L’immagine stereotipata della baita di legno è ormai retaggio del passato. I rifugi d’alta quota di ultima generazione sono super tecnologici oltre a conservare una vista privilegiata sulle montagne circostanti. Ecco dieci spettacolari esempi lungo l’arco alpino.

Ecosostenibilità costruttiva e autosufficienza energetica sono le parole d’ordine dei rifugi alpini realizzati negli ultimi anni quasi sempre occupando il sedime di strutture preesistenti in siti panoramici ma con forme che ne richiamano la morfologia rocciosa. Non più ricoveri spartani ma alloggi con maggiore comfort e spesso trasformati in laboratori di sperimentazione tecnologica: dalla domotica all’efficentamento energetico. Strutture prefabbricate in legno, pannelli fotovoltaici, sistemi termoisolanti e di recupero delle acque, insieme all’ampia possibilità di godere del paesaggio circostante tramite maggiori aperture vetrate, assicurano un pacchetto-comfort tale da favorire la sosta prolungata, l’incremento dell’escursionismo e del turismo d’alta montagna. Dieci realizzazioni di cui uno di prossima apertura in primavera-estate.

Il Gervasutti.

Un mito per l’importanza della mèta. È il Rifugio Gervasutti, nato nel 1948 a 2.835 metri di altezza in memoria del noto alpinista piemontese. Dal 2011 il bivacco del ghiacciaio Fréboudze sul Monte Bianco in Valle d’Aosta ha cambiato faccia su progetto del Team Leap Factory. Si compone di quattro blocchi (per 12 persone) a sagoma cilindrica con scocca in vetroresina energeticamente autosufficienti che come cannocchiali aprono la vista sulla vallata sottostante. La forma, la tipologia costruttiva, i materiali sono stati studiati per resistere a condizioni climatiche estreme. La struttura è costituita da più parti tutte costruite a valle, poi trasportate in elicottero in quota e assemblate direttamente in loco. All’interno dei singoli blocchi sono disposti tre spazi distinti: ingresso, soggiorno e zona letto. Il diario di bordo non è un libro ma un computer collegato a Internet che gestisce anche l’impianto elettrico. La forma cilindrica è ripresa dalle finestre a oblò dalle quali osservare le montagne.

Rifugio del Goûter.

Il rifugio del Goûter è il più alto di Francia (3835 m di altitudine) e si trova lungo l’itinerario della Via Reale che conduce al Monte Bianco. Il rifugio dalla caratteristica forma a uovo è stato realizzato su progetto dello studio Groupe-H in sostituzione di quello precedente del 1962. L’involucro esterno è costituito da pannelli in inox, capaci di resistere a venti di 240 km orari e alle forti escursioni termiche, sopra i quali sono montati pannelli fotovoltaici e solari che producono il 20% del fabbisogno di energia elettrica e l’80% di quella termica tramite un impianto a biomassa. Un sistema combinato consente di recuperare al 100% le acque reflue. Una struttura energicamente autonoma per 120 posti letto che all’interno è realizzata con pannelli isolanti di fibra di legno riciclato a ridotto impatto ambientale, secondo i principi costruttivi delle case passive. La vista sullo strapiombo di 1500 metri è mozzafiato.

Rifugio Gonella.

Il rifugio Gonella, dalle forme avveniristiche, è stato progettato da Antonio Ingegneri nel 2011 e si trova sullo sperone sud ovest delle Aiguilles Grises, ai piedi del Ghiacciaio del Dôme sul Monte Bianco, accanto al vecchio rifugio (1891) ristrutturato e ora utilizzato come locale invernale. La nuova costruzione, previo consolidamento e messa in sicurezza di tutta l’area, presenta pianta rettangolare con tre piani fuori terra e parete est ad andamento curvilineo inclinato. La struttura è prefabbricata in legno lamellare e i serramenti esterni sono forniti di vetrocamera termoacustica e antisfondamento. Le acque meteoriche sono prima convogliate in appositi serbatoi esterni coibentati e poi nel fabbricato e i lavabi hanno comando a fotocellula per limitare i consumi. L’autonomia energetica è assicurata da trenta moduli fotovoltaici inseriti nel rivestimento isolante di lamiera in grado di produrre circa 4 kWh. La forma riprende le geometrie delle linee di cresta.

Monte Rosa Hütte. ph. David Schweizer.

Conosciuto come “Cristallo di roccia”, il Monte Rosa Hütte si trova a 2883 metri di altezza sul ghiacciaio di Garnergrot, nella Svizzera Vallese. La struttura panoramica tra Monte Rosa, Cervino e la parete nord dei Lyskamm è stata realizzata sul sito del rifugio esistente datato 1894 più volte ristrutturato: prima nel 1918, poi tra gli anni ’30 e ’40 ampliato di tre piani con capienza di 86 persone e infine negli anni Settanta e Ottanta per aumentare ancora i posti. Il nuovo Monte Rosa Hütte (2010) presenta una forma a poliedro irregolare con struttura prefabbricata in legno che è stata progettata dallo “Studio Monte Rosa” del Politecnico di Zurigo in collaborazione con il Club Alpino Svizzero. Energeticamente autonomo grazie all’impianto fotovoltaico, è rivestito in alluminio e si mimetizza con l’ambiente circostante in quanto appare dall’alto come una pietra piatta. Il rifugio con 120 posti letto, docce, una mensa non è solo una struttura turistica ma serve anche alla ricerca universitaria per esperimenti energetici e di domotica.

Rifugio Carlo Mollino.

Realizzato su modello del progetto incompiuto Casa Capriata (1954) di Carlo Mollino, il rifugio Mollino è stato realizzato nel 2014 a quota 2050 metri sulle piste del Weissmatten, nel comune di Gressoney Saint Jean (AO). Si tratta di un edificio sperimentale riprogettato in coerenza con i criteri progettuali indicati da Carlo Mollino su iniziativa del Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino, la collaborazione del Comune di Gressoney Saint Jean, dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Torino e della Fondazione OAT e il coinvolgimento nello sviluppo progettuale di un expertise group sulla progettazione di edifici in legno energeticamente efficienti. L’architettura utilizza un’ossatura costituita da tre capriate a catena che formano la struttura portante degli orizzontamenti, mentre le pareti laterali sono costituite dalle falde stesse del tetto interamente esteso a tutto il lato inclinato della capriata. Il rifugio si sviluppa su tre piani: al primo piano sono collocati il soggiorno-pranzo, la cucina, un servizio e un piccolo disimpegno per il deposito degli sci; al secondo piano due camere e un bagno inscritti in un quadrato; al terzo piano, due camere e una serie di armadi.

Bivacco Carlo Camaldella.

La struttura, sede del bivacco Carlo Camaldella, sarà posizionata in primavera sul ghiacciaio del Rutor, a 3360 metri nel comune di La Thuile, ed è dedicata al giovane alpinista e maestro di sci travolto da una valanga sul Monte Bianco nel 2019. Il bivacco disegnato da Progetto CMR è completo di un’ampia parete vetrata rivolta in direzione del Monte Bianco che sarà ammirabile anche mediante una webcam a 360 gradi montata sulla stazione meteo anch’essa di nuova realizzazione. Un altro esempio di costruzione leggera e resistente che è stata montata in fabbrica ed è energeticamente autonoma. Tutti i sistemi di costruzione e impiantistici sono adatti a far fronte alle particolari condizioni climatiche fra cui involucro in alluminio, riscaldamento radiante a pavimento, pannelli fotovoltaici, sistemi di protezione da scariche elettriche.

Rifugio al Sasso Nero.

Aperto nel 1894 nella Valle Aurina come rifugio Vittorio Veneto al Sasso Nero a 2922 metri di altezza con vista dalle Alpi della valle di Ziller attraverso gli Alti Tauri e il gruppo del Rieserferner, il rifugio al Sasso Nero è stato riedificato nel 2017 a quota 3026 metri in elementi prefabbricati con tavole incrociate di abete rosso e presenta una forma esagonale irregolare che si rastrema verso l’alto. Al piano terra si trovano la “Stube” con un’ampia fascia di finestre e la cucina. Ai primi due piani sono collocate le cuccette mentre al terzo l’alloggio del gestore. Il livello -1 è dedicato agli essiccatoi, le docce, i servizi e i ripostigli, mentre i locali tecnici sono al livello -2. Il rifugio dispone di un impianto fotovoltaico di 90 mq con accumulo batterie; il riscaldamento degli essiccatoi avviene esclusivamente con corrente elettrica, mentre nella “Stube“ è presente un riscaldamento a pavimento. L’acqua calda, disponibile solo in cucina e nelle docce, viene riscaldata dall’impianto a blocchi attraverso uno scambiatore di calore, che alimenta anche le batterie di energia elettrica nel caso in cui i collettori solari non siano sufficienti. L’acqua di ghiacciaio o di scioglimento viene sterilizzata e mineralizzata in un impianto di trattamento apposito.

Oberholz Moutain Hut. ph. Mads Mogensen.

Il nuovo rifugio a Obereggen è situato a 2000 metri all’inizio della pista Oberholz sulle Dolomiti italiane, è stato realizzato sulla base del progetto vincitore del concorso di progettazione di Peter Pichler Architecture in collaborazione con l’architetto Pavol Mikolajcak. L’edificio è realizzato con materiali ecosostenibili integrandosi perfettamente nella natura che lo circonda. La struttura, a sbalzo dalla collina, disegna la forma di un albero steso a terra dal cui tronco nascono tre rami rivolti verso il Mendel, il Corno Nero e il Corno Bianco. Dalla base curvilinea sviluppa tre contenitori con tetto a due spioventi. I tre spazi adibiti alla ristorazione si affacciano con grande facciata in vetro verso le montagne circostanti. L’intera struttura è composta in portali in legno di abete rosso che, posti in continuità, enfatizzano la geometria curvilinea dell’edificio mentre la facciata esterna è costituita da doghe di legno di larice giustapposte. Al piano terra sono posizionati gli ambienti principali del rifugio, il ristorante, un piccolo salotto, un bar e la cucina. Vi è anche un piccolo bar rivolto direttamente all’esterno per il servizio sulla terrazza panoramica. Nel seminterrato si trovano i servizi igienici, i magazzini e un’area dedicata al personale.

Rifugio Petrarca.

È di prossima apertura il rifugio progettato del raggruppamento temporaneo capeggiato da Area Architetti Associati che si è aggiudicato il concorso di progettazione indetto a livello europeo dalla Provincia autonoma di Bolzano. Si tratta della riedificazione della costruzione demolita da una valanga (2014) a quota 2875 metri nel Comune di Moso in Passiria. Il nuovo rifugio Petrarca (1000 metri quadrati), che si trova all’interno nel Parco naturale Gruppo di Tessa al declivio a sud delle alpi Ötztaler, ha la forma di prisma irregolare con rivestimento metallico opaco e si sviluppa in altezza stagliandosi sul paesaggio roccioso circostante. Una piastra trapezoidale fa da elemento di raccordo con il suolo e definisce gli spazi di accesso. Per la sua realizzazione sono stati utilizzati sistemi tecnologici quali un sistema ad alto isolamento termico e acustico e fonti di energia rinnovabile. L’edificio disporrà di 84 posti letto suddivisi in camerate da 4 a 12 persone, di una sala da pranzo per un totale di 96 ospiti, un bar, una cucina, i servizi igienici, un locale lavanderia, oltre agli spazi riservati ai gestori e al personale. 

Bivacco Fontanon.

Il bivacco Fanton si presenta, come dal progetto dello Studio Demogo, simile a un volume sbozzato adagiato sul crinale della Forcella Marmarole a quota 2667 metri. La struttura dalle linee essenziali sfrutta la verticalità e l’inclinazione orografica organizzando la spazialità interna in modo ascensionale lungo il pendio come un cannocchiale puntato verso Auronzo di Cadore nel bellunese. Il guscio esterno è stato sviluppato con un materiale composito particolarmente leggero – vetroresina e fibra di carbonio – per adattarsi in modo specifico al contesto ambientale alpino e risulta ancorato a una struttura obliqua in acciaio, mentre le pareti ad alto isolamento sono rivestite in pannelli di zinco. Anche gli interni, con cuccette disposte su diversi piani e un piccolo spazio comune con grande finestra sulle montagne, sono coibentati in legno di abete e larice. Il progetto del bivacco Fanton realizzato nel 2021, in nome dei sei fratelli pionieri dell’alpinismo dolomitico, è risultato vincitore di un concorso internazionale di idee bandito nel 2015.

In apertura Oberholz Moutain Hut progetttato da Peter Pichler Architecture in collaborazione con l’architetto Pavol Mikolajcak.