
Trend. Outdoor in alta quota.
Nuove visioni di design nell’ospitalità. È boom montagna e l’ outdoor in alta quota significa amplificare l’esperienza e magnificare il territorio.
Quarto appuntamento alle Terrazze Salvioni con il format Nuove visioni di design nell’ospitalità organizzato da we:ll magazine in collaborazione con UNOPIU’.
Questa volta si è parlato di outdoor in alta montagna con due ospiti di eccezione: Andreas Profanter, partner di NOA e Matteo Giacomelli, Ceo di Lungolivigno, un brand a cui fanno riferimento 5 alberghi, 7 ristoranti e 4 fashion store nell’area di Livigno e della Val di Dentro. L’incontro è stato condotto e moderato dall’architetto Laura Francesca Verdi, direttore di we:ll magazine, con la partecipazione di Davide Mariani, Creative and Image Product Advisor, Contract Development Advisor di UNOPIU’.

I due ospiti, legati da nascita e professione agli ambienti montani, hanno illustrato, ciascuno dal proprio punto di vista, lo stato dell’arte e gli sviluppi futuri dell’ospitalità in montagna.
Un mercato, quello del turismo montano, letteralmente esploso che ha affiancato, se non soppiantato, in Italia quello tradizionalmente rivolto verso le località balneari.

“Anche il mercato degli arredi da esterni ha colto questo trend”, ci conferma Davide Mariani,” nelle nostre ultime collezioni i tessuti utilizzati strizzano molto l’occhio alle atmosfere montane. I materiali sono sempre più leggeri, comodi, di facile manutenzione e di semplice utilizzo” per venire incontro alle esigenze degli ospiti, certamente, ma anche a quelle degli operatori delle strutture che devono poter lavorare in modo agile e flessibile.


Conferma ulteriore che l’ospitalità nelle destinazioni montane abbia ampiamente recuperato terreno nei confronti delle altre destinazioni turistiche italiane, la troviamo nelle parole di Matteo Giacomelli che racconta di come, dagli Anni ‘60 a oggi, gli hotel a Livigno siano passati da 7 a 120. Complice l’allungarsi della stagione, che ormai si attesta a 10 mesi su 12, il surriscaldamento, che spinge sempre più a cercare in estate le fresche atmosfere montane e lo sviluppo di varie attività sportive, mountain bike, trekking, arrampicata, oltre a tutti gli sport invernali, non più élitari, ma aperti ormai a larghissime fasce di popolazione.


Per moltissimi, poi, montagna fa rima con benessere. Ecco che se prima poche erano le strutture che potevano vantare una piscina, interna o esterna, una vasca idromassaggio o una SPA “oggi offrire una zona benessere attrezzata è un must per chi lavora nell’ospitalità nei territori montani”, continua Giacomelli.



Non è un caso che lo studio NOA, ospite del salotto di UNOPIU’, sia progettista di alcune delle realizzazioni dal linguaggio più disruptive in questo campo, come la famosissima Spa “rovesciata” di Alpin Panorama Hotel Hubertus a Olang, “ma non solo Spa” – precisa Andreas Profanter. ”Il nostro studio ha un legame fortissimo con la montagna che da sempre è luogo di cura, di silenzi, di benessere ricercato. Il nostro punto di partenza da sempre è il territorio e il nostro obiettivo quello di amplificare le sensazioni che il panorama circostante induce. In quest’ottica, anche gli spazi outdoor che noi progettiamo tendono a integrare la natura nel nostro progetto, parlando un linguaggio coerente con le soluzioni indoor. Ciò che facciamo è aprire a viste inusuali o, addirittura, ribaltare il punto di vista: non costruiamo nella natura, ma con la natura”, come nel caso dell’Hotel Falkensteiner a Casteldarne in Val Pusteria, dove il tetto è stato sostituito da una copertura a onda, che raccorda gli edifici nuovi e le preesistenze. Una sorta di collina verde che diviene campo di gioco, luogo di ricreazione e di svago e, in inverno, pista da sci e di pattinaggio.

Anche Matteo Giacomelli concorda sul punto che gli spazi outdoor debbano servire per amplificare l’esperienza, come nel caso del Lac Salin di Livigno che, in inverno, costruisce una baita di neve nella quale poter trascorrere una notte e, in estate, offre escursioni accompagnate durante le quali sperimentare l’emozione (e la fatica) di un vero bivacco d’alta quota.
Rispettare i tempi della montagna e le sue regole, questo il concetto di sostenibilità che si viene delineando. Rispetto dell’ambiente, nel quale le costruzioni devono integrarsi, offrendo il massimo della durabilità.



Inutile perseguire la chimera di una sostenibilità irraggiungibile al 100%. La sostenibilità è un tema complesso dalle mille sfaccettature. Per lo studio NOA sostenibilità è trovare soluzioni energetiche a lungo respiro, mentre per Lungolivigno è consapevolezza di aver sempre lavorato nella giusta direzione.
“Da un anno la nostra struttura Lac Salin ha ottenuto la prestigiosa certificazione Green Key per la sostenibilità turistica” ci confida Giacomelli,” ma ciò che mi ha reso veramente orgoglioso è stato verificare come fossimo già in linea con tutti i parametri richiesti, ancor prima di richiedere la certificazione”. Concetti di sostenibilità divenuti ormai abiti mentali, quindi, che premiano anche in termini di redditività.

Un esempio per tutti, in occasione delle Olimpiadi del prossimo febbraio, solo le grandi catene o le strutture che possano dimostrare di aver ottenuto certificazioni di sostenibilità potranno essere scelte dagli sponsor. Sostenibilità non è solo una bella parola sbandierata per fare pubblicità, ma un valore condiviso soprattutto dalle giovani generazioni, come ci conferma anche Andreas Profanter rispetto alla propria esperienza di progettazione. Non basta millantare un legame con il territorio, non basta la scelta di un materiale per rendere sostenibile una realizzazione, “il legame con il territorio deve essere reso evidente dal nostro lavoro. Molto frequentemente lavoriamo su strutture preesistenti, dove il rispetto della storia del luogo e della famiglia, che ha costruito e gestito per anni la struttura, è fondamentale che resti e, anzi, che venga sottolineato, ma trasportandolo in un contesto contemporaneo


Come nel caso del rifugio Zallinger all’Alpe di Siusi, dove abbiamo progettato una zona wellness nell’area di un vecchio fienile. La bellezza del luogo circostante è stata mantenuta, la poesia del rifugio rispettata, ma abbiamo creato benessere attraverso un’esperienza immersiva nella natura che prima non c’era.” Evidenziare la storicità, continuare nel racconto attualizzandolo, questa la sfida che viene richiesta al progettista.
“Dal canto suo il committente deve avere ben chiari gli obiettivi di redditività che la struttura deve raggiungere”, ci conferma Giacomelli, “lasciando libertà estetica alla creatività del progettista. Beninteso rispettando i limiti di budget, che devono essere chiaramente fissati in fase di brief iniziale”. Perché la sostenibilità economica è tanto importante quanto quella ambientale.
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In apertura: la copertura del Falkensteiner Family Resort Lido.
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