Trattoria del Ciumbia, il nuovo ristorante firmato Dimorestudio.
Una grande sala, un’altra più piccola per cene riservate e un disco club per il nuovo concept di osteria milanese tradizionale rivisitata da Dimorestudio in tutti i suoi aspetti: interni, atmosfera, stile e proposta gastronomica.
Come una volta, quando Brera era epicentro di cultura e creatività e i suoi locali frequentati da intellettuali e artisti. Siamo al civico 32 di via Fiori Chiari, la stretta e caratteristica strada dove TSF Holding ha inaugurato la Trattoria del Ciumbia. Si tratta dell’ultimo di tre ristoranti aperti a distanza di mesi e a pochi metri l’uno dall’altro, dopo Vesta, con cucina di pesce, nato a settembre 2022 e Casa Fiori Chiari, che propone pizza e classici della cucina italiana, inaugurato ad aprile 2023. Non è un caso: TSF Holding è approdato a Milano con l’obiettivo di migliorare l’offerta gastronomica di Brera, quartiere diventato negli anni prevalentemente a destinazione turistica, cercando di riavvicinare anche un pubblico locale.
Il progetto di interior, curato da Emiliano Salci e Britt Moran di Dimorestudio, è ispirato ai tipici locali di Brera, come il bar Jamaica, un tempo frequentati dai principali artisti della seconda metà del Novecento tra cui Piero Manzoni, Nanda Vigo, Enrico Castellani.
Lo spazio assicura agli ospiti il calore della tipica trattoria aggiungendo tocchi eclettici di contemporaneità e stupore, come prefigurato dal nome del locale. Ciumbia è infatti un’espressione del dialetto milanese che indica sorpresa. E quindi, appena entrati l’effetto è wow.
All’ingresso, una bussola in legno e vetro con tende ad altezza uomo richiama alla memoria le entrate delle trattorie di una volta, creando una barriera visiva fra interno ed esterno ma assicurando al contempo luce naturale alla prima sala. Qui si trova un imponente bancone in peltro impreziosito da vetrine profilate in ottone in cui sono esposti piatti riassemblati dall’artista Anita Cerrato con l’antica tecnica giapponese del kintsugi.
Segue, in un continuum spaziale, la sala principale in cui gli arredi rielaborano forme tradizionali. Le applique in specchio serigrafato Pietro, le sedie paesane modello Rei con struttura in acciaio e seduta in paglia intrecciata e i tavoli Ignazio in legno di noce fiammato fanno parte del catalogo di Dimoremilano, il marchio di arredi dello studio di Salci e Moran.
Corredano gli spazi ispirati agli interni di Gianfranco Frattini anche boiserie nello stesso legno dei tavoli, barre in ottone dal sapore retrò utilizzate come appendiabiti e portagiornali, una serie di acquerelli che raffigurano architetture razionaliste italiane degli anni Trenta e piastrelle a pavimento personalizzate disposte a mosaico nei colori latte, giallo senape, rosso fegato, opium, nero tenebra e verde palude.
Tendaggi in velluto prugna e bordeaux nascondono una sala privata separata pensata per dieci commensali che possono accomodarsi su sedie originali Carimate di Vico Magistretti attorno a un tavolo in vetro retrò Dimoremilano, illuminato dalle lampade a sospensione Splugen Bräu di Flos, disegnate nel 1961 da Achille e Pier Giacomo Castiglioni per l’omonima birreria di corso Europa a Milano.
Al piano seminterrato, un disco club può ospitare fino a cinquanta persone in un ambiente riscaldato da moquette marrone, tendaggi di raso blu, un lungo divano a panca in tessuto e ai pouf Parigi entrambi di Dimoremilano. Protagonista dello spazio è la colonna in ottone con piano d’appoggio in acciaio e neon illuminante ad anelli, mentre il banco bar è incorniciato da un oblò sulla parete rivestita da una boiserie in laminato effetto acciaio.
La cucina, capitanata dallo chef Paolo Rollini, è un tributo alla ristorazione di tradizione milanese e lombarda modernizzata alla luce di tecniche di preparazione contemporanee e di contaminazioni locali e internazionali.
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ph. Paola Pansini.
