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La recente Luxury Hospitality Conference organizzata da Teamwork Hospitality a Milano il 30 ottobre 2025 ha circoscritto e definito il lusso in molti modi: modelli teorici, case histories, numeri e dati, panel di discussione, interventi stand-up.

E proprio uno di questi, con Nicola Delvecchio, consulente Teamwork, ci ha fornito la definizione-sintesi, racchiudendola nella frase “if you know, you know” compressa nell’acronimo IFYKYK che appare nel titolo di questo articolo. Insomma: il lusso-lusso, se lo sai, lo sai.

Ma facciamo un passo indietro. Da più parti, durante la conference, è emerso nettamente il concetto di un lusso che non ha bisogno di dichiararsi tale, ma che si ridefinisce continuamente. Cioè un lusso personalizzato, umano, sensibile e per natura non massificabile.

E dato per totalmente acquisito e quasi scontato che il lusso debba essere essere sostenibile, ci interessano altre sfaccettature.

Il Borgo senza tempo di Castelfalfi in Toscana, dove il turismo diventa cultura.

Per esempio, che il lusso sia un modo di preservare un sentimento, sia esso il genius loci o l’aspettativa dell’ospite.

O ancora, che il lusso sia restitutivo. Capace cioè di ri-donare, di ri-abbellire, di ri-costruire un luogo, una collettività. Questo è il caso di vari progetti – Castelfalfi, Borgo San Felice in Toscana, Six Senses a Roma o in Piemonte Casa di Langa – che sono intervenuti sul territorio da una parte cercando un lusso quieto e dall’altra recuperando manufatti architettonici, tessendo relazioni di valore con i produttori locali, ospitando artigiani testimoni di mestieri in estinzione, valorizzando i residenti stessi.

Niente check in, niente backstage ma AI personalizzante.

Lusso. Non silenzioso, ma significativo.

Il contributo di Nicola Delvecchio – autore anche di una guida al servizio degli hotel top – ha provocato i presenti. Dapprima con la domanda diretta e soggettiva sull’essenza del lusso – che si è rivelato in realtà come personale intimo segreto e poi con alcune importanti distinzioni. Dicendo ciò che il lusso non è.

Non è bisogno ma voglia, desiderio. Con annesso magistrale spot storico di Ferrero Rocher. Non è bisogno ma sogno. Esempio materializzato, il Grand Hotel di Rimini. Non è bisogno ma evoluzione, qualcosa che diventa e muta. Il Lusso è qualcosa di selettivo.

Fogo Island. ph. Richard Barnes.

Se tutto è lusso, niente più è lusso.

Il lusso, sembra antiquato dirlo, è distinzione. Infatti, attenzione all’iperinflazione semantica: se tutto è lusso, niente più è lusso. Il lusso significa se è distintivo, non se è dichiarato. In questo panorama di evoluzione, spesso succede che chi crede di entrare nel lusso in realtà entra in un livello premium. Dove le esperienze sono poco più che standard – costano semplicemente di più.

Lusso. Non basta essere beige.

Anzi, la beige-fication, la costruzione di ambienti e di mood talmente neutri da ri-precipitarci nell’esperienza del non-luogo, è una delle maggiori banalizzazioni del concetto di lusso.

Vuoi vedere che il vero lusso è allora l’ultra lusso?

E vuoi vedere che l’ultra lusso è già in nuce, tra noi?

5 imperdibili micro-trends intorno al lusso.

  • MICRO TARGET ovvero individuare e investire su nuove nicchie. Come i giovani benestanti viaggiatori asiatici o il segmento Baby Moon delle lune di miele pre-parto.
  • INVISIBLE LUXURY ovvero un lusso quasi telepatico. Niente check-in, niente backstage, housekeeping invisibile, segnaletica pressoché assente…
  • AI & AUGMENTED LUXURY che si collega al punto 2 senza perdere il tocco umano, personalizzante.
  • ESCAPE THE ALGORITHM ovvero la fuga dal sistema dei social media, dall’instagrammabile, in controtendenza con l’ostentata condivisione, proteggendo ciò che è unico e riservato, giocando sull’esclusiva di un lusso non replicabile. Disconnessi, ma connessi con sé stessi.
  • INTELLIGENT LUXURY ovvero formulare un lusso che non parla di status, ma di impatto. Casi come The Brando o Fogo island e la sua promessa di completo isolamento sono l’esempio perfetto di questo lusso che non si chiede quanto costa, ma che senso ha.

Pertanto, di nuovo: se lo sai, lo sai. Ma è anche vero che se lo sai, lo fai.

In apertura: la reception dell’Hotel Romeo di Roma. ph. Chris Dalton.