Dieci cantine d’autore.
Da vent’anni a questa parte anche il mondo del vino si fa bello affidando ad architetti famosi la realizzazione dei propri luoghi di produzione. Una selezione delle cantine impostate sulla sostenibilità e l’integrazione con il paesaggio circostante.
Le cantine non sono più solo centro di produzione del vino ma vere e proprie icone d’architettura. Sempre più aziende vinicole hanno fatto realizzare strutture multifunzionali (produzione, conservazione, degustazione, vendita e resort) diventate mète turistiche non solo dei wine lovers. Tante le cantine d’autore in tutto il mondo quale connubio prolifico fra architettura, tecnologia ed enologia. Una formula vincente come ci si può rendere conto da questa selezione di dieci cantine emblematiche che sono state realizzate dalle Alpi alle Ande a partire dall’Italia.
Cantina Antinori. Archea Associati.
Il paesaggio del Chianti Classico diventa architettura nella cantina progettata da Archea Associati per Marchese Antinori. Il legame con la terra è talmente profondo che l’edificio si nasconde e si confonde con essa. La cantina ipogea appare come un taglio nel terreno lungo 150 metri (terracotta, acciaio corten e cementi pigmentati nelle tonalità delle terre) che si estende in oltre quindici metri al di sotto del livello originario della collina e ingloba strade interrate, parcheggi per auto e mezzi di trasporto delle merci con relative aree di manovra, impianti tecnologici, la zona di produzione, la barriccaia, il frantoio, la vinsantaia, il ristorante, fino al piano che ospita l’auditorium, il museo, la biblioteca, le sale di degustazione e il wine shop. Gli uffici e le parti amministrative e direzionali al piano superiore sono scandite da una successione di corti interne che prendono luce attraverso i fori circolari disposti in copertura, un manto di terreno impiantato a vigneto che minimizza il consumo di suolo. (2005-2012)
Tenuta Castelbuono. Arnaldo Pomodoro.
Conosciuta come “Il Carapace” è la cantina che la famiglia Lunelli ha fatto realizzare dallo scultore Arnaldo Pomodoro come scrigno per il suo Sagrantino di Montefalco. Una rappresentazione che richiama il guscio della tartaruga, animale di grande longevità. Architettura e scultura e paesaggio sono strettamente legati e finalizzati ad adempiere agli aspetti funzionali legati alla produzione vinicola. Quella che emerge dalla campagna è una cupola a pianta ellittica ricoperta di lastre di rame e incisa da fenditure che richiamano la terra e i suoi solchi. A poca distanza il dardo rosso di 18 metri che anticipa la grande scultura e racchiude al piano terra uno spazio unico (eventi, degustazioni e wine shop) dalle particolari caratteristiche: la struttura simile a quella del carapace, l’intonaco di rivestimento a effetto rame e le pareti perimetrali di cristallo con vista a 360° sulla campagna circostante. (2006-2012)
Azienda Tramin. Werner Tscholl.
La struttura della cantina Tramin firmata da Werner Tscholl rimanda esplicitamente al mondo del vino. L’involucro esterno in ferro verde che riveste la parte funzionale in vetro è una scultura che riproduce i filari di vite. In questo progetto convivono passato e futuro, legno e ferro, vetro e cemento, trasparenza e oscurità. Il nuovo intervento s’innesta sul corpo originario della cantina senza compromettere il terreno coltivato. Lo spazio interno è studiato in funzione della sua destinazione d’utilizzo, in modo da riservare aree funzionali per l’attività degli operatori e per i visitatori, a partire dall’enoteca e dalla sala di degustazione concepita come punto panoramico e privilegiato. Il tutto è studiato secondo criteri di efficienza energetica. (2007-2010)
Maison Delas Freres Winary. Carl Fredrik Svenstedt Architects.
Anche in questo progetto convivono vecchio e nuovo ma in un contesto urbano. Il progetto di Carl Fredrik Svenstedt Architects comprende la ristrutturazione dell’edificio storico trasformato in guest house nel cui giardino vengono inseriti due corpi di fabbrica: la cantina funzionale al conferimento dell’uva coltivata sulle colline terrazzate sopra Tain l’Hermitage e lo spazio vendita dei vini. Il primo è caratterizzato da un involucro ondulato in pietra arenaria (80×7 metri) che ben si integra al contesto e dal punto di vista termico presenta le condizioni ideali per la conservazione del vino. All’interno si sviluppano una serie di spazi organizzati da rampe che permettono ai visitatori di scoprire il processo di vinificazione, di accedere alla terrazza sul tetto con vista sulle colline e alla cantina con le bottiglie d’annata sotto la casa padronale. L’illuminazione naturale penetra direttamente dal lucernario continuo sopra la galleria dei visitatori mentre nelle sale delle vasche e delle botti viene riflessa dalla parete ondulata. La zona vendita si trova nella parte opposta del giardino ed è caratterizzata da una facciata vetrata intervallata da pilastri di pietra sfalsati che si curva in corrispondenza del castagno preesistente. (2010)
Château La Coste Art Gallery. Renzo Piano Building Workshop.
Dopo la Rocca di Frassinello, Château La Coste è la seconda cantina realizzata da Renzo Piano Building Workshop. Concepita come un padiglione con la funzione anche di museo, si trova nel cuore della tenuta di Château La Coste. L’edificio, che s’incunea sei metri nella terra per mimetizzarsi nel vigneto, presenta facciate vetrate e tetto coperto da una vela fissata a sottili archetti metallici in contrasto con il semplice cemento a vista dei muri di sostegno e di quelli espositivi. Gli archi della copertura riprendono la disposizione grafica delle viti per consentirne la massima integrazione. All’interno convivono la galleria espositiva inondata di luce naturale e l’area circostante per la conservazione del vino. Dall’edificio della reception parte il percorso che conduce al padiglione in leggera salita fino all’ingresso della galleria espositiva. Lo specchio d’acqua sul retro riflette in gran parte l’intero padiglione. (2009-2017)
Château Cheval Blanc. Christian de Portzamparc.
Per il progetto di questa cantina Christian de Portzamparc ha tratto ispirazione dalle vasche di fermentazione in calcestruzzo utilizzate nel castello di cui fa parte. Si tratta di una struttura sormontata da una tettoia in cemento bianco, che sembra galleggiare senza peso in cima ai vigneti. La sottostante barricaia è circondata da pareti di mattoni traforati per consentire la ventilazione naturale e perfezionare il processo di produzione del vino. All’esterno, le linee dei muri in cemento trasformano la cantina in un promontorio-belvedere che si estende dal castello. La geometria delle superfici curve in calcestruzzo prefabbricato e la luce naturale che scorre a terra, sfiorando le pareti portanti e le grandi sculture in cemento della sala di fermentazione creano un’atmosfera unica. (2006-2011)
Bodegas Ysios. Santiago Calatrava.
Il tetto ondulato in alluminio e cedro che riecheggia il paesaggio montuoso circostante caratterizza la cantina progettata da Santiago Calatrava in una delle zone più belle della regione vinicola della Rioja. I due muri portanti in calcestruzzo, lunghi 196 metri a 26 metri l’uno dall’altro, tracciano una forma sinusoidale sia in pianta che in alzato. La facciata meridionale è rivestita con doghe di cedro disposte in orizzontale che, riflesse nelle piscine in ceramica bianca rotta, ricordano una fila di botti di vino. L’incidenza della luce solare accentua il volume del tetto creando un effetto cinetico in contrasto con lo sfondo statico del vigneto ovvero un’onda di superfici concave e convesse che si evolve lungo l’asse longitudinale. La facciata a nord è in pannelli di cemento prefabbricati con poche aperture strette, mentre le facciate est e ovest sono rivestite con lastre di alluminio grecate. Al centro dell’edificio il tetto si espande in verticale in corrispondenza dell’area visita, concepita come un belvedere. Un ponte di granito attraverso le piscine dà accesso ai vigneti. (1998 – 2001)
Bodegas Portia. Foster&Partner.
Una stella a tre punte nel cuore della regione spagnola della Ribera del Duero è la cantina disegnata da Foster&Partners. L’edificio sfrutta la topografia naturale del sito per aiutare il processo di vinificazione e creare le condizioni di lavoro ottimali, riducendo al contempo il fabbisogno energetico e l’impatto visivo dell’edificio sul paesaggio. I tre corpi che lo compongono sono disposti a 120° tra loro e ospitano le principali fasi del processo di vinificazione. Al centro sono accorpati i sistemi di gestione e controllo di tutte le fasi produttive. Il tetto, raggiungibile con una strada, funge da piattaforma di deposito delle uve che per gravità dalla tramoggia cadono all’interno dell’edificio. L’ala destinata al processo di fermentazione è esposta all’esterno per consentire la naturale fuoriuscita dell’anidride carbonica, mentre i volumi per botti e bottiglie sono parzialmente interrati in modo da regolare il clima interno sfruttando le proprietà termiche della terra unitamente alla massa termica della struttura in cemento. A migliorare l’efficienza energetica dell’edificio contribuisce anche la profonda sporgenza del tetto a cellule fotovoltaiche, che protegge le vetrate degli atri e i tini d’acciaio esposti all’esterno. La struttura in cemento è rivestita con scandole in acciaio Corten per integrarsi ai toni naturali dei vigneti. (2010)
Bodegas O’Fournier. Bormida & Yanzon.
Il progetto della sede centrale di Bodegas O’Fournier nel dipartimento di San Carlos, della provincia di Mendoza è dello studio argentino Bormida & Yanzon. Un edificio in cemento, acciaio inossidabile e vetro che ospita anche un ristorante e si trova a 1200 m sul livello del mare, su un’ampia pianura arida ai piedi della catena delle Ande. Ha quattro unità separate realizzate in più fasi: ricevimento vendemmia, fermentazione e conservazione del vino; cantina; imbottigliamento, confezionamento e depositi; ristorante e wine bar. Gli edifici disposti attorno alla piazza quadrata sopra la cantina sono collegati al sottosuolo attraverso livelli discendenti, sistemati secondo un processo di vinificazione per gravità. Tutte le unità rientrano nel layout generale tramite assi e diagonali, opportunamente collegate per garantire l’efficienza produttiva e offrire circuiti stimolanti per i visitatori. La visita guidata inizia dalla piazza centrale, dominata dalla presenza dell’edificio in cemento, vetro e acciaio. I tre livelli del complesso a pianta centrale sono collegati da vuoti circolari, che lasciano entrare la luce del sole attraverso un oculo sul tetto per poi raggiungere il fondo dell’edificio. (2010)
VIK Winery. Smiljan Radic.
La cantina progettata dall’architetto cileno Smiljan Radic, vincitore del concorso di architettura indetto nel 2007, è allo stesso tempo un’architettura all’avanguardia, altamente sostenibile, tecnologicamente creativa e offre straordinaria esperienza visiva. Incastonata tra le Ande e le ampie valli che la circondano, la cantina è stata accuratamente progettata per avere un impatto minimo sul paesaggio grazie al tetto in tessuto teso e trasparente che consente alla luce solare naturale di permearla senza necessità di illuminazione artificiale. L’ingresso alla cantina è posizionato su una piazza-piscina con acqua corrente inclinata di due gradi, che fornisce un ulteriore elemento di raffreddamento. I passaggi pedonali sono stati ricavati nella piazza, consentendo ai visitatori di camminare sull’acqua in mezzo alle sculture realizzate dagli stessi progettisti. La maggior parte dell’edificio è interrato per raffreddare naturalmente il vino durante il processo di vinificazione mantenendo una temperatura costante di 57 gradi sfruttando lo sbalzo termico naturale della valle. La copertura in tela è come un’enorme ala bianca che fluttua sopra l’edificio sotterraneo. (2010-2014)
Tags In
TAGS
CONTATTI
Redazione: redazione@wellmagazine.it
Advertising: advertising@wellmagazine.it
NEWSLETTER WE:LL
Ricevi i nuovi articoli pubblicati e gli aggiornamenti di we:ll magazine direttamente sulla tua email!