
Ho sempre lavorato come se lo studio fosse il mio. Intervista ad Alessia Genova di Tihany Design.
In Italia a 40 anni sei definito “giovane architetto” o “architetto emergente”, in America a quell’età hai già scalato la vetta o rimani nel mucchio. Ne sa qualcosa Alessia Genova, che ai 40 ancora non ci è arrivata, ma che nel 2024 ha rilevato Tihany Design, lo studio di Adam D. Tihany, uno dei maggiori protagonisti dell’hospitality design. L’abbiamo intervistata nel suo studio a New York.
Alessia Genova ha iniziato a lavorare nello studio Tihany Design come junior dal 2007 e nel 2020 ne è diventata partner. Nominata nel 2022 da Condé Nast Traveller tra le 12 persone da tenere d’occhio (12 people to watch in 2022), l’abbiamo intervistata nel suo ora studio di New York, tra un progetto e l’altro. Il suo segreto? Avere lavorato come se lo studio fosse sempre stato il suo.

we. Parliamo un po’ di te e di come ti sei trovata a capo di uno degli studi più importanti nella progettazione dell’accoglienza.
Certamente un percorso non pianificato. Ho incontrato per la prima volta Adam Tihany circa venti anni fa. È stato durante uno dei Salone del Mobile in cui aveva organizzato un importantissimo evento. Io appena ventenne mi avvicinai a lui, mi presentai e quando lui mi chiese cosa volevo risposi “lavorare per te un giorno”. Con un po’ di persistenza e insistenza andai a New York e iniziai a lavorare come intern. Occasioni diverse mi hanno portato ad acquisire più responsabilità fino al momento in cui sono diventata Partner. Ho sempre lavorato, fin dal primo giorno, con l’atteggiamento come se fosse il mio studio, forse è stato quello un po’ il segreto…

we. Dal wellness ai ristoranti, agli hotel e alle navi da crociera, perché anche questa è hospitality. Qual è il fil rouge che lega i vostri progetti?
In tutti i progetti di hospitality ci sono elementi che accomunano l’approccio alla progettazione e la ricerca a creare una esperienza memorabile. È importante capire il committente e l’utente finale e saper progettare per loro. Per questo motivo ogni nostro progetto può essere significativamente differente dal precedente o successivo. Ma per ogni progetto cerchiamo sempre di creare un forte storytelling che diventa la base di un design coerente e senza tempo perché in grado di creare forti connessioni emozionali e con significative reference culturali.

we. Raccontaci qualche progetto, al quale sei più affezionata e perché.
Ogni progetto ha la sua storia è una ragione per cui diventa speciale e a cui mi affeziono. Tra quelli completati certamente la nave da crociera Seabourn Venture e Pursuit. La nostra collaborazione con Seabourn e stata così forte e importante che ha dato modo di creare un vero e proprio DNA per il brand, diventando leader nel mondo delle crociere di lusso con la prima expedition ship a essere ripensata totalmente da un punto di vista di design degli interni.

Un secondo favorito è Victoria Place, il condominio di lusso che abbiamo disegnato alle Hawaii per Howard Hughes che mette in mostra una sensibilità che non avevamo ancora avuto modo di mostrare con i progetti precedenti. “In the making” ci sono quello che probabilmente diventeranno presto i miei new favorites.

we. Che cosa ti ha insegnato Adam Tihany e qual è l’approccio progettuale dello studio.
Adam mi ha insegnato tante cose. Tra le più preziose l’approccio allo space planning. È fondamentale per creare un progetto di qualità e un buon design. Tutto nasce da lì, poi l’idea cresce grazie a un forte storytelling. L’inspirazione può venire da qualsiasi risorsa, può essere un testo, un film, una canzone, un piatto preparato da uno chef. L’importante è non farsi limitare dalle risorse.


we. Qual è il vostro cliente tipo? E in quale parte del mondo prevalentemente lavorate?
Siamo fortunati abbiamo solo clienti tipo, molto doversi tra loro ma con un comune denominatore: l’apprezzamento per il design e il loro coinvolgimento personale. Lavoriamo in tutto il mondo o quasi. Dagli Stati Uniti, all’Europa, Asia ed Emirati.

we. Cosa è per te il lusso?
Lusso è ciò che uno desidera avere. Per ognuno può avere una definizione diversa, per me nell’hospitality il lusso rimane spazio, servizio e attenzione ai dettagli creando spazi che anticipano i bisogni e superano le aspettative del cliente finale.

we. Un’anticipazione di progetti futuri.
Stiamo lavorando su diversi progetti nuovi di cui purtroppo non posso ancora parlare. Tre di questi sono in Italia, di cui un resort nelle Dolomiti, il resort del golf club Antognolla in Umbria e un hotel a Roma.
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In apertura, la Kilolani Spa alle Hawaii, ph. Michael Mundy.
L’intervista è stata svolta nel corso del progetto formativo Hotel Voyager – novembre 2024 a New York.
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