Cantine venete. Il pensiero della mano.
La cantina Gorgo e il suo brolo a Custoza raccontati dai suoi progettisti, lo studio Bricolo Falsarella: un racconto che svela l’approccio progettuale e intimo con il processo creativo degli architetti.
L’intervento sull’azienda vitivinicola, poggiata sulle splendide colline moreniche del Lago di Garda, è stato composto per parti, in un arco temporale di quasi vent’anni: lo studio veronese fondato da Filippo Bricolo e Francesca Falsarella, compagni nella vita e nel lavoro, ha realizzato nel 2005 l’ampliamento della cantina attorno alla corte, il wine-shop con sala da degustazione e barricaia e, nel 2021, il brolo, una antica tipologia di giardino, come spazio di accoglienza e ospitalità.
we. Come è nato il progetto della cantina?
Per riuscire ad avere un rapporto umanizzante con l’architettura, la nostra fase iniziale del progetto è tutta disegnata a mano: questo ci aiuta a non avere i filtri della tecnologia perché, quando si disegna al computer, questo richiede molte più informazioni, talvolta premature. Se, in quel momento, si sta concependo un sogno, non si ha bisogno di dettagli precisi che, invece, arrivano in una fase successiva con la redazione dei disegni tecnici.
Noi seguiamo una serie di nostre procedure per ciascun progetto: su dei quaderni realizzati in carte particolari, disegniamo i nostri pensieri a mano libera e, in definitiva, il racconto della genesi del progetto. Crediamo sia molto importante il pensiero della mano, ossia il disegno a mano libera, perché è un approccio quasi artigianale del processo creativo dell’architettura che è, se ben si pensa, il medesimo di un vino.
Il progetto? è concepire un sogno.
we. Qual è il legame del progetto della cantina con il paesaggio?
Dello splendido scenario collinare di Custoza fanno parte molte ville venete del passato e in tutte è presente un “brolo”, da cui il nome del nostro progetto: questo è un giardino tipico del territorio veneto che si trovava, nella parte retrostante delle dimore di campagna, una sorta di spazio intermedio tra l’architettura della villa e il paesaggio circostante. Era cintato da muri che permettevano di vedere aldilà ma, nello stesso tempo, di rimanere all’interno della proprietà.
La cantina Gorgo: la corte storica e il brolo.
Siamo, quindi, partiti dall’interpretazione contemporanea di questo spazio: abbiamo, infatti, voluto creare un brolo per i visitatori della cantina dove vivere delle degustazioni in un rapporto più intimo con il vino e il paesaggio circostante. Non uno spazio chiuso ma un luogo delimitato da confini costruiti e quinte verdi che consentano però di poter ammirare il territorio.
La visione completa del giardino non è consentita dall’esterno e, coloro che arrivano dai vigneti dell’azienda, si trovano di fronte un grande muro in pietra con un taglio che permette di intravedere il giardino, generando curiosità. Si entra, quindi, in un percorso laterale, dove sono stati piantumati i vitigni didattici del vino Custoza, che si apre, poi, in un giardino di pace, uno spazio vuoto e meditativo, dove rallentare la mente e la giornata.
Al suo interno si trova un grande camino dove accogliere le persone attorno ad un tavolo conviviale e una vasca centrale, tipica presenza dei broli antichi, generatrice di riflessi di luce e ombre oltre a specchio del paesaggio.
Il processo creativo artigianale dell’architettura è come quello del vino.
we. Perché un giardino come luogo di accoglienza per enoturisti?
Negli ultimi anni è sorta una nuova esigenza di spazi di accoglienza all’interno delle cantine vitivinicole: nel territorio veronese, così importante per la produzione di vino, i visitatori stranieri vogliono sempre più fare un’esperienza in cantina che racconti non solo il vino ma anche tutto un territorio.
Vista sullo spazio per le degustazioni all’interno del brolo.
I turisti, soprattutto quelli del nord Europa, così numerosi da queste parti, se pensano all’Italia, pensano a un grande giardino in relazione con il paesaggio. Organizzare quindi un’area di accoglienza all’aperto, in modo da degustare i vini a diretto contatto con la natura, con i suoi suoni e profumi, la luce e la materia, è stata la risposta necessaria.
we. A proposito di materia: come esprimete la contemporaneità nel progetto del Brolo?
Il nostro studio è molto attento all’uso dei materiali. Questa ricerca parte da una considerazione: per molti secoli tutte le architetture rurali del nostro territorio esprimevano una materialità grezza e ruvida con l’uso dei mattoni, delle pietre e degli intonaci grezzi, contrariamente a quanto succede oggi.
Il padiglione del brolo.
È importante per noi portare la contemporaneità nell’approccio a una materialità imperfetta, umanizzata, senza l’intento di riprodurre un muro antico ma cercando di esprimere le stesse emozioni e sensazioni dell’antico con l’uso, ad esempio, di pietra sbozzata, cemento armato brut, legno spazzolato e ferro arrugginito, in linea con il concetto di appartenenza e di permanenza di una territorialità. In definitiva, con una logica di scultura contemporanea.
La contemporaneità non può essere una opposizione alla storia ma deve rappresentare una continuità senza rinunciare a un mondo di materialità e imperfezione che costituiscono il fascino di questi luoghi.
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