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Dove l’hospitality tocca il cielo”: una speciale dimensione dell’accoglienza, capace di migliorare l’immagine dell’hotel e di aumentarne il ritorno economico. Raccontata da due player d’eccezione: Federico Spagnulo di Spagnulo&Partners e Marco Gilardi di Minor Hotel Group.

Dove l’Hospitality tocca il cielo: progettare rooftop che fanno a differenza è stato il primo di un ciclo di 6 appuntamenti dedicati alla formazione sulla progettazione di spazi outdoor nel settore alberghiero, organizzato da we:ll magazine e Teamwork Hospitality insieme a Unopiù, partner dell’evento.

Le terrazze Salvioni dove si è tenuto l’evento formativo Dove l’hospitality tocca il cielo: progettare rooftop che fanno la differenza. Con Federico Spagnulo e Marco Gilardi.

All’appuntamento il 15 maggio scorso nello spazio open air dello showroom Salvioni in via Durini 3 a Milano, arredato da Unopiù, l’architetto Federico Spagnulo di Spagnulo & Partners e Marco Gilardi, Director of Operations presso Minor Hotel Group Europe and America, hanno risposto alle domande di Laura Verdi, direttore di we:ll magazine.

Il panorama italiano dei rooftop alberghieri.

Tra riflessioni e il racconto di case study di progetti iconici, si è delineato l’attuale panorama italiano del rooftop alberghiero di qualità. I principali motivi dello sviluppo di questi nuovi spazi risiedono, spiega Federico Spagnulo, in tre fattori principali: “Innanzitutto vi si può accedere anche dall’esterno, senza dover entrare nell’hotel, e questo è un punto di forza per aprire i rooftop ai local. L’altro vantaggio è che il rooftop può essere pensato in modo totalmente autonomo rispetto alla struttura ricettiva. Infine, è un luogo dove si può instaurare un dialogo con la città anche visivo. Un esempio? Dal rooftop del Baglioni si vede tutta Milano”.

Come progettare i rooftop?

Se le prospettive sono invitanti, la progettazione presenta diverse complessità, a partire dalle problematiche tecniche. Sono necessari interventi di coibentazione, di isolamento acustico, di verifica della portata delle solette. Inoltre si impone il rispetto di normative antincendio e l’individuazione delle uscite di sicurezza. “I vincoli e le procedure per realizzare una terrazza vivibile in un hotel possono essere tante e non sempre risolvibili con facilità, soprattutto nei centri storici e nelle città d’arte”, spiega l’architetto.

Casa Baglioni Rooftop by Sadler nel quartiere Brera a Milano, ph. Diego De Pol.

Ma veniamo a un ulteriore plus del rooftop, che può diventare realtà per molte ma non per tutte le strutture: la piscina. “Una marcia in più, perché si mette a reddito uno spazio magari inutilizzato e perché rende il rooftop ancor più attrattivo, rendendolo fruibile tutto il giorno e non solo al momento dell’aperitivo”. Attenzione però alla portata; negli hotel di nuova costruzione, se il progetto prevede sin dall’inizio una piscina sul tetto, le solette saranno idonee. Diverso è il caso di edifici già esistenti, dove dovranno essere fatte le opportune verifiche e apportati eventuali rinforzi. Poi viene la gestione, che deve essere ben organizzata, in termini di personale e di servizi offerti.

rooftop
Il rooftop dell’Ara Maris a Sorrento: progetto di Spagnulo & Partners, ph. Barbara Pau.

Parlando di arredo, quale i requisiti più importanti?

Il requisito davvero importante per mobili da outdoor è che siano facili da spostare, per modificare le configurazioni a seconda di eventi e situazioni, e che i colori siano stabili al sole e agli agenti atmosferici. Naturalmente devono essere belli ma questo oggi non è un problema. Altra caratteristica fondamentale è che gli arredi outdoor si asciughino velocemente in caso di pioggia; l’idrorepellenza totale non è strettamente necessaria. Ciò che è necessario, invece, è che l’arredo sia fornito con opportuni teli di protezione che possano facilmente essere posizionati e rimossi.

Il tema dell’ombreggiamento è un altro punto chiave e anche qui la varietà e flessibilità dei sistemi in commercio rendono semplice trovare il prodotto idoneo, per esempio vele avvolgibili o pergole con lamelle orientabili.
Quanto allo stile, ci sono delle regole da seguire? Ecco cosa ne pensa Federico Spagnulo: “I progetti che realizziamo sono tra loro molto diversi e il nostro approccio è sartoriale: ascoltiamo il cliente ma anche il luogo. Detto ciò, il rooftop è un progetto a sé che può stilisticamente non avere molto in comune con l’hotel”. Così è per esempio per Casa Baglioni a Milano. In quella posizione così vicina a Brera, a Spagnulo&Partners è parso naturale connotare l’albergo con riferimenti al fervore culturale che aveva caratterizzato Milano negli Anni ’60 e agli artisti che ruotavano attorno al bar Jamaica, il ritrovo degli intellettuali nel quartiere di Brera. Il rooftop di Casa Baglioni è arrivato in un secondo momento, successivamente alla realizzazione dell’hotel – una richiesta precisa della committenza – ed è stato progettato con uno stile differente.

Altre terrazze importanti progettate da Spagnulo&Partners? Quella dell’hotel Ara Maris a Sorrento, che ha anche un collegamento verticale a sé stante, specifico per il servizio al piano, tale da rendere lo spazio sul tetto molto più fruibile. E, ancora, il Baglioni Resort Sardinia davanti all’isola di Tavolara: ha un terrazzo a forma di prua che accoglie il ristorante Sadler con stella Michelin, il tutto con affaccio sul tramonto. Un altro importante intervento di Spagnulo&Partner è Palazzo Portinari Salviati a Firenze. “Impossibile in questo caso un rooftop – ci troviamo in centro a Firenze in un palazzo vincolato dalla Sovrintendenza- ma siamo riusciti comunque a ricavare un affaccio sull’esterno, una terrazza al servizio di una camera spettacolare sui tetti della città”.

La terrazza con piscina del nhow Milano, parte del gruppo Minor Hotels.

I plus per l’hotel.

Marco Giliardi, Director of Operations di Minor Hotels che conta 550 alberghi in 55 paesi, racconta che su 7 alberghi del gruppo a Roma, 6 hanno aree all’aperto di cui 3 sono rooftop. “Le città italiane sono perfette per far funzionare questi spazi, che sono belli, ‘instagrammabili’ e generatori di fatturato. Anche il food&beverage qui può fruttare, se gli spazi vengono utilizzati al meglio”.

Alla definizione funzionale ed estetica dell’hotel, e quindi delle terrazze, concorrono le scelte della proprietà e la professionalità dell’architetto. Gilardi riconosce proprio alla sensibilità di quest’ultimo un indiscusso valore aggiunto. “Per quanto riguarda le catene, oggi non si può più parlare di standard rigidi da seguire bensì di linee guida, entro le quali il progettista può godere della sua libertà di espressione. E i rooftop, come abbiamo visto, sono luoghi dove la creatività può esprimersi al meglio. Il rovescio della medaglia? Quando l’architetto vuole imporre il proprio stile, come fosse una sorta di firma: il rischio è che si crei una sensazione di déjà vu. Invece, per la terrazza e per l’hotel nel suo complesso, il fatto di non avere uno stile riconoscibile e di collegarsi all’anima della città rappresenta un grande plus, così come sono ulteriori valori aggiunti la sua fruibilità e la flessibilità. In questo senso, la  terrazza dell’hotel nhow a Milano resta un esempio vincente per diversi aspetti. È super originale, con la sua struttura a sbalzo, le piscine che si svuotano per accogliere party: tutto è all’insegna della flessibilità di utilizzo. E anche divertente”. 

Lo spazio outdoor dell’NH Collection Venezia Murano di Minor Hotels.

Abbiamo parlato di progettazione del rooftop, di arredo, di relazione con la città. Ma cosa serve per farlo funzionare e, quindi, rendere? Gilardi non ha dubbi: “La logistica, ossia il servizio deve essere coerente con la struttura. E poi scegliere bene le persone che lavorano con te”.

Ecco dunque la ricetta: l’importante è il posizionamento e mantenere la promessa.

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In apertura, hotel Ara Maris a Sorrento, ph. Barbara Pau.