come sono ancora più belli proprio perché inseriti in quello spazio.

Gli oggetti, seppur spettacolari, non dovrebbero uscire dagli spazi. E questo è il nostro approccio.

we. Cosa rappresenta per voi la luce e come la utilizzate nei vostri progetti?

Lyndon. Nei nostri progetti ci piace essere molto semplici, anche in quelli di hospitality. E la luce ci piace per creare lo spazio. La luce è molto importante, molti grandi maestri come Aalto, Louis Kahn, Sigurd Lewerentz hanno lavorato con la luce. La luce è parte della natura, del paesaggio, ha potere sull’architettura e modella i volumi.

Rossana. Vedi perché c’è luce, senza luce non puoi vedere nulla. Con la luce puoi creare l’esperienza dell’architettura, della proporzione e del movimento.

we. Dalla maniglia all’hospitality. Quali suggestioni vi vengono in mente?

Rossana. La maniglia è un qualcosa con cui entri in contatto, un contatto consensuale e tattile. Con le maniglie apri le porte. Non ci avevo mai pensato ma la tua domanda mi ha fatto considerare che la maniglia è una metafora del viaggio, anche se è solo per passare da una parte all’altra di una porta. Implica un’entrata e un’uscita da uno spazio. Ma anche un inizio. E alla base dell’hospitality c’è il viaggio, comporta l’andare e venire da qualche luogo e rappresenta anche l’inizio di qualcosa.

Lyndon. Lo spazio al quale Rossana fa riferimento in cinese si dice kongjian, che è una parola che significa sia spazio che tempo. Quindi una maniglia che apre una porta ti permette di oltrepassare una soglia spazio temporale. Ti permette di entrare e uscire ma anche di chiuderti dentro. Aprirti al mondo o isolarti da esso.

Alila Hotel | Kuala Lumpur. ph. courtesy Neri&Hu.

we. Cosa è per voi il lusso?

Rossana HU. Il lusso per me è libertà da quello che le persone pensano che tu dovresti fare ed essere a tuo agio senza preoccuparti di quello che pensa la gente. Per quanto riguarda il nostro lavoro a noi piace il lusso discreto perché dà la possibilità di tornare alle cose basilari. La natura è il top del lusso. Per questo noi siamo attirati dai materiali naturali e metafore naturali. Come il bambù.

Neri Lyndon. Il regalo che ci è stato dato come individui è essere chi sei senza provare a essere qualcun altro. Nel mondo d’oggi, dove tutto è instagrammabile, superficiale e veloce, le persone cercano di essere chi non sono. Ma se tu puoi essere te stesso ti si può capire e apprezzare per quello che sei. E questo è lusso. Come anche la capacità di ritagliarsi del tempo. Noi siamo in un mondo che si muove molto velocemente e nel quale noi pensiamo di avere ogni cosa ma, in realtà, non possediamo niente.

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In apertura: Aranya Art Center (ph. courtesy Neri&Hu).