
La Cucùcina, una follia dolce in Val d’Isère.
A 2500 metri di altezza il team di Bachmann Associés firma La Cucùcina, il nuovo ristorante de La Folie Douce Val d’Isère. Tra Savoia e Rinascimento italiano, passando da Leonardo e il suo cavallo.
“Avevamo carta bianca per immaginare questo luogo atipico dai volumi straordinari, arroccato sulla montagna. Doveva essere mozzafiato come l’ambientazione che lo circonda. L’unico punto di partenza è stato quello di creare un ambiente che valorizzasse la cucina italiana creativa e di alta gamma dello chef Francesco Ibba. Abbiamo immaginato questo ristorante come lo studio di un artista del Rinascimento italiano, sorprendente, accogliente e stravagante in ogni dettaglio, nell’essenza stessa dello spirito Folie Douce”, spiegano i progettisti.

È qui in Val d’Isère che nel 1980, Luc Reversade con sua madre creano il primo ristorante di un concept che verrà ripetuto in altre località montane. All’inizio un ristorante di alta montagna, quasi un ristoro dopo una giornata di sci, oggi più di 3500 metri quadri dedicati al food e alla musica, appuntamenti con dj e artisti che si esibiscono live nella location.
Volevamo creare un luogo sorprendente e stravagante.
In questo contesto, lo studio di architettura Bachmann Associés firma una realizzazione spettacolare e inaspettata a 2500 metri di altitudine: La Cucùcina, un nuovo indirizzo di alta cucina italiana in Val d’Isère.



Il ristorante utilizza l’architettura tradizionale savoiarda con tetto in scandole, struttura in legno e pietra locale in facciata. Si sviluppa su due livelli, di cui uno su soppalco, per sfruttare appieno la vista mozzafiato delle Alpi grazie alle ampie vetrate.
Il team di Bachmann Associés ha immaginato, per questo ambiente, distribuito su 320 metri quadri dai volumi importanti e con la sua straordinaria altezza, un luogo unico e surreale. Per progettare il monumentale ristorante, gli architetti si sono ispirati alle botteghe degli artisti del Rinascimento italiano, rendendo un omaggio in particolare al genio di Leonardo da Vinci. Impossibile non riconoscerne la citazione nell’immenso cavallo di 400 chili sospeso nell’aria.

Per spiegare questo concetto di bottega, la decorazione è costituita da una moltitudine di oggetti antichi disposti su mensole in legno sorrette da montanti in ferro: busti, rosoni, anfore, sculture varie, cavalletti di pittori.
Il ristorante si sviluppa su due piani, di cui uno soppalcato, con un’enorme finestra ad arco che offre una spettacolare vista sul Monte Bianco. Da qui si scende al livello inferiore con una scala a chiocciola con struttura in acciaio e gradini in massello di rovere, dove un tavolo di 8 metri, realizzato con travi recuperate dagli chalet della zona, esprime tutta la convivialità della location, oltre a ospitare i commensali per pranzi e cene conduce al palco dove si esibiscono gli artisti. Sopra il tavolo sembra levitare il maestoso cavallo leonardesco, traportato in loco con un elicottero.



Il pavimento del piano terra è realizzato in cotto posato a spina di pesce, un omaggio all’italianità come il rivestimento dei pilastri in mosaico vetroso. Molto bello il gioco di luci, alcuni lampadari sono stati fatti arrivare direttamente da Murano, altri sono di tipo industrial.

Elegante e statuario il bancone della pizza, realizzato in marmo Breccia Capraia dalle caratteristiche venature policrome. Il banco bar è rivestito in lame di acciaio lucido e si staglia davanti a una parete specchiata che riflette un centinaio di bottiglie Campari. La calce naturale, il classico rivestimento delle abitazioni in pietra, riveste le pareti.
ph. ©GaelleLeBoulicaut
ph. Portrait ©A.Ozouf+Mark_Côme
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