I collaboratori – per chi li ha, a questo punto – sono una risorsa che mai come oggi deve essere gestita nel migliore dei modi per evitare turnover e assicurarsi che portino valore all’azienda, qualunque sia il loro ruolo. Siamo sempre concentrati sulla fidelizzazione dell’ospite, ma abbiamo mai pensato a come fidelizzare i membri dello staff? Ecco dieci buone pratiche da seguire.

Sì, fidelizzare i collaboratori è importantissimo. Sono mesi e mesi che si parla delle enormi difficoltà che il settore turistico sta affrontando sul piano delle risorse umane. E ci troviamo nella – per qualcuno -paradossale situazioni in cui sono le strutture a doversi rendere appetibili nei confronti dei potenziali collaboratori, non viceversa.

Eppure c’è anche chi non ha di questi problemi. Hotel e ristoranti che hanno saputo investire sui propri collaboratori e che sono stati in grado di fidelizzarli nel tempo. Il concetto di fidelizzazione non dico che nel mondo dell’ospitalità sia estraneo, ma quasi. Anzi, in un’ottica di lavoro stagionale probabilmente non ci si pone nemmeno il problema.

Eppure la fidelizzazione del personale porta tanti, tanti vantaggi. In primis, va di pari passo con la fidelizzazione del cliente. Gli ospiti amano trovare le stesse persone ed essere riconosciuti non solo per merito del CRM (quando va bene). Un frequente turnover di personale, inoltre, conferisce all’impresa l’immagine negativa di un posto in cui non si lavori bene. E non dimentichiamo che per il collaboratore che si è guadagnato la fiducia dell’ospite sarà molto più facile vendere servizi ed esperienze extra o comunque orientare la vendita.

Senza entrare nel merito di compensi e condizioni lavorative – che diamo per scontate – crediamo che gli imprenditori dell’ospitalità dovrebbero porsi delle domande e capire se realmente il lavoro che offrono sia così appetibile nel lungo periodo.

Innanzitutto, prendere in considerazione ogni elemento dello staff e domandarsi in cosa poter migliorare il rapporto di lavoro, quali azioni intraprendere per rendere ognuno più performante e allo stesso tempo valorizzarlo. E poi, appunto, farsi delle domande.

Perché questa persona continua a lavorare nella mia azienda?
È solo una questione economica e/o di comodità?

Quanto è cresciuta questa persona nel corso degli anni?
Quali competenze ha acquisito rispetto al suo primo giorno di lavoro?

Le problematiche intercorse in passato sono state superate?
Ci sono questioni irrisolte che potrebbero trascinarsi e rappresentare un ostacolo?

I miei competitor sono più attraenti dal punto di vista lavorativo?
Cosa offrono ai collaboratori in più di me?

Quanto e come sono state formate le risorse della mia impresa?
Formare significa non solo acquisire nuove conoscenze, ma anche dare valore a ogni competenza e figura professionale.

Questa persona potrebbe raggiungere nuovi obiettivi lavorativi?
Potrebbe ricoprire un ruolo di maggiore responsabilità? La scarsa possibilità di crescita è uno dei motivi più frequenti per cui le imprese non vengono prese in considerazione o vengono abbandonate.

Ci sono motivi per cui questa persona potrebbe desidere di cambiare professione o di abbandonare la mia azienda?
Potrebbe trovare per esempio il lavoro troppo ripetitivo. Potrebbe desiderare degli incentivi. Potrebbe avere problemi con i colleghi.

Noi crediamo che tutti gli imprenditori del settore ospitale dovrebbero dare una risposta a queste domande per migliorare il rapporto di lavoro con i propri collaboratori. Perché in un mercato di grande concorrenza come quello turistico fidelizzare il personale è ancora più impegnativo che trovarlo. E non investire sullo staff non è mai conveniente.