Durante l’ultima Luxury Hospitality Conference, in un panel moderato da Laura Verdi, direttore di we:ll magazine, tre grandi architetti hanno raccontato la propria personale visione del concetto. Leggi le opinioni di Dante Benini, Cino Zucchi, Marco Piva.

Il concetto di lusso è in profonda ridefinizione. Sfugge a parametri univoci e classificazioni tradizionali. Emergono nuovi modelli di lusso, micro-lussi che intercettano target, generazioni e portafogli diversi.  Poi c’è il lusso esibito, ostentato, dichiarato a gran voce, a suon di loghi e griffe. E al contrario, il lusso bisbigliato, che vive di dettagli, emozioni intangibili, passaparola sottovoce.

Laura Verdi intervista Dante O. Benini, Marco Piva e Cino Zucchi a Luxury Hospitality Conference 2024

Un punto fermo nella definizione del lusso contemporaneo lo mette Dante Oscar Benini, che ha sentenziato: «Il lusso si ferma dove inizia la volgarità». Prende le distanze dall’ostentazione e dalla replica omologata delle esperienze anche Cino Zucchi che sintetizza così la propria personale visione di lusso: «Il lusso nasce da una perfezione esecutiva associata a una modalità understatement, sostanza e spessore che non hanno bisogno di essere esibiti per essere percepiti». Sottrazione e valorizzazione di ciò che è autentico è anche l’approccio di Marco Piva al lusso, che preferisce in alcuni casi non progettare ma limitarsi a mettere in evidenza quel che di bello e virtuoso già c’è in un edificio, in un materiale, in un progetto in generale.

Il lusso si ferma dove inizia la volgarità.

Dante O. Benini
ART Building a Mosca. Progetto di Dante Benini & Partners.

«Certo l’individualità, la specificità diventa elemento di fascino – rimarca Cino Zucchi – specie in questo mondo plasmato dalla plastica, dal silicone e dal fittizio. Troppo spesso un eccesso di marketing porta a una sommatoria che rende il prodotto banale, prevedibile, manchevole di autenticità e identità forte». Ritorna a un ideale di lusso di carattere rinascimentale, legato all’umanesimo e al trionfo delle arti e dei mestieri, anche Marco Piva che si focalizza sull’attenzione ai dettagli inaspettati, realizzati con maestria e virtuosismo, capaci di trasportare il pubblico in un vortice di wow!

Palazzo Nani, Radisson Hotel Venezia. Progetto di Studio Marco Piva.

Perfezione manuale, sforzo esecutivo senza sfoggio promozionale, qualità racchiusa dal valore di un dettaglio sono gli elementi distintivi anche della progettazione e della visione di Cino Zucchi che, rifacendosi all’architetto austriaco Adolf Loos, dice: «Essere eleganti vuol dire farsi notare il meno possibile. Ogni sforzo esplicito, ogni pretenziosità distrugge questo stato di perfezione implicita. Negli spazi o nei manufatti, il lusso significa raggiungere un tale livello di qualità da non aver bisogno di comunicare nient’altro che l’eccellenza della propria fattura».

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