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Un progetto visionario che unisce arte, territorio e vino in un racconto di materia, luce e paesaggio. Nel cuore dell’Umbria, tra vigne e colline, il Carapace nella Tenuta Castelbuono trasforma l’idea di architettura enologica. Un progetto iconico del grande Arnaldo Pomodoro.

Nel 2001, tra le colline di Bevagna e Montefalco (Perugia), la famiglia Lunelli, proprietaria di Cantine Ferrari, acquistò la Tenuta Castelbuono con 30 ettari vitati a Sagrantino. Qui decise di costruire una cantina, affidando il progetto al grande artista recentemente scomparso Arnaldo Pomodoro che creò una scultura dedicata al paesaggio circostante: il Carapace.

La barricaia della Tenuta Castelbuono.

L’Umbria, terra ricca di spiritualità, storia e natura incontaminata, è nel cuore d’Italia e il Carapace è nel centro dell’Umbria: già la sua posizione ne definisce la particolarità, immerso all’interno di uno splendido paesaggio di colline che si rincorrono, diverse e affascinanti in ogni stagione, in un verde costellato di filari di viti e di ulivi a perdita d’occhio. Così raccontò Arnaldo Pomodoro: “Il paesaggio mi ricordava il Montefeltro dove sono nato, così come l’ha raccontato in tanti quadri Piero della Francesca. Il mio intervento quindi non doveva disturbare la dolcezza delle colline dove si estendono i vigneti, anzi doveva integrarsi perfettamente con l’ambiente”.

Architettura e arte insieme.

Pura, formale e identitaria, la cantina è un’opera d’architettura, una cupola perfetta rivestita in rame, che pare emergere dal terreno, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra che generazioni precedenti hanno lavorato ma è, anche, un intervento artistico contemporaneo site-specific, ossia pensato e inserito proprio per quel luogo. Ricorda una tartaruga e da qui il nome di Carapace, come racconta Pomodoro: “Ho avuto l’idea di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità, che con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo”.

A lato si trova un elemento scultoreo alto 18 metri a forma di dardo di colore rosso a indicare l’opera nel paesaggio. Da uno schizzo e un modello in scala 1:20 del maestro, anch’esso una scultura, i lavori sono iniziati nel 2006 e portati avanti dallo studio trentino degli architetti Giorgio e Luca Pedrotti, trait-d’union tra arte e concretezza funzionale, sotto l’attenta supervisione del grande artista. Terminati nel 2016 sono il frutto di diverse professionalità e competenze che hanno dato vita a un luogo fatto di arte e natura, scultura e vino.

L’arredo scultoreo che contiene spazi di servizio all’interno del Carapace.

Carapace, un involucro protettivo.

“Per la prima volta nella mia vita ho avuto l’emozione di poter camminare, parlare e bere all’interno di una mia opera” disse Pomodoro e i visitatori con lui, addentrandosi all’interno della cantina che nasconde una espressività materica e plastica fatta di nervature, luci sceniche ed elementi scultorei che aggettano dal soffitto.

La cupola ha pianta ellittica di dimensione 35×28 metri, divisa lungo l’asse maggiore da un costolone e sostenuta da dodici grandi appoggi a terra tra i quali penetra la luce grazie a serramenti creati su misura che, agli ospiti, offrono la possibilità di ruotare lo sguardo a 360 gradi verso il paesaggio circostante. La struttura portante del Carapace è composta da un sistema di archi a tre cerniere in travi reticolari di legno lamellare, mentre l’intonaco materico è composto da una miscela al 90% di rame, seguendo l’espressione tipica di Pomodoro.

Al suo interno i visitatori si trovano protetti in uno spazio suggestivo sotto la volta della cupola alta 10 metri, con sopra un sistema di tetto ventilato a più strati, rivestito all’esterno da lastre di rame realizzate su matrici create appositamente dallo scultore. In continuità tra interno ed esterno, la pavimentazione è in porfido trentino, anch’esso selezionato dal maestro assieme agli architetti.

Al centro vi è un arredo scultoreo che contiene spazi di servizio e per lo stoccaggio delle bottiglie, una piccola cucina per la preparazione delle degustazioni e un desk di accoglienza per clienti e fornitori.
Tra il piano terra e la barricaia sottostante dove il vino riposa, vi è una affascinante scala a spirale, detta dal maestro “lo ziqqurat”, in calcestruzzo armato bordata in corten che racchiude una sala degustazione e collega i due piani. Nella discesa il visitatore entra in uno spazio che invita al silenzio, dalle pareti e dal soffitto di color azzurro etereo.

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In apertura, il Carapace e a lato l’elemento scultoreo alto 18 metri a forma di dardo rosso della Tenuta Castelbuono in Umbria.