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Oltre alle verticali tradizionali e a chilometri di banchi d’assaggio spersonalizzanti, oltre a fiere e festival, masterclass, lezioni e molto blabla autoreferenziale, c’è per fortuna qualche altro modo di coinvolgere gli ospiti nell’esperienza del vino, quale che sia il vino. Ecco 7 spunti non tanto da clonare, quanto da saper interpretare.

Il vino non si racconta più soltanto in termini tecnici, né attraverso rituali ormai consolidati. Sempre più spesso, produttori, sommelier e creativi lo usano come strumento narrativo e relazionale, capace di intrecciare mondi diversi: economia e cultura, territori e arti visive, interazione digitale e convivialità diffusa. L’ospite viene messo al centro di esperienze pensate per coinvolgere sensi, memoria e immaginazione. In questo modo il calice diventa solo il punto di partenza di un viaggio più ampio, in cui il vino si fonde con storie, luoghi e persone.

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Creare un club: il modello BE.COME.

Oltre il calice, verso il futuro, questo il claim di BE.COME Event 2025. È un format B2B, ma adottabile come case history di un’esperienza del vino selettiva e intersettoriale e in formula Club, con un occhio all’esperienza e un occhio alla finanza. Perché il vino è un investimento con interessanti orizzonti. Ed è un fenomeno oltre che intersettoriale anche intergenerazionale – aspetto molto sentito, quest’ultimo.

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Proporre profiling: il modello di Cristina Mercuri.

Esistono degustazioni che sono esperienze didattiche, ma non accademiche. Anzi, molto interattive. Cristina Mercuri ha dalla sua, con DipWset, format innovativi che sono l’evoluzione di una verticale, ma per esempio proponendo la degustazione e comprensione come un’azione di profiling. Con l’adrenalina di provare a riconoscere e abbinare un profilo sensoriale descritto dal sommelier a un assaggio effettuato con i nostri propri sensi.

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ph. Ambra Alessi.

Verticalizzare l’identità: il modello AMC.

La case history di Alberto Massucco aka AMC a Castellamonte (Torino) riguarda lo Champagne prodotto da vigne proprietarie nella regione francese. Si mettono gli ospiti a contatto diretto con la persona, la Maison, la narrazione, sempre con un calice in mano. Come se fosse una verticale di identità, non di prodotto. Lo testimoniano gli assaggi connessi all’arte e in complicità con chef diversi, l’ancoraggio alla storia e la sede fisica in cui tutto accade.

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Cartografare l’esperienza: il modello Ripa della Volta.

Ripa della Volta / Agricola Pernigo in Valpantena, in provincia di Verona, è un’azienda vitivinicola, agricola, olivicola, di ospitalità – e tutto in chiave bio. Un’azienda-organismo. Il vino e i vigneti ne sono la spina dorsale, dando Valpolicella, Amarone e Soave. Ma l’esperienza del vino si magnifica seguendo un percorso cartografato all’interno dell’azienda, toccando cantina e vigneti, erbe officinali, arnie, orto, frantoio privato, ristorante e shop e valorizzando a ogni tappa le competenze di un grande team.

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Esplorare locali: il modello EustachiORA e le sue varianti luxury.

Degustare un vino qui e un successivo vino là, seguendo un percorso esplorativo incompagnia del produttore. Questa degustazione itinerante, nota anche come wine safari, è la specialità del progetto milanese EustachiORA nato e radicato nella zona di via Eustachi con tanti ristorantini ed enoteche, che vengono così valorizzati. La provocazione è costruire ulteriori varianti luxury di questo modello, giocando sul concetto di esperienza diffusa.

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Essere winecultural: il modello Palazzo Besta con olfactorium.

Palazzo Besta è il gioiello rinascimentale di Teglio – l’antica Tellium da cui il nome Valtellina – e in questi mesi ospita la mostra Il senso del vino, che narra il vino sia con le parole, sia senza. Lo dimostrano il filmato sulla vendemmia e l’olfactorium temporaneo che raccoglie in vasi di vetro la materia dei principali sentori del vino, dalle rose alle erbe, dalle bucce di agrumi alle spezie, dalla lavanda al caffè. Questi materiali odorosi sono una lezione winecultural che conquista tutti.

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La cerimonia di premiazione della prima edizione dei Vinoinfluencers World Awards.

Inventare wine fiction: il modello Nello Gatti.

Contaminare i mondi, così fa Nello Gatti, sommelier e miglior comunicatore nel mondo del vino Vinoinfluencers World Awards 2024. Che spiega: “ho preso dal mondo esterno al vino la stand-up comedy, le cene con delitto, i quiz-game, le travel experience… come suggeriva Marinetti con il Futurismo, scaraventando il pubblico al centro dell’opera. Da qui, gli aperitivi artistici, le degustazioni con delitto, le performance musicali dove il vino non è solo la consumazione che accompagna una performance, ma è uno degli elementi principali che arricchiscono e coinvolgono il pubblico”.

Chi è capace di fare questo, ottiene una wine fiction sempre diversa.