Ambienti semi ipogei che dialogano con il genius loci. Da villa del Seicento poi bunker per le munizioni, un progetto molto attento alle stratificazioni storiche.

In provincia di Treviso, un nuovo ristorante ci accoglie con le sue stratificazioni storiche mantenute e valorizzate dall’intervento di MAO Architects.

Erich Milanese. MAO Architects.

Si sviluppa su più piani, in parte ipogei e con l’accesso dalle vigne attraverso quella che una volta era la ghiacciaia di una villa nobiliare del Seicento, appartenuta ai conti Pola-Neville. Della villa storica nulla rimane se non i muri di recinzione che hanno guidato la progettazione secondo assi prestabiliti.

L’ingresso è in grotta, di fronte ai vigneti che hanno portato questa terra a essere la patria del prosecco.

Il percorso prosegue trasformandosi e aggiungendo via via definizioni morfologiche. Le pareti rocciose si trasformano in pareti di cemento, quelle appartenute al bunker che durante la Prima Guerra mondiale serviva come deposito munizioni.

Dal bunker si passa, attraverso un’ulteriore definizione del dettaglio, alla nuova realizzazione, uno spazio ipogeo con un cavedio verde al centro, una sorta di giardino di inverno, caro alle ville nobiliari ottocentesche.

È interessante questo percorso immersivo che dalla materia grezza, la roccia, conduce a un prodotto lavorato, finito, che non dimentica la sua provenienza. I materiali utilizzati sottolineano la matericità del progetto, il cemento, la pietra del luogo, l’argilla di Possagno. Mentre per i pavimenti sono stati scelti prodotti che riconducono comunque alla pietra, come il seminato per gli interni e una pavimentazione continua che ricorda il ghiaino lavato per gli esterni.

Rispettosa del contesto è la nuova realizzazione, in elevazione fuori terra, che usa la trasparenza del vetro come linguaggio espressivo. Le pareti, per la maggior parte vetrate, mettono in collegamento visivo gli interni e gli esterni, quasi senza soluzione di continuità, per il resto setti in cemento definiscono il perimetro della sala ristorante.

La copertura, realizzata in lamelle di cemento, è in forte aggetto sul dehor e, oltre a essere gesto architettonico forte, è funzionale all’ombreggiatura della sala da pranzo. Per sostenere il grande sbalzo sono stati realizzati pilastri in acciaio, lavorati come tralci di vite.

In esterno, sulla copertura della ghiacciaia, è stato realizzato un giardino inframezzato da ambienti lounge, sei isole private dove cenare, conversare o sorseggiare un drink. E riprende il parallelismo con la tradizione delle ville italiane con i gazebo che erano soliti adornare i giardini all’inglese.

La cucina si trova al piano interrato ed è completamente a vista, rivolta sullo splendido cavedio verde che diventa fulcro dell’impianto planimetrico. Un lungo banco bar rivestito in lastre in seminato completa l’arredo dello spazio, molto minimal dove sono i volumi dal forte taglio geometrico e la materia a raccontare e raccontarsi.  

Ph. Marco Zanta | disegni MAO Architects.