Raffaele Alajmo: il vero lusso è saper valorizzare le persone.
Dal gruppo familiare a un impero gastronomico internazionale, Raffaele Alajmo ridefinisce il lusso come equilibrio tra lavoro, creatività e cura del capitale umano. Perché la vera ricchezza è far star bene chi lavora con te.
Dopo l’intervento a Luxury Hospitality Conference, we:ll magazine ha approfondito con Raffaele Alajmo, CEO e maître des lieux del Gruppo Alajmo, alcuni aspetti salienti legati al futuro della ristorazione nell’ospitalità di alta gamma. A partire dal concetto di lusso, termine che non ama molto e che declina, con il pragmatismo che lo contraddistingue, in etica del lavoro, per poi affrontare vari aspetti legati alla ristorazione e alla sua evoluzione.

we. Partiamo dal concetto di lusso. Cos’è il lusso per Raffaele Alajmo?
Il lusso è una parola che per me ha un’accezione non materiale. È legata alla spensieratezza, a non avere pensieri e preoccupazioni legate alla vita di tutti i giorni. Il vero lusso è libero dagli affanni quotidiani. Spesso il termine è legato alle cose costose che rendono evidente il raggiungimento di un elevato status sociale. Io preferisco rapportarlo a determinate circostanze, prodotti, servizi e soprattutto a valori condivisi. Le persone che lavorano con noi e per noi rappresentano il vero lusso per il Gruppo Alajmo. Ecco il motivo per cui abbiamo intrapreso tante azioni di formazione, valorizzazione anche contrattuale nei loro confronti.


we. C’è stata un’evoluzione del concetto di lusso nel vostro gruppo?
Da subito siamo partiti dall’idea che lavorare bene fosse il miglior modo per far conoscere la nostra proposta di ristorazione. Fare le cose nel miglior modo possibile e non dire mai di no ai nostri clienti è stata la formula che ci ha fatto crescere costantemente.



we. Quale cambiamento sta avvenendo nel luxury?
La qualità percepita non è più solo legata al brand, ma a un insieme di valori più ampio. Diventa quindi fondamentale puntare sulla qualità assoluta, che comprende sostenibilità, etica e trasparenza. Negli anni abbiamo cercato di comunicare questa ricerca attraverso un dialogo diretto, one to one, con i nostri clienti.


we. 250 dipendenti diretti e circa 100 indiretti, 14 locali fra Italia, Parigi, Marocco e navi da crociera, organizzazione di eventi, linee di prodotti e di design. Quanto Raffaele Alajmo ha contribuito a costruire questa visione imprenditoriale?
La maggior parte dei locali sono a gestione diretta mentre a gestione indiretta ci sono i ristoranti Sesamo all’interno del Royal Mansour a Marrakech, Coccinella al Royal Mansour a Tamuda Bay e i locali a bordo delle navi Crystal Serenity e Crystal Symphony di Crystal Cruise. Io di indole non mi fermo e quindi all’interno del gruppo sono quello che normalmente spinge di più sull’espansione e sulla diversificazione. Con l’allargamento dei nostri confini abbiamo dovuto affrontare diverse difficoltà. Il nostro è un lavoro basato sulle persone, e proprio per questo è difficile da replicare. Il lavoro deve scorrere in modo fluido: il coordinamento diventa fondamentale per la buona riuscita generale. Come in una catena, se un anello si spezza, la catena non tiene più. È quindi essenziale evitare l’errore. Per questo abbiamo investito molto nella formazione del personale, istituendo l’Alajmo Academy, con diversi percorsi e aree tematiche di aggiornamento continuo.


we. La collaborazione con Philippe Starck, le lampade da voi disegnate per Le Calandre che sono state prodotte da Davide Groppi, la linea di porcellane: il design ha un ruolo importante nella vostra proposta di ristorazione di alta gamma.
Il design per noi è una pratica che serve a rendere l’esperienza unica. Sia io sia mio fratello Massimiliano abbiamo una naturale inclinazione creativa e ci piace dare un tocco di originalità alla nostra proposta di ristorazione. Negli anni abbiamo cercato di costruire un linguaggio nostro, capace di trasmettere al cliente una sensazione di accoglienza su misura. Da qui nascono le collaborazioni artistiche con aziende e artigiani di diversi settori: dalle divise del personale all’illuminazione, fino alle porcellane.



we. Quanto incide l’ambientazione del ristorante nella percezione del lusso?
Secondo me l’ambientazione non deve essere costosa. Ciò che conta davvero è che il cliente si senta a proprio agio. In questo senso, l’illuminazione gioca un ruolo fondamentale, ma anche tanti altri dettagli contribuiscono all’esperienza: l’altezza e la comodità dei tavoli, i materiali, i profumi, la musica. Sono tutti elementi che, insieme, creano un equilibrio sensoriale e fanno sentire il cliente nel posto giusto. È per questo che in tutti i nostri locali dedichiamo un’attenzione particolare a ogni aspetto dell’atmosfera.
we. Quali sono le azioni che il gruppo Alajmo ha intrapreso negli ultimi anni per ottenere i risultati di eccellenza raggiunti?
Non abbiamo mai smesso di cercare il miglioramento. Il nostro è un processo che implica un duro lavoro di ricerca e perfezionamento. È questa la nostra formula vincente.


we. Il 40% dei ristoranti stellati si trova all’interno degli hotel cinque stelle. Quanto incide l’alta ristorazione nel business degli alberghi e quanto è importante il modo in cui viene gestita?
Non condivido del tutto i risultati delle recenti analisi sui modelli economici degli hotel di alta gamma, secondo cui le camere rappresentano la principale fonte di ricavi, mentre ristoranti e Spa sarebbero reparti a bassa redditività. A mio avviso, bisognerebbe guardare il quadro in modo più equilibrato: il ristorante e la Spa non sono solo voci di conto economico, ma leve strategiche che contribuiscono in modo determinante al posizionamento e all’attrattività complessiva dell’hotel. Mi piacerebbe vedere un modello che ne analizzi l’impatto reale, togliendole dal bilancio, per capire quanto effettivamente incidano sul valore globale dell’offerta. Allo stesso modo, la gestione manageriale oggi è fondamentale anche nella ristorazione: non si può più ragionare sull’immediato, serve una visione a lungo termine e una cultura d’impresa capace di integrare creatività, qualità e sostenibilità economica.
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In apertura, la sala del ristorante Sesamo al Royal Mansour di Marrakech.
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