Quattro spunti di progettazione in cui il benessere nasce non solo dal bello ma anche dal buono. Questa la mission dell’agenzia creativa Visual Display.

Fra Friuli Venezia Giulia e Veneto quattro recenti realizzazioni legate al mondo dell’interior design e retail food in cui le persone si sentano bene e godano appieno dello spazio che le circonda. Non l’unico campo d’interesse dell’azienda creativa Visual Display, che sviluppa progetti di space branding e interior design.

Un team di dieci figure professionali – guidate da Giorgio di Bernardo e Chiara Endrigo, founder di Visual Display- con diverse competenze che confezionano soluzioni su misura con un concept di grande impatto emotivo. La cura del dettaglio, il mix di sempre nuovi materiali, textures e colori, la massima attenzione alla luce e all’atmosfera sono la cifra distintiva dei progetti dei designer Giulia Minozzi e Rune Ricciardelli, soci junior dell’agenzia, sempre innovativi ma fortemente ancorati al territorio di appartenenza e con uno stretto rapporto fra interno ed esterno. Il loro è un linguaggio senza tempo fatto di armonia, qualità e con un tocco di inaspettato in cui l’estetica del progetto viene costruita su misura sulle richieste funzionali della committenza. 

Agli Amici 1887.

Un’antica osteria è stata trasformata nel nuovo ingresso de ‘Agli Amici 1887’, ristorante due stelle Michelin, a Udine. Uno spazio di accoglienza che appare sospeso nel tempo, ovattato, magico e rappresenta l’essenza stessa del ristorante dello chef Emanuele Scarello. Un luogo da scoprire oltre la pesante tenda che cela l’ingresso configurato come una scatola magica nei toni del blu, dove una grande installazione luminosa ispirata al mondo dell’arte contemporanea rende lo spazio malleabile alla luce colorata.

Il bancone, rivestito con una speciale finitura metallica stesa a mano, costituisce il palcoscenico delle preparazioni culinarie a cui gli avventori assistono da comode poltrone dalle forme arrotondate. Al centro dello spazio si trova il banco per i cocktail, un volume geometrico composto da due elementi separabili su ruote per il servizio diretto al tavolo. Il tutto in un’atmosfera ovattata a cui concorrono le pannellature fonoassorbenti in plastica riciclata del soffitto, che servono a nascondere anche i punti luce, e la prospettiva sul cortile interno del ristorante attraverso le due grandi finestre, strumenti di connessione fra interno ed esterno.

Piccolo Bar.

Solamente 28 metri quadri sotto i portici di Palazzo d’Aronco a Udine, sede del municipio della città. Un piccolo locale da sempre votato alla valorizzazione dei vini del territorio che, con la nuova insegna – IE Italian Excellence di Dall’Ava– sono accompagnati da tapas e prosciutti crudi dell’azienda friulana. Un’unica tonalità verde acqua ricopre tutte le superfici lasciando visibile la stratificazione degli interventi realizzati nel tempo, fra cui il pavimento in terrazzo e le altezze originali dell’edificio storico.

I grandi lampadari a soffitto e alcuni elementi contenitivi del bancone sono in vimini intrecciato, materiale della tradizione locale.

Il piano del bancone è il risultato dell’assemblaggio di blocchi ottenuti da un unico tronco in legno esotico con all’interno due vasche drop-in per le bottiglie di Champagne. Sulla parete di fronte una grande bottigliera con struttura in tubolare di ferro crudo con dettagli in cuoio e legno oltre a nicchie per la consumazione sul posto. Anche in questo progetto indoor e outdoor sono strettamente connessi tramite la vetrina espositiva centrale che è rivolta verso i tavoli conviviali del porticato.

Dorbolò Gubana Boutique.

Il nuovo concept store Dorbolò Gubana a Cividale del Friuli, storico produttore di prodotti da forno, concentra pasticceria, panetteria, caffetteria in un unico locale che si affaccia sul centro storico cittadino. È concepita come reinterpretazione in chiave moderna delle tradizionali pasticcerie mitteleuropee attraverso la realizzazione di una scenografia teatrale di quinte sagomate che porta lo sguardo verso la parete di fondo con bancone e grande logo in ottone.

Tra i setti color nocciola trovano collocazione scaffali espositivi, vani portaoggetti da scoprire e piccole ma comode alcove quali zone consumazione. Le grandi teche al centro dello spazio sono riservate alle creazioni di pasticceria fra cui spicca la Gubana, dolce tipico del territorio. Non è da meno il pane con il corner posto all’ingresso. L’effetto scenografico è alimentato dalle lampade, tutte progettate e realizzate su misura, in ottone e vetro opalino.

Baita Pié Tofana.

Ai piedi delle Tofane sorge la Baita Pié Tofana, che ospitò i cronometristi durante le Olimpiadi Invernali del ’56 diventata negli anni successivi uno dei punti di riferimento dell’alta cucina ampezzana. Il cambio d’immagine del ristorante immerso nel verde, con ristrutturazione e rilancio del brand, si deve all’attuale titolare Michel Oberhammer. Il progetto di ristrutturazione ha previsto il totale rifacimento degli interni delle sale con consolidamento della struttura originale.

Le pareti interne e il soffitto presentano nuova pannellatura in vecchie assi di abete trattate a cera abbinate agli eleganti tessuti nei toni tortora e verde petrolio delle panche, ai tendaggi in lino chiari e alle lampade in rame e vetro ambrato. Lo storico caminetto della stanza del “Larin”, il classico focolare della tradizione veneta, è stato sostituito da uno più contemporaneo che permette di mangiare più comodamente intorno al fuoco.

La saletta adiacente, con tavoli in legno grezzo disegnati su misura, è caratterizzata da una grande bottigliera retro-illuminata in legno e rame a sottolineare la vocazione enologica della baita. Esternamente le facciate sono state riportate tramite pulitura al larice naturale mentre la terrazza, con le lampade in ottone brunito e i nuovi arredi imbottiti, è diventata una vera e propria sala a cielo aperto con l’aggiunta di due zone privé. Il luogo è stato rivisitato con spirito contemporaneo mantenendo però l’atmosfera magica e calda che da sempre lo caratterizza. Attraverso lo studio della cultura vernacolare del posto, Visual Display ha impostato la ricerca dei materiali, colori, forme, texture, luce e segni con l’obiettivo di valorizzare da un lato gli aspetti di storicità e le caratteristiche di riconoscibilità della baita e dall’altro i valori di ricercatezza e autenticità della nuova gestione. Così come per la ristrutturazione, il rebranding è stato basato sul concetto di conservazione dei tratti originali in questo caso della targa-insegna affissa in facciata. La scritta diventa il marchio della baita al quale è stato aggiunto il payoff authentic food and fine bottles per descrivere l’essenza della nuova offerta: un menu raffinato e tutto italiano e una carta dei vini creata dal titolare con più di 500 etichette internazionali.

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ph. Camilla Bach, Alessandro Paderni/Eye Studio.