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Un ruolo trasversale che unisce visione, tecnica e gestione. Dal concept alla consegna delle chiavi, la figura del Project Manager è sempre più centrale nel processo di realizzazione di un hotel.

Quando si pensa alla costruzione di un hotel, l’immaginario collettivo si sofferma sull’architettura d’autore, sul design d’interni, sulle finiture di pregio o sull’accoglienza che si vivrà all’apertura. Ma dietro ogni struttura ricettiva c’è un lavoro silenzioso e complesso, fatto di programmazione, coordinamento e scelte tecniche che devono tenere insieme budget, tempi e qualità. In questo equilibrio delicato si inserisce una figura ancora poco compresa, ma sempre più centrale: il Project Manager. Non è (solo) un tecnico. Non è (solo) un gestore. È il regista dell’intero processo.

The Langham Venezia, hotel 5 stelle lusso nell’isola di Murano a Venezia. Il progetto architettonico è di Matteo Thun & Partners, il Project Management di F&M Ingegneria.

Un ecosistema complesso.

Il PM oggi non è più soltanto il coordinatore del cantiere. È diventato una figura strategica, presente fin dalle primissime fasi del progetto, capace di interpretare la visione dell’investitore e di integrarla con tutte le componenti tecniche, normative, economiche e ambientali. Il suo compito è costruire coerenza. Un compito che si complica quando si parla di ospitalità, uno dei settori più complessi da gestire per numero di attori coinvolti, varietà di esigenze, impatto sui territori. Il PM, in questo scenario, è un mediatore: tra committenza e progettisti, tra estetica e funzionalità, tra sogni e vincoli.

Il valore del coordinamento.

«La qualità oggi non è solo una questione estetica, ma di processo», sottolinea Thomas Parascandolo, architetto e Business Developer in Lombardini22, gruppo che ha fatto dell’integrazione tra competenze il proprio punto di forza. «Per garantire coerenza tra visione architettonica, sostenibilità economica e operatività in cantiere serve un lavoro trasversale, che coinvolga da subito tutti gli specialisti: dal cost controller all’ingegnere impiantista, dal lighting designer al responsabile della sicurezza».

Ma la vera sfida, come spesso accade, è culturale. «Far accettare alla committenza i vincoli del budget e dei tempi è un processo delicato. Il business plan iniziale è un riferimento, ma spesso in fase di costruzione subentrano ripensamenti, gusti personali, modifiche continue. Serve una strategia chiara e condivisa, fatta di strumenti ma anche di metodo», spiega Parascandolo. Tra questi: uno studio di fattibilità robusto, report frequenti per rendere trasparenti gli impatti economici, e soprattutto una narrazione progettuale che aiuti a prendere decisioni consapevoli.

Project Manager per l’hotel
F&M Ingegneria sta lavorando alla completa ristrutturazione dell’hotel Belmond Cipriani di Venezia.

Tecnico e manager, insieme.

Anche per F&M Ingegneria, il Project Management è una naturale estensione dell’ingegneria. «Siamo nati come studio tecnico», racconta Gisella Rizzi, PM con lunga esperienza nel settore hospitality, «ma l’esigenza di semplificare il processo per il cliente ci ha portati a diventare interlocutori unici, capaci di seguire tutto: dalla due diligence iniziale fino alla scelta delle forniture».

Nel caso degli hotel, poi, le variabili aumentano. Ci sono casi di ristrutturazione in strutture operative, dove si lavora “una camera alla volta”, senza interrompere le attività. Oppure interventi in cui il PM si occupa anche della selezione degli architetti, della verifica delle scelte impiantistiche, della logistica di cantiere. «Il nostro valore aggiunto sta nella capacità di essere tecnici e manager allo stesso tempo», sottolinea Rizzi, «mettendo a terra un metodo che funziona, indipendentemente dalla tipologia dell’edificio».

Anticipare le scelte, scegliere i partner giusti.

Se il Project Manager è la regia, allora i fornitori e i partner tecnici sono il cast. E la loro scelta non può avvenire a lavori iniziati. «La qualità finale di un hotel si decide a monte», sottolinea Cristian Tegas, CEO & Partner di Thema Italia, intervenuto alla Hospitality Design Conference dell’8 maggio promossa da Teamwork Hospitality, «già nella fase di pre-progettazione. È lì che si sceglie se costruire in maniera duratura, efficiente e confortevole. Non si può più progettare come una volta». La complessità tecnologica di molte soluzioni – dalle facciate ventilate alle strutture leggere per rooftop – impone una selezione accurata dei fornitori, capaci di proporre soluzioni custom, affidabili e integrate con la visione architettonica. Il Project Manager ha qui un ruolo chiave nel comporre un “tavolo allargato”, dove coinvolgere sin da subito i partner più adatti, valutandoli non solo per il prezzo ma per esperienza, solidità e competenza tecnica.

Dall’idea all’apertura.

Il PM è un ponte tra le esigenze del mercato e le competenze dei progettisti. E proprio come un buon regista, non deve per forza essere esperto in ogni disciplina, ma deve sapere come far lavorare insieme tutte le professionalità coinvolte. Dall’investitore all’interior designer, dall’operatore alberghiero al general contractor, il Project Manager è l’unico soggetto che ha la responsabilità di garantire coerenza al progetto, lungo tutta la filiera.

Hilton Lake Como, uno degli interventi di di Thema Italia citati durante la Hospitality Design Conference 2025, ph. Giacomo Albo.

Un progetto ben costruito non è quello senza intoppi. È quello dove ogni criticità è stata prevista, gestita, comunicata e risolta in modo tempestivo. È questo il mestiere (e la sfida) del Project Manager nell’hotellerie contemporanea: lavorare nell’ombra perché, il giorno dell’inaugurazione, tutto sia perfettamente fluido. Dal primo rendering al primo check-in.

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In apertura, la infinity pool galleggiante del Mandarin Oriental, Lake Como a Blevio: una vasca di 40 metri di lunghezza circondata da 40 posti per il relax degli ospiti, ph. Filippo Podestà.