Nisi Magnoni e Francesco Adobati: nuovi trend per l’ospitalità.

Hotel, ristorante, spa, wedding location, c’è tanto da dire sul Piajo, uno spettacolare resort in una posizione privilegiata sulle colline di Bergamo.

La nuova ala del resort. Spa al piano terra e room al primo piano. Progetto di Francesco Adobati.

È una storia in crescita che ha inizio un paio di anni fa con un ampliamento curato dall’architetto Francesco Adobati, una nuova volumetria che si accosta all’esistente e che ospita tredici nuove camere, in aggiunta alle trentadue esistenti, e una spa, inaugurate nel dicembre del 2019.

Lo spirito imprenditoriale del proprietario, Mauro Bergamelli, e la lungimiranza di Silvia Gratton, l’elegante e determinata managing director della struttura, hanno decretato un altro stravolgente cambiamento: la ristrutturazione del preesistente ristorante, datato nel look, che ha previsto un totale rifacimento di immagine, oltre che un aumento dei posti a sedere. Il ristorante è recentissimo, inaugurato a luglio 2020, con una progettazione che ha avuto inizio appena prima del lockdown e il termine lavori solo pochi mesi dopo.

Il ristorante completamente rinnovato. Progetto di Nisi Magnoni.

Il progetto è stato affidato all’architetto Nisi Magnoni, splendido visionario, che ha dalla sua la capacità di realizzare e rendere funzionali ed efficaci i suoi sogni. Al Piajo ha avuto la possibilità di intervenire in un contesto sorprendentemente bello, in cui una natura lussureggiante è stata portata dentro dal progetto dell’architetto Adobati che ha inglobato nel preesistente volume uno spazio verandato. Grandi finestre delimitano il perimetro, creando una continuità visiva tra gli interni e il landscape progettato da Sandrini Green Architecture.

Nisi Magnoni.

La convivialità è rotonda. Non manca mai un tavolo tondo nei miei progetti.

Francesco Adobati.

In architettura la semplicità è sinonimo di essenzialità, linearità, trasparenza, armonia

Architetto delle architetture semplici, “In architettura la semplicità è sinonimo di essenzialità, linearità, trasparenza, armonia”, Adobati ha curato l’ampliamento giocando su tre materiali, il vetro, il legno e pannelli in metallo aggraffato, neri, che rivestono il nuovo volume insieme al legno utilizzato come zoccolo.

Legno, vetro e pannelli metallici goffrati scuri: la cifra stilistica del nuovo Piajo.

La preesistenza e il nuovo sono collegati solo da una passerella aerea, che poggia su pilastri che disegnano motivi a X:  pacato e rassicurante, l’esistente, dalla forte potenza espressiva, la nuova costruzione.

Le tredici nuove camere, tra cui una suite e due junior suite, riprendono i colori e i materiali dell’esterno: il legno a terra che risale nelle pareti testata dei letti, il gres scuro che continua come rivestimento e diventa un tutt’uno nei bagni per la realizzazione di lavabi freestanding ma anche di docce in murature.

La suite con pannelli retroilluminati a soffitto.

Le nuove camere presentano un gioco di retroilluminazione a soffitto realizzato con teli Barrisol ognuno caratterizzato da disegni di dipinti famosi.

La doccia emozionale a vista in una delle suite.

Al piano terra si sviluppa la zona wellness, progetto nel quale Silvia Gratton si è spesa in prima persona. “Ho voluto capire ed entrare nel progetto partecipando a un corso di alta formazione del Polimi Design per la progettazione di spazi wellness per hotel. Qui ho incontrato aziende specializzate nella tecnologia dell’acqua che abbiamo poi coinvolto nella realizzazione della spa del Piajo.”

Potente è anche il progetto di Nisi Magnoni, che dialoga con i volumi architettonici, con la luce, con la natura.

Il volume architettonico che ospita il ristorante Aroma.
Il rosso, il nero e l’oro: i colori che hanno ispirato il concept.

I colori sono il nero, il rosso e l’oro. Il progetto è sensuale, l’idea nasce dalla specialità del ristorante, la carne preparata nella griglieria a vista sulla grande sala dining. E il brief iniziale prende spunto proprio dal food, con l’arrivo di due nuovi chef, Luca Rossi e Tommaso Verni, che danno un nuovo imprinting al menu.

L’accesso al ristorante è anche l’accesso alla reception dell’hotel che, in un gioco complementare di materiali e colori, viene fatta dialogare con la sala. Se nel ristorante prevale il nero della carta da parati, nella reception la stessa tipologia di carta viene fatta vivere in colore crema. Le nicchie, con piccole piante grasse appese con basette – una provocazione dell’architetto in risposta al brief che richiedeva un design biofilico – sono in negativo da una parte e riproposte in positivo con carta chiara nella sala da pranzo. “Perché un design biofilico, quando sei immerso nella natura?”, ammicca Magnoni.

Ampie vetrate creano un continuum visivo tra gli esterni e gli interni.

Sia alla reception che nella sala da pranzo, due zone lounge sono arredate con importanti divani e poltrone Chesterfield dove si può stare comodamente adagiati per un aperitivo in attesa di pranzare. Nella lounge del ristorante, una cavallina in cuoio diventa panca per sedersi, una divertente provocazione in linea con lo style Magnoni.

Un social table per momenti di co-working

Tra il nero delle pareti e il grigio della pavimentazione materica che richiama la pietra, le sedie sono macchie di rosso acceso di differenti altezze a secondo che siano posizionate nella zona lounge o nella sala da pranzo. I tavoli, realizzati da Carimati Arredamenti, come anche le vetrine frigorifero colore oro, sono in multistrato e rivestiti da una lamina di ottone spazzolato che poggia su gambe in ferro curvato, per i tavoli bassi della lounge, o su gambe in ferro dal gusto retrò.

La convivialità è rotonda secondo l’architetto Magnoni: “Non mancano mai nei miei progetti di hospitality tavoli tondi”. Ma, per esigenze di flessibilità proprie di un ristorante, si alternano a tavoli rettangolari facilmente riassemblabili. E non manca un social table con il piano in legno anticato che si presta a momenti di co-working, post pranzo.

Qua e là arredi antichi in legno, come il desk alla reception per la cassa, un tagliere da carne di 200 anni fa e cassettiere multiuso.

L’attenzione per il dettaglio è ovunque anche “in un gioco dalla sorprendente inutilità”, dice Magnoni, “la fresata nei tavoli rettangolari nella quale far passare i runner. Un particolare che molti mi imiteranno.”

Nisi Magnoni e Francesco Adobati.

Ph. architettura Andrea Martiradonna