
Hotel de la Ville a Monza. Una storia.
Ma non solo quella dei piloti. A Monza, davanti alla Villa Reale, l’Hotel de la Ville accoglie gli ospiti dal 1800. Dal 1958, è gestito dalla famiglia Nardi che, oggi, con Francesco Nardi, General Manager dell’hotel, è arrivata alla quarta generazione. Ecco “l’hotel dei piloti” e un hotel fuori dal coro, come l’ha definito Philip Starck.
Una storia. E che storia! Quella dell’Hotel de la Ville, che si intreccia con quella della corona sabauda che nel 1859 elegge la Villa Reale di Monza a sua residenza estiva. E il ristorante Eden, proprio di fronte alla Villa, agli inizi del ‘900 diventa Eden Hotel Savoia. “Nel 1958 Bartolomeo Nardi – figlio di Luigi, il capostipite, e padre di Luigi e Arcangelo detto Tany, attuali Amministratori Delegati, entrambi laureati presso la prestigiosa Ecole Hotelière di Losanna – rileva la gestione dell’albergo, ribattezzato Hotel de la Ville, e avvia un appassionante processo di ‘riscrittura’, infondendo all’hotel la raffinatezza e l’eccellenza di uno stile appreso durante la direzione dei migliori Grand Hotel italiani, dal Grand Hotel Minerva di Roma al Grand Hotel Savoy di Sanremo, al Grand Hotel Milano di Brunate.”

Questa intervista a 4 nasce a seguito di una nuova ristrutturazione e durante una visita all’hotel con una guida d’eccezione, Tany Nardi, appassionato albergatore, collezionista del bello e con uno splendido senso estetico che nel corso degli anni ha costruito pezzo per pezzo l’identità del de La Ville. Quasi in un gioco tra lui e il fratello Luigi che a ogni proposta di Tany, per l’acquisto di un pezzo di arredo particolare piuttosto che di una collezione di pregio, rivolgeva sempre la stessa domanda: “Ma è strettamente necessario?“. Scontata la risposta.

Oggi alla guida dell’hotel Francesco Nardi, figlio di Luigi e nipote di Tany, da un anno e mezzo General Manager dell’hotel e da circa 10 anni nell’azienda di famiglia. È questo un passaggio generazionale che ha saputo raccogliere una importante eredità, adeguando la gestione ai tempi.
we. Dal 1958 la famiglia Nardi è alla guida dell’Hotel de La Ville, testimone dello sviluppo del settore alberghiero in Italia. Come è cambiata l’hospitality negli anni.
Luigi Nardi. L’hotel nasce in un’area altamente industrializzata. Un comprensorio, quello di Monza e della Brianza, dove si trovavano le più grandi fabbriche di allora con tutto il loro indotto. Il nostro era il migliore hotel della zona e avevamo come clientela il medio management che ruotava attorno a queste grandi aziende ed eravamo leader di quel mercato. Tutto cambia a partire dagli Anni ‘70. Si assiste a un processo di deindustrializzazione, all’avvento del terziario, incominciano a esserci più eventi di destinazione. Noi continuiamo a investire nell’hotel. Diventiamo 4 stelle e a metà degli Anni ‘90 ci affiliamo alla Charming Hotels – Independent Luxury Hotels, una compagnia italiana degli hotel di lusso. Nel 2006 dopo una ulteriore ristrutturazione entriamo a far parte di Small Luxury Hotels of the World, l’associazione di alberghi di lusso sotto le 100 camere. Dopo la crisi dal 2008 al 2014, c’è una riconversione del settore grazie a Expo che porta Milano a essere una delle destinazioni più importanti in Europa. Aumentano i turisti stranieri, i turisti leisure e aumenta il periodo di soggiorno medio. Nel 2018 modifichiamo l’offerta della ristorazione, aumentiamo gli spazi comuni fino alla realizzazione della veranda che viene adibita a ristorante.


Tany Nardi. Decade la richiesta di camere singole. Quindi nel 2006/2007 decidiamo di intraprendere la prima ristrutturazione dell’hotel che vede la trasformazione di 12 camere singole in 6 doppie per arrivare all’ultima ristrutturazione, con il progetto dell’architetto Alessia Galimberti del 2024, con la realizzazione di 8 camere doppie da 16 singole che erano in origine.
Francesco Nardi. L’evoluzione della domanda sull’onda di Expo e del rilancio che ha avuto il lago di Como fa cambiare l’ospitalità da business a leisure e bleisure. A Milano, in passato, l’americano non si fermava ora la città è un must per lo straniero. E in base a questo abbiamo modificato la nostra mission che, oggi, è quella di essere la prima casa di lusso alle porte di Milano per intercettare anche questo tipo di clientela. Che magari non ha come main il lago di Como o non vuole soggiornare a Milano e cerca un one stop shot per visitare il capoluogo ma anche il territorio.
La nostra mission oggi? Essere la prima casa di lusso alle porte di Milano.


we. Siete da sempre l’“hotel dei piloti”. Qui hanno dormito i campioni della Formula 1, le icone del passato e anche quelle del presente, come ricordano le foto appese nelle camere.
Francesco. È vero. Fin dalla sua apertura nel 1958, il de la Ville è ‘l’hotel dei piloti’. Monza è il secondo autodromo più vecchio al mondo ancora funzionante, dopo Indianapolis del 1909 [il più antico era quello inglese di Brooklands ma non più utilizzato dal 1945]. E noi siamo da sempre l’hotel di fascia alta più vicino all’autodromo con una grande reputazione nel mondo della Formula 1. Ricordo che era stato qui da noi Stirling Moss, campione degli Anni’50 /’60, che rimase piacevolmente sorpreso a vedere come si era evoluta l’ospitalità del de la Ville negli anni. Mentre lui si ricordava quella del passato ‘all’insegna della lasagna’. Le sue foto appese nelle camere parlano ancora di lui.
Tany. L’hotel omaggia la F1. Per le nuove suite ho selezionato stampe fotografiche che rappresentano 4 momenti della corsa: una partenza, un durante, un arrivo e una premiazione.

we. L’Hotel de la Ville è un’istituzione a Monza: posizione privilegiata, servizio ineccepibile, eleganza timeless, grazie anche a interventi che permettono di avere sempre un’offerta rinnovata. Vedi per esempio la ristrutturazione della Villa nel 2000. E oggi questa nuova ristrutturazione con l’architetto Alessia Galimberti. Raccontateci il dietro le quinte del progetto.
Francesco. La difficoltà del progetto e anche l’obiettivo principale era quello di riuscire a offrire al mercato un prodotto nuovo, con un taglio internazionale, ma rimanendo all’interno di un contesto classico. Il progetto si rivolge a una clientela che è cambiata. Molte camere sono state pensate non solo come camere matrimoniali ma come connecting room, camere comunicanti oppure camere con terzo letto.

Alessia Galimberti. Il progetto è stato realizzato a 4 mani in collaborazione con Tany Nardi. Il mio compito è stato quello di portare una coerenza estetica e stilistica, creando spazi distintivi, che rispondono alle aspettative degli ospiti. L’esercizio importante e difficilissimo è stato quello di creare un concept che, rinnovando il design, mantenesse le radici nello stile e nell’anima esistente che si respira e si percepisce nell’hotel. Altro tema essenziale è stato lo studio della luce, che è diventata protagonista. Una luce diffusa, in un gioco di rimando tra luce diretta e indiretta. Il colore dominante delle suite è il nero. Boiserie nere in legno che vestono le pareti e che vengono contrastate con quadri e immagini fotografiche in bianco e nero che raccontano la storia della Formula 1, attraverso i suoi piloti.
Il colore è stato inserito nelle tende con motivi ramage, che richiamano i rigogliosi alberi del viale esterno, della Villa Reale e del Parco di Monza. Abbiamo progettato seguendo uno stile, il nostro stile. Lo abbiamo creato attraverso un involucro neutro e impreziosito con accessori. Questa strategia di progetto permette di essere sempre attuali, eleganti e mai fuori tempo, un po’ come nella moda lo è stato il leggendario ‘tubino nero di Audrey Hepburn’. Un abito iconico infinitamente chic.
E, come in tutti i progetti, i problemi tecnici erano sempre dietro l’angolo, ma siamo riusciti a superarli grazie al lavoro di squadra con l’ingegnere Andrea Raggini, che si è occupato del progetto impiantistico, e con Marco Pignocchi e Filippo Covili Faggioli di Hospitality Project, ai quali è stato affidato lo studio del layout distributivo-funzionale, la budgettizzazione e il projecting monitoring [coordinamento dei tecnici, supervisione dei lavori e chiusura contabilità finale].

Tany. Questo è un albergo che ha una indentità molto forte che si esprime in modi diversi, dalle camere dal sapore gustaviano a quelle con boiserie in mogano e con pelle di zebra alle pareti (il mio periodo Ralph Loren – sorride), a quelle più newyorkesi e più internazionali. Ma c’è un filo conduttore, vuoi il pavimento o le collezioni di stampe e ventagli, o le cornici in gesso a soffitto che tengono insieme l’anima del de la Ville che Philip Stark definì un albergo fuori dal coro.


we. Il Derby Grill e il bar, fiori all’occhiello della vostra hospitality. La ristorazione in hotel è un tema molto dibattuto, ma sempre più importante. Spiegateci le vostre scelte.
Luigi. Fino al 1974 mio padre gestisce una ristorazione che si chiama table d’hôte con tre primi e tre secondi e basta, rivolta esclusivamente ai clienti dell’hotel. Poi nel 1975 decidiamo di ristrutturare e di creare il Derby Grill con l’ambizione di farlo diventare il primo ristorante di Monza, aperto anche agli ospiti esterni.


Francesco. Oggi molti stellati aprono in luxury hotel, ma allora siamo stati i precursori di questa che era una nuova impostazione di ristorazione.
Oggi Derby Grill ha una grande valenza: garanzia di qualità e di servizio. Ed è difficile che un ristorante riesca ad avere il servizio di un hotel di lusso. Noi siamo molto strutturati, sia come numero di personale che per organizzazione. Dalle 6.30 del mattino fino a mezzanotte la cucina è viva: tutti i giorni, 365 giorni all’anno.



Tany. Il ristorante diventa un criterio di scelta per la clientela. Lo chef è Fabio Silva, da sempre con noi e cresciuto con noi; con qualità che non sono solo tecniche. Oggi si dà troppa importanza alla capacità tecnica, ma lo chef deve avere delle caratteristiche umane che lo portano a essere in grado di gestire la brigata e i fornitori. Riporto le parole di Davide Bertilaccio, CEO di Villa d’Este: ‘Coinvolgere i capi reparto, responsabilizzarli e motivarli, saper delegare è fondamentale perché la delega significa fiducia e motivazione. E fa team’. Sostiene Simon Casson, CEO di Corinthia Hotel: ’Chi garantisce l’esperienza finale al cliente è lo staff, che deve essere scelto e motivato e condividere i vostri obiettivi. Lo standard è l’unica garanzia del lusso’.
Lo standard è l’unica garanzia del lusso. (Simon Casson)

we. Passaggi generazionali. Luigi e Tany cosa avete trasmesso a Francesco?
Luigi. È cambiato il modo di gestire l’hotel ma i fondamentali rimangono quelli. Ciò che è importante è la guest satisfaction. Ciò che piace al cliente è il servizio ed essendo l’hotel un’azienda di servizi lo staff è fondamentale. L’imprenditore deve essere serio. Gestire lo staff in maniera rispettosa e rispettabile. Se il management è corretto, motivante e rispettoso, lo staff ti segue. Se il management invece è “furbo” alla fine risulta perdente con lo staff. Questa è l’eredità morale che lascio a mio figlio: correttezza.
Tany. Con Francesco è stato importante condividere la Vision che è la capacità di prevedere il futuro in termini di bisogni del mercato e in termini di bisogno della propria clientela. Anticipare l’evoluzione e i trend anche tecnologici e prevedere le variazioni dello scenario globale. In altri termini è il modo in cui un imprenditore vede lo sviluppo futuro della propria attività e del mercato in cui opera. Questo è stato condiviso con Francesco. E poi abbiamo discusso di strategie. Compito della direzione, ora di Francesco, è stato quello di definire le risorse economiche, finanziarie e umane e riorganizzare le procedure al fine di raggiungere gli obiettivi. Il cambiamento generazionale è stato un cambiamento radicale. Io e mio fratello abbiamo avuto una gestione più accentratrice. Francesco invece ha delegato, selezionato il personale qualificato, anzi scelto, condiviso gli obiettivi, e fatto capire l’importanza del contributo di ogni dipendente per il successo dell’azienda.


we. Francesco, quali i cambiamenti e innovazione che stai introducendo?
Il turismo è cresciuto tanto, di conseguenza siamo cresciuti anche noi. E crescendo l’azienda cambia anche l’organizzazione aziendale. 62 stanze e circa una sessantina di persone che lavorano in hotel. Siamo troppo grandi per essere un hotel a conduzione familiare, ma troppo piccoli per essere un hotel di catena. In questi anni stiamo lavorando molto per mantenere un’organizzazione che funziona, più strutturata senza perdere, però, l’anima familiare e di servizio che per noi è fondamentale. Sono sempre qui a salutare il cliente e a metterci la faccia ma, proprio perché l’azienda è cresciuta, non posso pensare di essere oggi il deus ex machina di tutto, come faceva una volta un general manager di vecchio stampo, dalla scelta dei vini al prezzo delle camere. Io ho bisogno di professionisti accanto a me, con responsabilità e con i quali condividere oneri e onori. Con obiettivi, bonus, riunioni, report e feedback costanti per permettere a un’azienda di 50/60 persone come la nostra di funzionare bene. Senza nulla togliere alla professionalità di chi mi ha preceduto e ha creato l’Hotel de la Ville.
Siamo una famigli di grandi professionisti dell’ospitalità. Mio nonno è nato e cresciuto in albergo; un grandissimo albergatore figlio di albergatori dei primi del 900, che ha sempre lavorato in hotel di lusso. Non era certo un improvvisato. Ma pensare oggi a un’organizzazione tipo casa e bottega non è più pensabile. Il livello dell’ospitalità e del traveller si è alzato, così come la domanda mondiale.


we. Tecnologia e intelligenza artificiale. Francesco, come le utilizzate in hotel?
Ho 34 anni, studiato all’estero e fatto esperienza nei migliori hotel. Se fosse per me introdurrei molta più tecnologia ma alcuni rami dell’azienda non mi seguirebbero. Quindi sarebbe un’operazione inutile oltre che dispendiosa. Il rischio è quello di inserire tecnologia per il gusto di farlo e poi non utilizzarla in modo appropriato.
Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, è sicuramente molto utile per velocizzare e ottimizzare molto processi. Pensiamo al mondo del revenue management, è lì che avverranno sicuramente i cambiamenti maggiori.
Chat bot? Utili corollari ma non fondamentali. Non stravolgeranno l’hospitality.

we. Secondo voi quali sono le ragioni del vostro successo?
Luigi. Identità, coerenza dei propri principi e ideali e rispetto per le persone che lavorano con noi.
Francesco. Passione, sono 4 generazione che facciamo questo lavoro e credo che si veda che ci piace, famiglia, ed essere sempre sul pezzo.
Tany. Mi allineo a quello che ha detto mio fratello e aggiungo. Il successo dipende anche dal fatto che noi abbiamo cercato di esaltare un’atmosfera che desse una percezione di stile non legato a cliché. Ci piace esprimerci in modo personale, a volta originale ed eccentrico, per farci ricordare come una casa fuori dall’ordinario. Non vogliamo essere trendy, siamo stati la tradizione alberghiera e il punto di riferimento dell’ospitalità di altà qualità e vogliamo continuare a esserlo per il futuro.
Alessia Galimberti. Io credo che il loro successo siano proprio loro 3 in quanto loro 3 insieme formano un team e una squadra vincente; poi il servizio all’altezza dell’interior e il terzo motivo è proprio l’interior. Un design che all’interno di questo albergo racconta una storia e raccontando una storia lascia un’emozione all’ospite.


we. Che cosa è per voi il lusso?
Luigi. Il lusso è una percezione per chi lo conosce.
Alessia. La mia percezione del lusso è la felicità. Entrare in un hotel ed essere felice.
Tany. Il lusso è molto legato all’esperienza dell’ospite che è molto personale. Dato per scontato che ci sono determinati fattori che fanno da cornice, come per esempio gli spazi, il lusso diventa un mix tra soddisfazione del cliente e aspettative del cliente.
Francesco. Per me il lusso ha molto a che fare con le aspettative. Riuscire a incontrare le aspettative dell’ospite e superarle.
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In apertura: la lobby dell’ Hotel de la Ville.
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