L’opulenza della Belle Époque e il minimalismo giapponese si amalgamano nell’hotel Hana di Parigi con la sintesi creativa di Laura Gonzalez e Olivier Leone.

L’hotel Hana di Parigi è un esempio di ibridazione fra due correnti estetiche opposte e complementari come l’Art Nouveau di fine Ottocento e il minimalismo giapponese.
Nel quartiere di Little Tokyo, fra l’Opéra Garnier e Borsa di commercio, all’interno di un edificio senza una particolare identità architettonica hanno trovato una riuscita sintesi progettuale due differenti visioni artistiche, quella dell’interior designer Laura Gonzalez e di Olivier Leone, direttore artistico nel mondo della moda alla sua prima avventura alberghiera, che è poi la più recente della collezione Chapitre Six di boutique hotel raffinati e opulenti.  

Un esercizio di stile che gioca sulla dicotomia tra romanticismo e sobrietà, toni tenui uniti a tessuti, decori e materiali d’ispirazione Art Nouveau. L’architettura dalla struttura simmetrica ed essenziale si presenta con spazi comuni estremamente funzionali, arredati con mobili su misura che offrono un’esperienza intima di accoglienza personalizzata e di maestria artistica.  

Laura Gonzalez ha creato un’atmosfera coesa, elegante e accogliente, che infonde una forte personalità agli ambienti e agli arredi ispirati al romanticismo e al wabi-sabi, la filosofia giapponese che trova bellezza nell’imperfezione e nella semplicità. Ne sono il manifesto i materiali, i tessuti e i colori realizzati in collaborazione con abili artigiani, tra cui Sonja de Monchy per i tavoli tondi in ceramica del ristorante, Atelier Roma per le opere pittoriche delle pareti del ristorante e del bar e Signature Murale per le decorazioni dello spazio piscina.

Tutte le ventisei camere, tra cui due suite, sono strutturate secondo i principi del feng shui e, pur affacciandosi verso la città, non sono coinvolte dalla sua frenesia. Gli spazi sono espressione di un’estetica essenziale: la meticolosa attenzione ai dettagli risulta priva di elementi superflui e di qualsiasi ornamento superficiale.

L’equilibrio progettuale è raggiunto con una organizzazione fluida che facilita il passaggio della luce naturale, con elementi classici rivisitati in chiave moderna e con spazi che dialogano fra loro e si sviluppano grazie a volumi che spingono lo sguardo verso il soffitto.

L’omaggio al Giappone e alla Belle Époque è evidente nel susseguirsi di legno iroko, nei colori e nei disegni che ricordano i paraventi in carta di riso, nei rivestimenti grezzi e nei marmi bicolori nei bagni, nei tappeti di Marguerite Le Maire e nei tessuti con disegno originale di Laura Gonzalez prodotti dal marchio francese Pierre Frey.

Non sono da meno l’approccio del ristorante-bar Hanabi di Shirley Garrier di The Social Food, dove la cultura gastronomica dei due paesi convive senza sovrapporsi ma presentandosi nella mise en place di ispirazione nipponica, la stessa dei trattamenti per la cura del corpo della spa.

L’hotel Hana incarna l’essenza del viaggio che può essere allo stesso tempo vicino e lontano, esaltante e tranquillo, ma sempre ricco di esperienze.

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ph. ©Nathaniel Goldberg, Stephan Julliard, Robin Le Febvre, Romain Ricard.