Quelle di Etta Lauro, della sua progenie e di un meraviglioso hotel 5 stelle. Qui dove il mare luccica, nel golfo di Sorrento. Una conversazione con Pietro Monti, direttore marketing dell’hotel. Oggi 1 Chiave Michelin.

Tutto parte da nonna Etta e dalla sua bellissima palazzina in stile Liberty costruita nel 1912 a Sant’Agnello a Sorrento, con una vista spettacolare sul Golfo, il Vesuvio e le isole. Etta però non è una nonna qualsiasi, è Antonietta Lauro, la sorella dell’armatore Achille, sposata con Giuseppe Maresca, famoso costruttore della zona. La leggenda vuole, e così mi è stato raccontato dai nipoti e bisnipoti di Etta, che oggi gestiscono la struttura, che la nonna aprì la sua dimora durante la Seconda Guerra Mondiale agli sfollati che provenivano dal Nord Italia.

Tanto era bello il luogo e tale l’ospitalità della gente del posto, che molti decisero di tornare dopo la guerra, alimentando il turismo locale – che, per altro, ha radici lontane dal momento che Sorrento nel Settecento e Ottocento era una delle mete inserite nel Gran Tour che portava giovani aristocratici in Paesi europei per completare la loro formazione culturale – ma fomentando anche in nonna Etta l’idea di trasformare la sua bella dimora in un albergo.

Da sx. Pietro Monti, Alessandra Maresca, Francesco Monti e Sergio Maresca.

“Ed è proprio da questa origine che nasce la nostra accoglienza. Un’accoglienza familiare, perché noi, con la nostra casa ‘di famiglia’, con i nostri 80 collaboratori, insieme ai nostri ospiti, ci sentiamo una famiglia”, spiega Pietro Monti, direttore marketing del Mediterraneo, bisnipote di nonna Etta che, insieme al fratello Francesco, resident manager, e ai cugini Sergio Maresca, CEO, e Alessandra Maresca, direttore di revenue [nipoti di nonna Etta], porta avanti l’eredità di Antonietta Lauro.

Tramonto dal Vista Sky Bar sul roof top dell’hotel.

Tutta un’altra storia ma che parte da qui e arriva a 1 Chiave Michelin.

“Tutta un’altra storia” è il claim di Hotel Mediterraneo, quella che declina l’originale ospitalità di nonna Etta in un concept moderno di hotel 5 stelle e dal carattere internazionale. In principio si chiamava Terminus perché era situato alla fine della strada. In seguito, il nome è stato cambiato in Mediterraneo, in onore del “nostro mare”.

La struttura ha subìto diverse trasformazioni: prima un 3 stelle, poi 4 stelle negli Anni ’70, nel 2000 la realizzazione del ristorante Vesuvio e il Vista Sky Bar sul roof top nel 2015, che ha portato l’hotel all’apertura ai clienti esterni, poi 5 stelle nel 2021 dopo un’ulteriore ristrutturazione della lobby, delle camere, per un totale di 61, comprese 4 Junior Suite e 2 camere family, dei ristoranti, due, e la realizzazione della Spa.

L’ hotel, già insignito nel 2021 del Premio “LIV Hospitality Design Awards” e inserito dal 2023 nella prestigiosa collection “Autentico” di hotel italiani di lusso, indipendenti, che si distinguono per la loro “personalità” e “accoglienza unica”, ha appena ottenuto un importante riconoscimento, una chiave come “soggiorno speciale” all’interno della Guida Michelin. Come le Stelle MICHELIN per i ristoranti, le Chiavi MICHELIN individuano l’eccellenza nell’esperienza alberghiera. Si tratta di luoghi che contribuiscono in modo significativo all’esperienza del viaggio, scelti e selezionati per eccellenza nell’architettura e nel design degli interni; individualità, personalità e autenticità; qualità e solidità del servizio, del comfort e della manutenzione; rilevanza della struttura nell’ambito della località in cui si trova e coerenza tra il prezzo e l’esperienza offerta.

“È un riconoscimento che ci riempie di orgoglio. Un altro tassello in un percorso di crescita continuo, sostenibile e inclusivo”, sottolinea Pietro Monti.

Il genius loci tra design e offerta food&beverage.

La mano felice e leggera che dal 2017 firma restyling e ristrutturazioni dell’hotel è quella di Manuela Mannino, architetto italiano trapiantata a Londra dove, insieme al marito Nicholas Hickson, dal 2005 conduce lo studio di architettura e design THDP con sede sia a Londra che a Milano. “Abbiamo selezionato lo studio THDP, che lavora per le grandi catene come Hilton e Marriott, perché volevamo assicurare ai nostri ospiti quel livello di comfort internazionale fondamentale a un 5 stelle ma nello stesso tempo dare anche un imprinting molto forte del nostro genius loci. Il brief trasmesso agli architetti è stato quello di utilizzare materiali locali e lavorazioni artigianali, come per esempio la pietra lavica [ndr. splendidi i ripiani smaltati di tavoli e comodini] o il richiamo all’intarsio, tipico dell’artigianato sorrentino, nei pavimenti in legno”.

La lobby. Area check-in.

“Anche nel design si riflette il modello di ospitalità. Per fare un esempio: un conto è fare il check-in con il cliente in piedi davanti al banco, un altro è farlo in un salotto conviviale, con l’ospite già a proprio agio senza barriere fisiche frapposte tra lui e l’operatore”.

Anche con il design abbiamo voluto trasmettere il nostro modello di accoglienza.

Il richiamo alla tradizione prosegue nell’offerta food&beverage declinata nei due ristoranti dell’hotel, il Vesuvio Panoramic Restaurant, al 5° piano, e l’Aqua Pool Lounge il ristorante a bordo piscina, capitanati entrambi dall’executive chef Giuseppe Saccone, e al Vista Sky Bar, il roof top bar con vista mozzafiato sul golfo e nell’ultimo nato L’oltremare Lounge Bar.

L’Oltremare Lounge Bar.

“Al ristorante a bordo piscina i piatti proposti sono più semplici, con prodotti locali poco lavorati, naturali, la proposta del ristorante Vesuvio è invece più ricercata ma sempre basata sulla tradizione, con ricette tipiche come la pasta alla Genovese, gli gnocchi alla sorrentina o il pollo reinterpretati in chiave gourmet. C’è anche un menu degustazione con i piatti che nonna Etta amava cucinare la domenica.”

Aqua Pool Lounge a bordo piscina.

Le eccellenze del Mediterraneo.

Ma l’ospitalità è cambiata molto, in questi ultimi anni. Continua Pietro: “I viaggiatori sono sempre più esigenti soprattutto in termini di esperienza. ‘Offrici qualcosa di diverso, di particolare’, ci chiedono. Le persone sono abituate al benessere, al lusso scontato, al cibo di qualità e al design. Sempre più difficile stupire. Con il Covid c’è stato forse anche un passo indietro rispetto alla convivialità.

Il Covid ci ha lasciato la fretta.

Room Junior Suite. Sotto, particolare del bagno e vista sul golfo.

“Il Covid ci ha abituati agli strumenti digitali che velocizzano molto l’esperienza e quindi rimane la fretta. Siamo in un territorio che è particolarmente slow e invita per sua natura al relax ma allo stesso tempo dobbiamo essere sempre pronti e veloci nella risposta.”

we. E quali sono le esperienze memorabili che offrite ai vostri clienti?

Di memorabile c’è la nostra ospitalità, ma non sono io a dirlo ma i nostri ospiti.

E poi le nostre chicche come la pizza masterclass con il nostro pizzaiolo Benito, da quarant’anni con noi, e il giro delle calette con lo yacht dell’albergo. Che è poi quello che facciamo noi quando abbiamo tempo libero.

we. Cosa ti sentiresti di consigliare ai tuoi colleghi albergatori?

Siate sempre all’avanguardia. L’ospitalità sta cambiando e quella italiana ha subito anche un attacco da parte delle grandi catene internazionali che hanno fatto un po’ di shopping soprattutto nelle grandi città. Quindi scegliete la vostra strada ma guardate sempre avanti.