Firmato da Ben Zhe Architecture, un boutique hotel tra passato e presente. In equilibrio tra uomo, architettura ed essenza della cultura cinese. Sincere Hotel a Wuxi, Cina.

Ingresso principale.

Non distante da Shanghai, nell’antica città di Wuxi, affacciata sul lago Tai Hu, si trova un intero quartiere storico quasi perfettamente conservato sulle rive di un canale artificiale. Proprio qui, in una delle più vecchie abitazioni, ha aperto le porte il Sincere Hotel. A caratterizzare il boutique hotel è l’armonia e la comprensione reciproca tra architettura, umanità e natura, tra passato e presente che si respirano nei suoi ambienti, interni ed esterni.

L’edificio è stato recuperato e riconvertito su progetto dello studio Ben Zhe Architecture, che ha mantenuto l’aspetto del manufatto intervenendo soprattutto all’interno, con una radicale revisione degli spazi e dei percorsi di circolazione. L’ingresso, orientato verso la strada lastricata, si trova nel corpo più basso come da consuetudine locale. Al posto del portone sono state aperte ampie vetrate, che hanno reso permeabile gran parte della facciata e che lasciano scorgere le aree comuni del piano terra. Si intuisce subito come gli elementi guida del Sincere Hotel siano fondamentalmente il legno, il metallo e l’intonaco bianco che si alternano a definirne lo stile, in perfetto equilibrio tra loro.

La reception.

Le 16 stanze occupano il piano terra e il primo piano, alcune si sviluppano su un unico livello, altre sono dei duplex in stile loft. Sono tutte caratterizzate da soluzioni custom e integrano elementi dell’architettura occidentale – come gli archi e tutto sesto – all’interno della struttura tipicamente orientale. Anche gli arredi spaziano dalla reinterpretazione dello stile cinese ad altri che puntano su un mood decisamente più industriale.

I cortili privati interni, eredità del patrimonio storico e culturale cinese, sono qui attraversati da sentieri che congiungono la reception alle stanze. Protetti e silenziosi, hanno due anime opposte: il primo patio è infatti trattato in maniera molto contemporanea, il secondo – il più grande – è una sorta di guardino zen alla giapponese.

ph. Su Shengliang.