Dove i giapponesi mangiano le tapas.

Il Kinoya II.

In Spagna ci sono le taperie, nel Regno Unito i pub, in Italia una miriade di bar per gli happy hours, in Giappone invece ci sono le izakaya, locali informali e raccolti dove bere e assaggiare piccole porzioni di cibo insieme agli amici dopo il lavoro. Ma la cultura culinaria del Sol Levante è così diffusa nel resto del mondo che non poteva non attecchire anche qui la moda degli izakaia, con tanto di progetti di interior veramente rilevanti a firma di designer famosi.

Perché uno spazio diventi evento o emozione deve generare la propria energia.

A Montreal Jean de Lessard-Designers Créatifs firma il primo e anche il secondo Kinoya, due incredibili izakaya che, grazie al design, esaltano il concetto stesso di questi locali dove stare bene. Luoghi anti stress nei quali socializzare.

Per questo sono piccoli, studiati con pochi posti a sedere e molto concentrati intorno al bancone che è l’elemento saliente di tutto il locale. Nascono infatti per bere, il cibo è solo di accompagnamento.

Il Kinoya I.

Seppur diversi tra loro, il primo e il secondo Kinoya portano l’inconfondibile tocco di Jean de Lessard, ironico creativo canadese, vincitore di svariati premi nel mondo (il German Iconic Awards 2014, categoria Interior – Corporate; nel 2013 il premio Association of Retail Environment di Chicago; nel 2012 e nel 2010, l’International Property Awards a Londra).

Il Kinoya I. Una scatola in legno dentro una scatola in muratura.

Grezzo, come un origami in legno, il Kinoya I è uno spazio allungato con un percorso quasi guidato dalle sfaccettature della parete e dei soffitti. L’idea è stata quella di creare una scatola in legno all’interno della scatola esistente in muratura. Il disegno sembra quello di una geometria frattale che si ripete in triangoli infiniti che compongono il serpentone del percorso. Il mood è quasi da taverna, con il carattere urbano sottolineato da graffiti e disegni. La tradizione giapponese viene perpetuata dall’immagine del Samurai e dagli striscioni kakemono che nascondono la strada.

In Giappone, un izakaya è un luogo di socializzazione e di riduzione dello stress e qui a Kinoya, lo spazio ristretto costringe a relazionarsi l’uno con l’altro ed è il design che determina i comportamenti. Anche nel Kinoya II le geometrie convenzionali sono scardinate da un’invenzione spaziale formidabile grazie all’assemblaggio di poligoni in legno che nascondono parzialmente la muratura originaria, mantenuta nella sua finitura materica. L’effetto tunnel viene amplificato dalle geometrie in legno che dettano il percorso a zig-zag, invadendo gli assi di circolazione.

Planimetria Kinoya II.

L’elemento chiave del progetto è l’impalcatura in griglia metallica realizzata su misura e assemblata in cantiere. Questa stalagmite dipinta di giallo riveste la scala a vista che porta al piano superiore. Cinquantamila adesivi decorati adornano la struttura  e aggiungono una nota dinamica alla griglia. Ricordando anche le opere dell’artista malese Abdoulaye Konatè. Chissà se è un parallelo solo mio.

Kinoya II. La maglia in rete metallica riveste la scala.

Ph. Adrien Williams per Kinoya I _ Raphaël Thibodeau per Kinoya II.