Pizza gourmet e birra al top.

La cifra stilistica è quella: muri faccia a vista, wall painting, boiserie dipinte e storie raccontate attraverso vecchie stampe in bianco e nero, cucina a vista e atmosfera confortevole. È il mood che si respira a Berberè Colonne, il quarto punto vendita a Milano aperto dai fratelli Matteo e Salvatore Aloe firmato Comunicattive e Studio Rizoma Architetture, due realtà bolognesi che hanno collaborato anche alle precedenti aperture.

E compie dieci anni il brand, con dodici ristoranti in Italia, tre a Londra e una sola grande passione: quella di fare una pizza buonissima, artigianale, realizzata da lievito madre vivo e con prodotti biologici selezionati. Il nome, curioso, è quello di un mix di spezie arabe. “è vero, non c’entra nulla con la pizza ma ci piaceva il suono, rotondo, che rotola”, spiegano le Comunicattive che hanno studiato il naming.

Una novità per il Berberè Milano Colonne è la presenza all’interno del locale del primo Mikkeller Bar in Italia, una brew firm fondata nel 2006 a Copenhagen da Mikkel Borg Bjergsø che si è fatta ben presto conoscere fuori dei confini danesi per il suo approccio innovativo alla produzione birraria e che ha contribuito a riscrivere la storia della birra artigianale contemporanea.

La partnership fra Mikkeller e Berberè è siglata da passione e comuni curiosità che hanno portano entrambe le realtà a ricercare sapori e sfide sempre nuove. Da una parte Mikkeller sviluppa progetti affiancati alla produzione birraria come realizzazione di bar, festival, un running club internazionale, collaborazioni con musicisti e altri ristoranti. Allo stesso modo anche Berberè segue progetti diversi come la rivista  24 Hour Pizza People o la propria web radio  Pizza or Vinyl.

Water Series, le birre che cambiano con l’acqua.

Al Berberè Milano Colonne si possono provare 10 birre alla spina e una selezione di birre in bottiglia e lattina oltre a scoprire le differenze di gusto dovuto solo alla modifica dell’acqua utilizzata nella produzione delle birre Water Series. Non mancano le chicche, tra cui birre spontanee come la Sour Ale Spontancherry Frederiksdal, realizzata con le ciliegie pluripremiate di un contadino dell’isola Lolland nell’estremo sud della Danimarca e invecchiata in botti di rovere o la Green Gold IPA, in cui il luppolo americano è mitigato dalle note di caramello e agrumi.

Un’altra novità del locale sono le pizze montanare, pizze fritte con impasto Berberè in tre varianti: “Pomodoro, parmigiano reggiano e basilico”, “Stracciatella e crudo di Norcia” e “Pomodoro, bufala, acciughe e origano”. La qualità è quella che ha fatto ottenere i 3 spicchi del Gambero Rosso,  il premio come migliore pizzeria bio d’Italia ai Pizza Awards e la quattordicesima posizione  nel mondonella classifica Top50Pizza.

Morbida dentro e croccante fuori, la pizza secondo Berberè.

 Impasto realizzato ogni giorno in ogni pizzeria partendo da acqua, farina e pasta madre viva.

• Farine semintegrali biologiche e macinate a pietra. 

• Impasto a base di pasta madre viva che riposa almeno 24 ore a temperatura ambiente controllata, tra i 20 e i 24 gradi.

• Impasti alternativi con cereali diversi dal grano (enkir, farro, Senatore Cappelli) o con idrolisi degli amidi, una tecnica di lievitazione antica, totalmente priva di lieviti aggiunti, basata sul processo di autofermentazione del grano spezzato.

• Guarnizioni con ingredienti freschi di stagione, molti biologici e di alta qualità.

• Pizza servita già tagliata in 8 fette, più conviviale e facile da mangiare.

La location.

Ogni pizzeria del brand ha un progetto architettonico site specific e ogni locale ha una propria identità unica, forgiata con l’obiettivo di essere un luogo che contribuisce in modo significativo al quartiere e alla comunità locale, mantenendo però un’immagine coordinata, caratterizzata da colori caldi e ancora più italiana. La nuova pizzeria, nata per ospitare novanta coperti ma ridotti del 40% per adeguarsi all’era del post, è stata completamente ristrutturata ed è distribuita in due grandi sale in mattoni faccia a vista, caratterizzate dai colori caldi del legno delle sedie e del bancone, dalla finta boiserie dipinta senape e dal color ruggine utilizzato per le panche lungo le pareti. La cucina è a vista, altro elemento caratteristico dello stile Berberè, che pone al centro la trasparenza nella preparazione della pizza.

Grande importanza in questa location assume il bar, sintesi della contaminazione dei due brand sotto il punto di vista del design. Importante il muro delle birre tipicamente mikkelleriano con la grande lavagna per descrivere le proposte del giorno e gli spillatori a parete.

Non poteva mancare il wall-painting, elemento presente in tutti i locali dell’insegna. Le visual artists TO/LET, già autrici delle opere presenti in altri locali del gruppo, hanno realizzato un’opera su due muri frontali raffigurante un gioco divertito e ironico tra due bambine.

ph. Bruno Gallizzi | Alberto Blasetti (food)