
L’Oasi del Parco al Park Hotel ai Cappuccini.
Da un ampliamento dell’area wellness al Park Hotel ai Cappuccini, nasce L’oasi del Parco, una struttura fluida, quasi sospesa, che nasce dall’inconfondibile mano di Simone Micheli. Un progetto svelato in un’intervista con Micheli e la committente, Carmela Colaiacovo, amministratore delegato al Park Hotel ai Cappuccini.
Un progetto che si snoda nell’arco di più 30 anni, da tanto dura la stima e l’amicizia che lega i due protagonisti della storia, Simone Micheli, il progettista, e Carmela Colaiacovo, amministratore delegato al Park Hotel ai Cappuccini a Gubbio, un hotel dall’indiscutibile fascino, in un ex monastero del 1700, in bilico tra arte ed eredità del passato. Li abbiamo incontrati entrambi, un giorno ai Cappuccini, e intervistati per we:ll. L’occasione è stata l’ampliamento del Parco Acque ai Cappuccini, con una nuova struttura, una sorta di dependance, L’Oasi del Parco, che si collega idealmente al Parco Acque, realizzato sempre da Micheli nel 2012.

we. Carmela Colaiacovo, come nasce il progetto del Parco Acque?
Nasce dalla ristrutturazione di un centro sportivo agli inizi degli Anni ’90. Con un brief preciso: realizzare una Spa che lasciasse un ricordo memorabile, con effetto sorpresa, unica. Non volevo una Spa classica che ricalcasse quello che già si può trovare qui in Umbria, in Toscana e nel centro Italia. Volevo uno spazio che ricordasse la storia ma che al tempo stesso fosse anche giocoso. Suggestione che Simone ha colto al volo. Considera che l’architetto Micheli ha lavorato al progetto di ristrutturazione dell’hotel negli Anni ‘90 quando l’abbiamo rilevato noi. E cosa c’è di più stimolante che riprendere un progetto anni dopo?



we. Simone Micheli, come hai interpretato il brief di Carmela?
Un progetto meraviglioso nasce quando c’è un meraviglioso e ancestrale rapporto tra committente e progettista, nasce da una fusione di intenti e da una visione assonante. Carmela scherzando ha detto che “quando chiami Simone Micheli sai a cosa vai incontro” [ride]; è vero io ho il mio stilismo, il mio credo intellettuale, i miei pensieri che vanno però sempre a legarsi a una partenza concettuale che è quella del committente. Per realizzare questo progetto siamo partiti dall’opera di Arnaldo Pomodoro, un dipinto preesistente e che abbiamo mantenuto sul muro perimetrale della piscina. E proprio da questo riferimento è nato questo sogno. Il tema della giocosità e dei colori nasce dalle forme fluide del dipinto.

we. Carmela che cosa aggiungeresti o modificheresti in questo progetto?
In questo momento lo trovo quasi perfetto. Ho detto quasi, perché c’è sempre qualcosa di nuovo che vorresti aggiungere. Ma bisogna darsi dei limiti. Stiamo parlando di una Spa molto grande. Sono tre piani, 2000 metri quadri, con spazi sia all’aperto che al chiuso, con zona acque, zona trattamenti che si fonde con le terapie di Marc Messegue, sala yoga, attrezzi. Un mondo, come un mondo è l’albergo caratterizzato da grandi spazi, quasi un museo. Quello che ha fatto Simone, e che mi è piaciuto molto, è il rapporto con l’arte. Partendo da Arnaldo Pomodoro e integrando con suoi pezzi iconici



we. E tu Simone cosa modificheresti del progetto?
Nulla. È perfetto così e ringrazio Carmela di averlo mantenuto tale negli anni.
we. E parliamo ora del recente ampliamento, L’oasi del Parco al Park Hotel ai Cappuccini. Come nasce?
Nasce a completamento dell’area wellness, dal momento che mancava una piscina all’aperto e una zona relax. Simone ha stravolto una mia idea iniziale [ride] ma sono veramente molto contenta del risultato.


Gli esterni dell’Oasi del Parco con la piscina in esterno.
we. Simone, raccontaci tu l’Oasi del Parco.
È uno spazio vivo, dinamico, in grado di offrire un’esperienza quasi surreale, dove il fruitore è immerso in una dimensione spazio temporale sospesa, tra sogno e realtà. Un’eufonia di forme, una fusione di elementi che generano tensione emotiva, dove contrasti suggestivi e opposti complementari invitano gli ospiti a esplorare nuove dimensioni di introspezione. La volumetria si veste internamente ed esternamente di una pelle in acciaio inox bocciardato, estremamente specchiante, capace di creare suggestive riflessioni e alterazioni visive, determinando effetti di voluta dissonanza e nel contempo peculiare osmosi con il paesaggio circostante. Questa voluta estraniazione materico-visiva intende creare un ponte fra presente e futuro, tra le preesistenze storiche e il paesaggio antropizzato circostante.


we. Carmela, come vedi il futuro dell’ospitalità?
Questo è un momento d’oro per il turismo italiano. L’Italia è tra le top destination dei desiderata dei turisti internazionali. Anche di quelli cinesi, turisti che stanno tornando in Italia, in particolare nel settore lusso. Poi bisogna guardare con attenzione anche allo sviluppo dell’under turismo, delle destinazioni, come le chiamo io, dell’Italia dei territori. Al di là delle big four abbiamo un’Italia meno conosciuta ma che sicuramente offrirà un nuovo mercato e l’Umbria ne è un esempio.
we. E come definiresti il tuo modello di ospitalità?
Vincente, understatement, inclusivo e molto italiano.
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ph. Juergen Eheim
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